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Conto Arancio vietato ai dipendenti del BPVN
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Articolo di Giuseppe D'Orta
16 novembre 2004 0:00
 
Il settimanale "Il Mondo" riporta, nel suo ultimo numero, un episodio accaduto ad un recente incontro manageriale del Banco Popolare di Verona e Novara.
Una statistica interna ha fatto emergere che il 3% degli investimenti dei dipendenti del Banco e' impiegato nel Conto Arancio Ing Direct. Il presidente e l'amministratore delegato del Banco non hanno affatto gradito la cosa ed hanno "invitato" i dirigenti a disinvestire in fretta dal Conto Arancio ed a comprare i fondi comuni della stessa banca, altrimenti farebbero meglio a lavorare altrove.
Anziche' cogliere il segnale ed attrezzarsi per proporre un investimento in grado di competere, quindi, si preferisce "suggerire" ai dipendenti di non investirvi. Un simile atteggiamento lo si attua nei confronti della clientela, utilizzando metodi terroristici quali "E Lei si fida di una banca senza sportelli?", "E se succede qualcosa a chi si rivolge?". Come se le altre banche non lavorassero utilizzando la telematica. La scusa ha ancora un certo ascendente sulla clientela che non utilizza il pc, e sulle persone piu' anziane in genere.
Mi aspetto una smentita da parte del Banco poiche' simili comportamenti non solo legali (il lavoratore non ha l'obbligo di comprare i prodotti del proprio datore di lavoro), ma la realta' ci dimostra come, nel mondo bancario, casi del genere non siano affatto isolati.
Clienti del Banco Popolare di Verona e Novara (ma il discorso vale per tutte le banche), come potete credere che la vostra banca possa suggerire gli investimenti nel vostro interesse quando, anziche' migliorare la propria offerta, arriva perfino a minacciare i dipendenti che investono altrove?
 
 
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