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Tesla farà (di nuovo) l’impossibile?
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Articolo di Alessandro Pedone
18 giugno 2024 10:18
 
 Chiunque conosca il mondo dell'industria automobilistica, sa che Tesla è riuscita a fare qualcosa che anche soltanto pochi anni fa era ritenuto assolutamente impossibile: imporre all’intera industria il passaggio dal motore a combustione interna al motore elettrico. Sebbene, specialmente in Italia, ci sia ancora qualcuno che non è convinto che questo passaggio sia inevitabile o che sarà fatto nell’arco di questo decennio, chi lavora nel settore - almeno a livello dirigenziale - ormai dà per scontato che le auto elettriche sono l’unica opzione per il futuro. Buona parte dell’industria occidentale, in questo momento, non è ancora pronta. Produce macchine assolutamente troppo costose e non all’altezza della leader (che in questo momento è senza dubbio Tesla). Tutte stanno cercando di compiere la transizione, la quale - per quanto sia inevitabile - non sarà indolore, sia per i lavoratori che per gli azionisti.

Come ho scritto più nel dettaglio in questo articolo  “Azioni Tesla nel baratro: comprare o gettare la spugna?”, ciò che ha fatto definitivamente cambiare idea all’industria è stato il successo di Tesla Model 3. Una produzione di massa di un veicolo elettrico in modo profittevole era considerata qualcosa di sostanzialmente impossibile. Tesla ha seriamente rischiato di fallire, in questo tentativo, ma alla fine è riuscita. Questo successo è anche - e forse soprattutto - il frutto di una cultura aziendale, quella di Tesla, assolutamente unica. L’espressione di questa cultura aziendale, incredibilmente orientata al risultato, è il meccanismo di compenso del suo leader: Elon Musk.

Guadagni (tantissimo) solo se produci (tantissimo) valore
Lavorare in Tesla non è affatto facile. C’è una cultura aziendale estremamente meritocratica nella quale tutti sono costantemente messi sotto grande pressione per generare risultati sempre migliori. Periodicamente, ogni 4 o 5 anni circa, quando l’azienda deve fare un radicale cambiamento organizzativo per far fronte ai nuovi obiettivi, c’è un round di licenziamenti di circa il 10% della forza lavoro, volto a mantenere solo l’eccellenza e le competenze più adatte al nuovo contesto. 

Tutte le culture aziendali si creano a partire dall’esempio del leader. Questa cultura, estremamente meritocratica, infatti, è riflessa nel modo in cui Elon Musk viene retribuito da Tesla. 

La settimana scorsa è stata una settimana fondamentale nella vita di Tesla perché l’assemblea degli azionisti ha confermato il pacchetto di compenso di Elon Musk che fu già approvato nel 2018, ma che un giudice aveva rimesso in discussione. Il piano prevedeva che Elon Musk non avrebbe ottenuto nessun pagamento a meno che l’azienda non avesse raggiunto risultati economici (e di capitalizzazione in borsa) assolutamente straordinari. Erano stati fissati 16 indicatori economici aziendali ed il livello di capitalizzazione per ognuno dei 10 anni successivi. Ad esempio il fatturato al decimo anno era stato fissato a 178 miliardi, ovvero 15 volte quello dell’anno precedente all’accordo. L’EBITDA - cioè ciò che rimane all’azienda prima degli interessi, ammortamenti e tasse -  era stato fissato a 14 miliardi, ovvero 21 volte quello dell’anno precedente all’accordo! 

Alla fine dei 10 anni dovevano essere raggiunti almeno 12 dei 16 indicatori aziendali, ma - in ogni caso - la capitalizzazione in borsa dell’azienda, ovvero il valore trasferito a tutti gli azionisti, doveva superare i 650 miliardi, (dai circa 50 miliardi del 2017!) altrimenti Elon Musk non avrebbe preso la relativa tranche di opzioni.  

Come già scritto, il pacchetto prevedeva la possibilità di raggiungere questi risultati - considerati assolutamente impossibili praticamente da tutti gli analisi -  entro 10 anni: Tesla li ha raggiunti in circa 3 anni!  Se Tesla non li avesse raggiunti, Elon Musk avrebbe lavorato per Tesla per 10 anni senza stipendio! 

Certo, sarebbe stato un azionista importante, ma come dirigente non avrebbe preso alcun compenso (se non uno simbolico - obbligatorio per legge - nell’ordine delle poche migliaia di dollari).

Il solo parlare di “compenso” è fuorviante. Infatti Tesla non paga Elon Musk in denaro, ma emettendo nuove azioni le quali sono acquistate da Elon Musk. Tecnicamente, quindi, non è Tesla che da soldi a Musk, ma è vero il contrario, è Musk che da soldi a Tesla. Il punto è che Musk compra da Tesla azioni al valore fissato nel 2018. Poiché - grazie anche al suo lavoro ed a quello di tutti i dipendenti di Tesla - il valore delle azioni è moltiplicato numerose volte, Elon Musk guadagna dalla differenza di prezzo. Tecnicamente, quindi, sono gli azionisti a pagare Elon Musk, perché l’emissione di nuove azioni riduce il valore teorico delle azioni. Ma poiché queste sono comunque aumentate enormemente, sia gli azionisti, sia Elon Musk hanno guadagnato enormemente. 

Il piano di compensi del 2018 non è una novità per Tesla. Già nel 2012 Elon Musk aveva un piano di compensi con una struttura molto simile, salvo che gli obiettivi - ovviamente - erano strutturati per le caratteristiche dell’azienda di allora (e comunque erano estremamente ambiziosi).
È più che plausibile ipotizzare che nel giro di qualche mese arriverà un nuovo piano di compensi per Elon Musk - molto simile ai 2 precedenti - che si porrà obiettivi estremamente ambiziosi, per usare un eufemismo. Immagino che - ancora una volta - la maggioranza degli analisti valuterà questi obiettivi  irrealizzabili, quasi ridicoli. Vediamo quali potrebbero essere. 

I possibili nuovi obiettivi
Come ho scritto ad Aprile nell’articolo “Tesla si sta trasformando”, l’azienda è all’inizio di una fase di transizione. Da un’azienda azienda il cui fatturato è prevalentemente legato alla vendita di automobili ad azienda il cui fatturato è prevalentemente legato al software di guida autonoma.

La quasi totalità degli analisti non prende seriamente in considerazione questa possibilità per la “buona ragione” che, al momento, di fatto non esiste una Tesla che possa guidare senza conducente. Esiste un software - attivo solo in America del nord - che consente alla macchina di guidare autonomamente praticamente in ogni condizione, ma è richiesta la supervisione del guidatore. La prassi standard, per gli analisti finanziari, è quella di inserire nei modelli che calcolano il valore futuro delle aziende solo le linee di business esistenti. A parte eccezioni che si contano sulle dita di una mano, gli analisti non  prendono in considerazione potenziali ricavi futuri derivanti da business che non sono ancora concretamente operativi. 

Dal punto di vista di un analista finanziario, questa prassi è assolutamente ragionevole e comprensibile, ma ragionando da analista tecnologico, si può dare assolutamente per scontato che la guida autonoma diventerà il principale business di Tesla nel giro di relativamente pochi anni (1). Già prima di cinque anni, i ricavi della parte software potrebbero superare quelli della vendita delle auto.  

L’evoluzione di questa tecnologia consentirà a Tesla, ed in particolare ad Elon Musk, di dotarsi di nuovi, ambiziosissimi, obiettivi economici e finanziari. 

Durante la conferenza degli azionisti Musk ha fatto chiaramente capire quali potrebbero essere questi obiettivi. 

Come al suo solito, i numeri che ha espresso durante il suo intervento sono letteralmente incredibili. 

Musk ha detto che il business della guida autonoma - da solo - può aggiungere a Tesla ad una capitalizzazione tra i cinque ed i sette trilioni di dollari! Per i lettori non abituati a queste cifre, la capitalizzazione attuale di Tesla è di circa 0,6 trilioni di dollari. Quindi,  secondo Elon Musk, il business della guida autonoma implica un aumento di circa 10 volte l’attuale capitalizzazione dell’intera azienda. 

Nella storia dei mercati finanziari, fino ad oggi, non c’è traccia di un’azienda con una capitalizzazione superiore ai 500 miliardi che abbia moltiplicato la sua capitalizzazione per 10 volte. Infatti, le più grandi società quotate hanno capitalizzazioni nell’ordine dei tre trilioni di dollari.  

Molte società quotate in borsa, in passato, hanno moltiplicato la capitalizzazione per 10 volte, in rari casi anche per 100 volte, ma si trattava di aziende a bassa capitalizzazione. Per società che già valgono mezzo trilione di dollari, raddoppiare il valore nello spazio di pochi anni è già qualcosa di straordinario. Triplicare o quintuplicare è rarissimo, ma ancora nell’ordine delle cose possibili (si veda il caso di Nvidia). Decuplicare la capitalizzazione è qualcosa  considerato semplicemente impossibile e che comunque non è mai stato fatto prima. 

Per quanto possa sembrare folle, la capitalizzazione legata alla guida autonoma è la parte meno ambiziosa della tesi espressa da Elon Musk. Probabilmente, nella sua testa, la guida autonoma è già qualcosa di scontato. La prossima vera sfida per Tesla consiste nel conquistare una quota rilevante, nell’ordine del 10%, del prossimo mercato dei robot umanoidi. Anche questo, come la guida autonoma, è un mercato appena nato e sostanzialmente ignorato dagli analisti finanziari.

Tesla sta sviluppando Optimus, uno dei progetti più interessanti in circolazione, fra i tantissimi che si stanno sviluppando in tutto il mondo. La Cina è fra le nazioni che hanno i progetti più interessanti. Al momento, tutto quello che ho studiato su questa tecnologia, non mi consente di dire che Tesla abbia una leadership così chiara ed evidente come quella che indubbiamente ha nella guida autonoma. Sicuramente ha molti vantaggi rispetto ai concorrenti, ma nessuno di questi mi appare schiacciante. 

Elon Musk ha annunciato che ci sono già attualmente dei robot che svolgono quotidianamente compiti utili nella fabbrica di Fremont, in California. Si attende per l’anno prossimo che vi siano almeno mille robot a lavoro in tutte le fabbriche di Tesla. Inoltre, Musk ha annunciato che la prossima terza versione di Optimus avrà le mani con 22 gradi di libertà (contro gli 11 attuali) e che avrà un’abilità talmente elevata da essere in grado di suonare il pianoforte! 

Musk ha previsto che arriverà un momento in cui ci saranno più robot umanoidi che esseri umani sulla terra. La produzione mondiale supererà il miliardo di unità all’anno. Tesla - sempre secondo l’analisi di Elon Musk - punta ad avere il 10% del mercato mondiale e produrre quindi 100 milioni di robot all’anno, i quali dovrebbero generare circa 10 mila dollari di margine operativo lordo, quindi un trilione di profitti all’anno! Ciò porterebbe ad una capitalizzazione aggiuntiva per Tesla nell’ordine di 20-25 trilioni di dollari! 

Letti con le conoscenze di oggi, questi numeri appaiono semplicemente ridicoli. Sparati a caso sulla base del nulla (due tecnologie, una più fantascientifica dell’altra, che ancora non esistono). Se queste considerazioni fossero state fatte da qualsiasi altro imprenditore, probabilmente anche il sottoscritto tenderebbe a derubricarle alla voce “fantasie”. 

Elon Musk, però, ci ha abituati a realizzare cose ritenute impossibili. Non solo una volta, ma ripetute volte. 

Ricordo che è l’uomo che ha realizzato il primo razzo spaziale riutilizzabile, rivoluzionando l’intera economia che ruota attorno allo spazio. Ha creato una rete satellitare che copre tutta la terra, la quale porta internet superveloce nei posti più sperduti del pianeta.  Ha realizzato una interfaccia tra il cervello umano e computer, che consente in questo momento ad un tetraplegico di controllare un computer usando il solo pensiero ed avere un proprio canale YouTube nel quale riferisce la sua esperienza. Ogni volta che Elon Musk ha annunciato progetti del genere è stato deriso. Dopo un po’ di tempo - in genere superiore a quello da lui ipotizzato - la derisione si è tramutata in stupore. 

Tesla realizzerà l’impossibile, ancora una volta? Dopo quello del 2012 e quello del 2018, prima di esprimerci attendiamo il terzo piano di compensi di Elon Musk e vediamo che numeri saranno indicati.

Ricordo, però, il buon vecchio adagio che dice: “non c’è due senza tre”...
  

Nota (1)
Coloro che hanno dubbi su questa possibilità, giustamente, ricordano che sono molti anni che Elon Musk dice regolarmente che l’anno successivo sarebbe stato l’anno buono. Elon Musk è certamente, per sua stessa ammissione, patologicamente ottimista. Questa è anche la ragione per la quale è riuscito a costruire ciò che ha costruito. Ma il fatto che sbagli i tempi di realizzazione di qualcosa che gli esseri umani non hanno mai fatto è assolutamente normale. Fino all’anno scorso, la guida autonoma (realizzata nella modalità proposta da Tesla, cioè senza mappe di precisione e senza nient’altro che telecamere), era qualcosa che non sapevamo come si sarebbe potuta realizzare. C’erano ancora degli “unknown unknowns”, come si usa dire negli USA, ovvero delle cose che non sappiamo di non sapere. In particolare, fino all’anno scorso, l’intelligenza artificiale si occupava prevalentemente del problema della visione, cioè di estrarre dalle telecamere le informazioni sul mondo circostante. Il problema di cosa fare con queste informazioni e come far prendere le “giuste” decisioni alla macchina per andare dal punto A al punto B era demandato ad oltre 300 mila righe di codice tradizionale, cioè deterministico. Per quanto questo codice fosse molto ben scritto e funzionasse nella maggior parte dei casi, non potevamo sapere quanto casi non previsti dal codice ancora esistessero e se ci fosse stato un modo per risolverli. 
Con la versione 12, abbiamo finalmente scoperto che le reti neurali sono in grado di fare tutto il processo: dall'interpretare il segnale che viene dalle telecamere, fino dare gli input ai comandi dell’auto (acceleratore, sterzo, frendo, ecc.).  Adesso non esistono più “unknown unknowns” perché sappiamo che è solo un problema di addestramento della rete. Qualunque problema possa arrivare in futuro, sappiamo cosa dobbiamo fare per affrontarlo. Quest’anno, quindi, la tecnologia per la guida autonoma di Tesla ha compiuto uno switch fondamentale: da una tecnologia ancora non completa con alcuni punti fondamentalmente sconosciuti, ad una tecnologia ancora in fase di evoluzione, ma con un percorso ormai chiaro di sviluppo, senza più punti sconosciuti.
 
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