Uno studio pubblicato da Nature spiega che, nello scenario peggiore, il clima potrebbe imporre costi pari a 25mila miliardi di dollari l’anno
Se i peggiori scenari climatici dovessero avverarsi, le perdite dovute alle sole ondate di caldo estremo in tutto il mondo sarebbero impensabili. Fino a 25mila miliardi di dollari all’anno, se consideriamo il periodo compreso da qui al 2060.
A spiegarlo è uno studio pubblicato dalla rivista scientifica
Nature. Che, per la prima volta, propone una mappa delle perdite economiche indirette legate ai rischi climatici per le catene di approvvigionamento globali. La conclusione alla quale sono giunti i ricercatori cinesi autori del paper è senza appello. «Quella che potremmo avere di fronte è la peggiore crisi finanziaria che il mondo sia mai stato chiamato a fronteggiare».
Il riscaldamento climatico causa della crisi finanziaria
Uno degli autori, Dabo Guan, non ha nascosto il proprio «stupore» in merito alle proiezioni sugli impatti economici. «Le perdite – ha spiegato – si aggravano via via che il Pianeta si riscalda. E per quanto riguarda in particolare le catene di approvvigionamento, i dati mostrano fino a che punto sia minacciata l’intera economia mondiale. Ovunque».
Il documento si concentra in particolare sugli scenari futuri. E sulle «perturbazioni economiche dirette e indirette, imputabili ai cambiamenti climatici». E tra queste «i costi legati alla sanità o le interruzioni operative legate al caldo eccessivo». Oltre che «agli effetti a cascata di tali problematiche lungo le supply chain».
Anche con soli 1,5 gradi, 600mila morti in più e costi a 3.750 miliardi di dollari
In particolare, sono stati presi in considerazione tre possibili scenari relativi al riscaldamento globale. Il più ottimista è quello che prevede che l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi sia rispettato. Ovvero che la crescita della temperatura media globale possa essere limitata ad 1,5 gradi centigradi, rispetto ai livelli preindustriali.
In questo caso “meno grave”, nel 2060 si produrrebbe comunque in media una crescita del 25% delle giornate di caldo estremo a livello mondiale rispetto al 2022. Il che, concretamente, significherà 600mila morti in più all’anno. E perdite economiche annuali che potrebbero raggiungere i 3.750 miliardi di dollari. Quasi il doppio del Pil italiano.
A peggiorare le cose un sistema economico interconnesso e globalizzato
Al contrario, lo scenario più pessimista ipotizza un aumento della temperatura media globale di 7 gradi centigradi, rispetto a prima che l’umanità cominciasse a bruciare carbone, petrolio e gas. In questo caso, entro i prossimi quattro decenni i giorni di caldo estremo raddoppierebbero.
E ogni anno morirebbero 1,1 milioni di persone in più. E avremo una crisi finanziaria con perdite economiche stimabili, appunto, in 25mila miliardi di dollari all’anno. I dati, secondo i ricercatori, sono così alti per via della stessa architettura del sistema economico mondiale, che ormai da decenni è fortemente interconnesso e globalizzato.
(Andrea Barolini su Valori.it del 27/03/2024)
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