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Diamanti Idb e Dpi: partono le azioni legali di Aduc
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Articolo di Anna D'Antuono
3 aprile 2018 11:18
 
  Nella vicenda dei diamanti Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi) venduti tramite le banche, è oramai evidente a tutti che i cosiddetti "tavoli di conciliazione" non si faranno, perché il vero scopo delle controparti è quello di arrivare al pronunciamento del Tar, e poi eventualmente a quello del Consiglio di Stato, sulle sanzioni Antitrust.
Inoltre, una linea comune delle banche è oramai improponibile perché ognuna procede per conto proprio.

Ci ha particolarmente colpito la testimonianza di una cliente di Banca Mps che è stata convocata in agenzia per discutere con "due signori della Dpi che mi hanno insultata dandomi dell'ignorante che non rispetta dei seri professionisti con esperienza decennale come loro. Mi hanno urlato contro, non sto scherzando".
Davvero uno spirito conciliativo, non c'è che dire.
Anche per questo è meglio che non si tengano i "tavoli": si rischia di vederseli scaraventare addosso!

Riepiloghiamo la situazione in ciascuna banca.

Intesa Sanpaolo, stavolta non sbagliando, ha deciso di risarcire i clienti che reclamano. Vorremmo risarcissero tutti, ma sappiamo che un simile desiderio resterà tale.

Unicredit, da un po', ha iniziato ad offrire somme sebbene a pochi clienti, ad alcuni dei quali viene prospettato un rimborso integrale.

BancoBpm ha dapprima offerto risarcimenti pari alle provvigioni incamerate e pertanto massimo il 20% in base al diamante venduto, ma anch'essa ha iniziato ad aumentare le offerte al 50% ed anche 60% lasciando il diamante al cliente. Occorre sempre confrontare l'importo col vero valore dei diamanti.

Banca Mps è l'unica ad aver taciuto sin dall'inizio, ma proprio negli ultimi giorni da parte di alcuni clienti ci sono pervenute notizie di convocazioni in agenzia. Certo, se l'incontro è dello stesso tenore di quello riferitoci dalla cliente di cui spra, meglio evitare.

Le altre banche coinvolte in misura minore rispetto alle altre, negano anch'esse responsabilità.

Cosa fare ad un anno e mezzo di distanza dall'esplosione mediatica del caso?

E' chiaro che i tavoli di conciliazione non si terranno e, come detto dal primo istante, è un bene per i clienti.

Riguardo presunte class action come sempre pubblicizzate a tutto spiano, sin dalla sua introduzione abbiamo fatto presente che la legge sull'azione collettiva in Italia è stata fatta per non farla funzionare.

Ciò che di sicuro è possibile fare è mettere assieme gli interessati per abbattere notevolmente il costo della vertenza.

Prima di avviare la causa, si cercherà una soluzione stra-giudiziale con le parti interessate. Non è invece necessario il tentativo obbligatorio di conciliazione perché la materia non rientra tra quelle previste dalla legge.

Tutti gli interessati alle vertenze legali possono contattare Aduc attraverso il servizio di consulenza online
 
 
 
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