Uno dei “problemi” per l’uso del cosiddetto denaro di plastica è il costo delle transazioni. In genere se ne lamentano i commercianti per i canoni che devono pagare e per il costo delle singole transazioni. Diverse iniziative sono in corso, soprattutto dopo che il governo
ha desistito dall'obbligo di accettazione solo per importi superiori ai 60 euro .
Ultima arrivata, sul territorio metropolitano fiorentino, quella di Intesa San Paolo: zero canone per chi movimenta almeno 1000 euro al mese e zero commissioni per pagamenti fino a 10 euro.
Purtroppo, anche in questo caso ci si parla addosso, incluso il Sindaco di Firenze che ha plaudito all'iniziativa (“pietra miliare”).
La questione è nota quanto semplice, e si tratta di rispondere ad una domanda:
perché le banche devono straguadagnare coi nostri soldi, che per il fatto stesso che transitano nelle loro casse sono per loro un guadagno visto l'uso finanziario che ne fanno?
Domanda a cui ognuno può azzardare una propria risposta, ma alla fine si finisce sempre lì: le nostre istituzioni hanno deciso che per la nostra praticità le banche devono straguadagnare.
E’ il caso del pos come molti dei pagamenti che oggi è obbligatorio fare con PagoPa e Cbill (1).
Tutti sono consapevoli di questa degenerazione, ma si guardano bene dall'affrontarla in termini realistici e, anzi, spesso si tacciano come retrogradi antimodernisti quelli che evidenziano come tecnologia e praticità non debbano necessariamente essere sinonimo di guadagno maggiore per i soliti (banche) e di spesa maggiore per gli altrettanti soliti (i consumatori).
1 -
il caso Giustizia, dove alla fine tutto costa di più, è solo l’ultimo arrivato
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