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Errori negli scambi in borsa: chi ne paga le conseguenze?
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Articolo di Giuseppe D'Orta
11 aprile 2005 0:00
 
Alcuni giorni fa abbiamo assistito a due clamorosi errori nelle aste di chiusura di alcuni titoli. Venerdi' 1 aprile le azioni Cir hanno chiuso a quasi - 10%, mentre martedi' 5 e' toccato alle Telecom risparmio chiudere a + 6.5%.
La fase di asta e' quella in cui e' agevole incrociare due partite di titoli, ad esempio tra un fondo comune ed un altro. Nulla di illecito (salvo ritrovarsi giochetti come quelli dei fondi Soluzione 6 e 7 del San Paolo Imi), la borsa e' li' anche per quello. Nelle due recenti occasioni, pero', e' accaduto che qualcuno abbia sbagliato ad inserire le proposte in asta, con la conseguenza di spostare involontariamente un bel pacco di milioni di euro.
In simili casi si puo' invocare l'errore, procedura che deve essere comunque approvata da Borsa Italia. Nessuno ha, pero', chiesto l'annullamento dei contratti avvenuti a causa di evidentissimi errori materiali. Magari le due controparti trovano il modo per compensare tra di loro l'errore, ma e' naturale che l'asta abbia coinvolto anche altri soggetti, istituzionali e non, che erano presenti nel book di negoziazione dei titoli il cui prezzo e' notevolmente variato.
Chi sopporta le conseguenze questi errori? Un "cattivo pensiero" e' possibile, ed anche naturale per via dell'opacita' di alcuni strumenti di cui il pubblico e' in possesso.
I fondi comuni di investimento, a dispetto di cio' che gestori e venditori vorrebbero far credere, non sono strumenti trasparenti. I loro sottoscrittori, anche se pare incredibile, non hanno il diritto di sapere come viene impiegato il danaro affidato ai gestori. L'unico obbligo e' un rendiconto semestrale in cui bisogna indicare i primi cinquanta titoli posseduti dal fondo, e comunque quelli che pesano per piu' dello 0.5% del patrimonio del fondo. Nessun obbligo riguardante la rendicontazione delle compravendite, invece.
Molti anni fa esisteva, invece, l'obbligo di un rendiconto trimestrale che indicasse tutti i titoli posseduti dal fondo, dal primo all'ultimo, ed anche tutte le operazioni, con i relativi prezzi di acquisto e di vendita.
Come si puo' facilmente intuire, i fondi possono essere utilizzati per "correggere", a spese dei sottoscrittori, gli errori e gli incidenti di vario genere che regolarmente accadono a chi, per lavoro, investe il danaro, proprio od altrui. Discorso analogo si puo' fare per i collocamenti cui il gruppo partecipa. I fondi (e le gestioni patrimoniali) possono "aiutare" il collocamento di determinate emissioni in cui il gruppo ha interesse.
Quella dei fondi comuni, quindi, e' una falsa trasparenza. Ed e' grazie a questa falsa trasparenza che i loro rappresentanti possono affermare di non essere incappati nei vari default, ad esempio.
Non sapremo mai, quindi, chi ha effettivamente pagato gli errori su Cir e Telecom risparmio. E non solo quelli.
 
 
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