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L'importanza del Benchmark
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Articolo di Lorenzo Gussoni
18 ottobre 2006 0:00
 
La parola Benchmark ha molteplici definizioni, puo' essere utilizzata nei sistemi produttivi, in quelli industriali, nell'ambito informatico ecc.
In ambito finanziario il Benchmark e' semplicemente un indice sul quale si possono confrontare i rendimenti degli operatori che operano sul quel mercato.
Curiosamente, a molti gestori di fondi il Benchmark proprio non piace, sostengono che valutare le loro performance rispetto ad un Benchmark non ha alcun senso, in questo breve articolo cercheremo di spiegare perche', invece, di senso ne ha molto.
Partiamo con un esempio: il proprietario di un hotel affida la conduzione della sua impresa ad un gestore. Valutera' a fine anno come la sua attivita' e' stata gestita in base agli utili prodotti.
Il direttore mostra compiaciuto i bilanci per dimostrare come l'attivita' sia cresciuta quell'anno del 20%. Possiamo dedurre che il direttore e' stato molto bravo. O forse no? Per sapere se ha gestito veramente bene l'attivita' possiamo utilizzare un Benchmark, in questo caso l'incremento medio di utili che hanno avuto gli hotel della zona. Scopriamo cosi' che in quella citta' si sono svolte le Olimpiadi e che, mediamente, gli utili degli hotel della zona sono cresciuti del 50%. Con queste nuove informazioni possiamo dire senza ombra di dubbio che il direttore del nostro hotel ha fatto un pessimo lavoro. Valuteremo quindi un suo pronto licenziamento.

Se avete capito questo esempio avete capito l'importanza del Benchmark. Un gestore di fondi puo' guadagnare in un anno il 10% ma questo e' una nota di merito solo se il mercato in cui opera ha perso il 10%. In caso contrario, se per esempio l'indice azionario ha incrementato il proprio valore del 25% possiamo dire senza alcun dubbio che il gestore ha fatto un pessimo lavoro. Valuteremo quindi il suo licenziamento.
Dal Regolamento Consob degli intermediari finanziaria (Reg. 11522/98, articolo 50 comma 2) leggiamo che il Benchmark e':
"un parametro oggettivo di riferimento costruito facendo riferimento ad indicatori finanziari elaborati da soggetti terzi e di comune utilizzo, coerente con i rischi connessi alla gestione dell'OICR (cioe' del fondo, nda), al quale confrontare il rendimento dell'OICR stesso".
Trattandosi di un parametro oggettivo e' chiaro come piaccia a chi e' oggettivamente piu' bravo del mercato, mentre non piaccia a chi e' oggettivamente meno bravo.
Guardando i rendimenti dei fondi scopriamo un'altra cosa interessante. La maggior parte delle gestioni e' sotto il Benchmark. Possiamo capire, da questo, come mai la maggior parte dei gestori non ama i paragoni con il Benchmark.
Del resto, invece di confrontarsi con il mercato alcuni (molti) gestori decidono semplicemente di replicarne l'andamento. Facendo pero' pagare al cliente costi salatissimi (dal 2 al 4% l'anno).
Questo per una gestione che non viene svolta.

Come possiamo capire se un fondo di investimento sta semplicemente replicando l'andamento dell'indice? Ci sono alcuni indicatori finanziari, i piu' comuni sono:
-Excess Return (ER)
-Tracking Error (TE)
-Information Ratio (IR)
Non addentriamoci in complesse formule matematiche che certamente annoierebbero il lettore.
Limitiamoci a dire che questi indicatori permettono di sapere se un fondo e' ben gestito, cioe' se "performa" piu' del sul Benchmark di riferimento e se il fondo ha una gestione attiva o una gestione passiva.
Nel caso il fondo abbia una gestione passiva, replichi quindi il Benchmark, non si hanno motivazioni per richiedere al cliente alte commissioni di gestione.

Voglio illustravi questo con un esempio: diciamo che il nostro ipotetico indice sia composto cosi':
-20% di fiat
-40% di eni
-20% di enel
-20% di telecom

Come posso replicare questo indice? Molto semplicemente, ipotizzando che il fondo abbia una disponibilita' di 100 milioni di euro, il gestore acquista questi titoli nello stesso rapporto con il quale sono presenti dell'indice. Quindi: 20 milioni di fiat, 40 di eni, 20 di enel, 20 di telecom. In tal modo il gestore avra' creato un fondo indicizzato, che non superera' il Benchmark ma nemmeno lo sotto performera'.
Per essere piu' precisi non lo sotto performerebbe se non avesse le commissioni ed i costi delle quali abbiamo parlato in precedenza. Avendole rende esattamente il 2, il 3 o il 4% meno dell'indice che tenta di replicare.
Ad esempio: il nostro ipotetico indice cresce in un anno del 2% il fondo che abbiamo creato renderebbe percio' il 2% ma a seguito di costi di gestione del 3% il risparmiatore scopre di aver perso 1% del proprio capitale.
Esistono vari fondi indicizzati e spesso si rivelano un'ottima scelta. Un fondo di questo genere, per le sue caratteristiche deve avere una commissione proporzionata al lavoro, quasi nullo, che richiede. Stiamo parlando di commissioni tra lo 0,1 e lo 0,5%. Una commissione del 3% e' chiaramente spropositata se la gestione non e' attiva.
Le commissioni sono del resto inutili se la gestione pur essendo attiva non rende piu' della media di mercato, il nostro Benchmark.
E' opportuno valutare sempre attentamente, se occorre con l'ausilio di un professionista, cio' su cui si sta per investire il proprio denaro. Non fidandosi mai delle promesse di "rendimenti attesi" o di "costi zero" fatte dai venditori solamente a voce.
 
 
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