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Gestione del risparmio, promotori e consulenza: ma quanto costano?
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Articolo di Alessandro Pedone
12 giugno 2003 0:00
 
Recentemente su un sito finanziario italiano (www.wallstreetitalia.com) e' scoppiata una polemica (a nostro giudizio molto utile) sulla promozione e la consulenza finanziaria che ripercorre un po' il forum che abbiamo aperto su Investire Informati discutiamo di Promotori Finanziari.
Sono emersi alcuni quesiti molto interessanti per i risparmiatori relativi ai costi ed alla preparazione tecnica dei promotori e dei consulenti finanziari (chi vuole leggere direttamente l'articolo puo' trovarlo a questo indirizzo: clicca qui)

In Italia, la gestione del risparmio ha un costo medio che oscilla intorno al 3% all'anno del patrimonio in gestione.
Questo costo comprende:
- costi tecnici (come tutte le forme di commissioni, e piu' genericamente quelle di costi legate alla negoziazione e al deposito dei titoli)
- costi di gestione (le spese per la struttura che seleziona i titoli da comprare)
- costi di distribuzione e consulenza (le spese per la struttura che vende i prodotti, le quali comprendono le commissioni che vanno ai promotori finanziari).

Uno dei problemi fondamentali e' che non vi e' chiarezza riguardo a questi costi. E' vero che nei prospetti informativi ci sono scritti quasi tutti, ma sono rarissimi i clienti che si mettono veramente a fare i conti e sono moltissimi anche gli addetti ai lavori che non li conoscono affatto.
Sarebbe molto utile per i risparmiatori sapere in primo luogo quanto pagano, realmente, ogni anno per gestire i loro soldi e quanta parte di questo denaro e' spesa per la consulenza, per la distribuzione, per la gestione e per i costi tecnici.
Come e' possibile giudicare il lavoro di un promotore finanziario o di un gestore se il cliente non sa quanto realmente gli costa?

Su 100.000¤ investiti oggi, un cliente mediamente paga 3.000¤ all'anno. Un buon professionista indipendente puo' far risparmiare tranquillamente tre quarti di questo costo. La sua parcella e' abbondantemente ripagata dal risparmio, ma il beneficio maggiore e' legato all'assenza di conflitti di interesse che determina una situazione virtuosa per la quale il cliente non e' spinto ad assumersi rischi che non siano compatibili con le sue necessita' o a sottoscrivere prodotti inutilmente complicati, rischiosi e vincolanti (come i prodotti strutturati).

Vi e' l'aspetto della professionalita' dei soggetti che gestiscono i rapporti con i risparmiatori. Oggi, esistono queste categorie:
- Sportellisti bancari. Che occupano la maggiore fetta del mercato e sono, probabilmente, quelli che fanno i danni maggiori
- Promotori finanziari / venditori. Sono una bella fetta del mercato.
- Promotori finanziari / consulenti. Solo una piccola fetta di promotori finanziari si e' professionalizzata, spesso attraverso corsi di formazione pagati direttamente da se' e si sforza di interpretare la sua professione in un'ottica di pianificazione finanziaria dei clienti.
- Consulenti finanziari - analisti. Sono liberi professionisti che danno consigli su quali titoli comprare e quali vendere in base ad analisi dei mercati di vario tipo. Sono qualche centinaio in Italia e non esiste nessuna regolamentazione specifica del settore. Spesso si fanno pagare dai clienti in percentuale al patrimonio o alle performance.
- Pianificatori finanziari. Sono liberi professionisti che consigliano gli strumenti finanziari da utilizzare in un'ottica di ottimizzazione del portafoglio finanziario (diminuendo i costi ed i rischi) al fine di massimizzare le probabilita' di raggiungere gli obbiettivi finanziari del cliente. Di solito si fanno pagare a prestazione, in base alla complessita' del lavoro. Sono poche decine in Italia e non esiste nessuna regolamentazione specifica del settore.

Come fa un risparmiatore ad accertarsi della professionalita' del soggetto che dovrebbe guidarlo nei suoi investimenti?
Questo e' un enorme problema perche' oggi, di fatto, non vi e' nessun modo per accertarsi della professionalita' dei soggetti che interagiscono con i risparmiatori.
I promotori finanziari devono passare un esame di Stato e sono soggetti alla vigilanza della CONSOB.
Purtroppo questo non garantisce in nessun modo circa la professionalita', perche' i temi dell'esame sono di carattere prevalentemente giuridico ed assolutamente scollegati alle problematiche di pianificazione finanziaria.
Per i consulenti e pianificatori finanziari le cose sono ancora peggiori, perche' non c'e' neppure alcuna vigilanza da parte di organi pubblici.
Non esistono corsi universitari per pianificatori finanziari e non esistono ancora certificazioni private, sebbene in questo settore le cose si stiano muovendo e forse avremo anche in Italia una certificazione simile alla CFP (Certified Finacial Planner) americana. .

Lo sviluppo della figura di un vero pianificatore finanziario sara' centrale per un utilizzo sano dei mercati finanziari da parte dei risparmiatori. Perche' questa figura professionale si sviluppi, sono certamente necessarie delle garanzie di professionalita' minime che oggi, purtroppo, sono assenti. Qui vi e' un problema normativo che speriamo venga colmato con la nuova direttiva europea sui servizi finanziari, che dovrebbe essere approvata entro l'anno e poi inserita nel nostro ordinamento.

In assenza di requisiti minimi di professionalita' non ancora definiti e regolamentati, cosa deve fare l'investitore? Deve valutare attraverso la conoscenza diretta le competenze e la serieta' dei professionisti a cui si affida. Alcuni spunti di riflessione e pratici li abbiamo forniti nell'articolo Consulenza finanziaria indipendente .
 
 
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