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Diritto di replica sul caso Azimut
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Articolo di Paolo Sassetti
4 giugno 2005 0:00
 
Ho letto la lettera di un promotore di Azimut che mi contesta di aver sbagliato le previsioni sul collocamento della societa'. Giuseppe D'Orta ha risposto sul sito dell'ADUC in termini che condivido pienamente )clicca qui), ma vorrei integrare quanto da lui pur correttamente esposto, per meglio inquadrare i fatti nel loro giusto contesto.
Tanto per esordire, l'espressione "sedicente analista finanziario" e' stata da me utilizzata ironicamente nei miei stessi confronti in quanto originariamente a me riferita in un documento anonimo (ovverosia non firmato) che, ai tempi, circolava in rete via e-mail nel quale, contestualmente a questo appellativo che mi era stato affibbiato, si magnificavano le splendide sorti del collocamento Azimut.
La mia critica si era prioritariamente rivolta ad uno studio di Unicredit che fissava il fair value della societa' a circa 6,5 euro per azione. Proprio in quel periodo stavo combattendo una battaglia quasi solitaria contro il disegno di legge Lettieri sulla regolamentazione degli analisti finanziari. Le mie argomentazioni sulla materia possono trovarsi ai link:
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e
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La ragione di quella battaglia di principi era che, se il disegno di legge Lettieri fosse stato approvato al Senato con lo stesso testo con cui era passato alla Camera, qualunque analista "non certificato" che avesse espresso pubblicamente opinioni su societa' quotate sarebbe stato passibile di sanzioni pecuniarie e persino di pene detentive (sic!). Si trattava, dunque, di un progetto gravemente lesivo dei basilari diritti di liberta' di espressione sanciti dalla nostra Costituzione. Di fatto, gran parte dei siti Internet dedicati all'analisi finanziaria avrebbe chiuso o si sarebbe dovuta adeguare alla pratica del "patentino". Lo studio di Unicredit su Azimut, che fissava improvvidamente il fair value della societa' sopra 6 euro, giunse per me come il cacio sui maccheroni: argomentando che il fair value di Azimut era nettamente inferiore, in un certo senso, poiche' la valutazione era fuori del mondo ed ero certo che dovesse essere pi? bassa, potevo agevolmente dimostrare che la qualit? dell'analisi finanziaria non dipendeva da vaghe certificazioni degli analisti ma dall'assenza di conflitti di interesse, tipici invece degli sponsor dei collocamenti. Insomma, il mio obiettivo principale non era Azimut ma il disegno di legge Lettieri che spingeva per una regolamentazione che non condividevo.
Questa e' la ragione per cui mi sono battuto (finora inutilmente) anche contro l'obbligatorieta' (per regolamento imposta dalla Borsa Italiana) delle analisi per le societa' del mercato Star ed ho preso il caso Giacomelli come esempio di conflitto di interesse dagli esiti disastrosi. La Borsa Italiana, invece, ha fatto "orecchie da mercante" su questo aspetto fino al paradosso di definire "clienti" dei broker le societ? seguite dagli analisti degli "specialist" del mercato Star. Da cui l'obiezione elementare: come puo' un analista finanziario essere equilibrato e critico nei confronti di un suo "cliente"? Per una trattazione della questione della ricerca-spazzatura rimando, ancora, al primo dei due documenti sopra linkati
Successivamente, il mio tiro si e' rivolto ai senatori della Commissione Finanze e Tesoro del Senato che discutevano il disegno approvato a larga maggioranza alla Camera. Il documento sopra segnalato ha generato tanti e tali dubbi che la Commissione ha bloccato l'esame della legge. In quel caso credo di aver contribuito non poco a bloccare una legge che giudicavo sbagliata (in quel modo fatta): il Parlamento e' meno sordo della Borsa Italiana.
Il caso Azimut e' stato per me un grimaldello per ottenere quel risultato perche' l'obiettivo era contrapporre platealmente (ebbene si) un mio giudizio a quello di un analista di Unicredit per far comprendere - in linea generale - quali fossero i veri problemi professionali degli analisti finanziari in ambienti nei quali sono oggetto di numerose pressioni.
Cio' detto, vi sono ancora alcune osservazioni da fare per completare il ragionamento sul collocamento Azimut:
- ai tempi della quotazione Azimut, la riforma del regime commissionale dei fondi comuni sembrava imminente e solo poche settimane fa si e' appreso che il nuovo regolamento Bankitalia entrera' in vigore in realt? solo a fine 2006, con una dilazione che appare irragionevole ed ingiustificata (cosi' il commento, da me pienamente condiviso, de Il Sole 24 ore). Tale dilazione puo' essere una delle ragioni non secondarie del recupero borsistico del titolo perche' allontana il momento in cui anche Azimut dovra' adeguarsi ai principi Iosco sulle commissioni di performance;
- il titolo resta, comunque, abbondantemente sotto il fair value da Unicredit. D'altra parte, le previsioni di Unicredit su Azimut, contenute nello studio pre-IPO del 26 maggio 2004) si sono, guarda caso, leggermente scostate dai dati a consuntivo (succede anche nelle migliori famiglie .):

RISULTATI AZIMUT 2004 (milioni di euro)
Previsione Unicredit del 26.5.2004 Consuntivo 2004

Fatturato totale 188,7 162,9
Risultato netto consolidato 4,8 -17,2
Risultato netto "normalizzato" 70,0 26,5

- rimane irrisolto il "mistero" del crollo del titolo nei giorni successivi alla quotazione, mistero che avrebbe ampiamente giustificato un'indagine della Consob, come invocato da me ed Alessandro Pedone in un esposto clicca qui che e' stato rapidamente spazzato sotto il tappeto.
 
 
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