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Lettera da un addetto ai lavori...
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Articolo di Giuseppe D'Orta e Alessandro Pedone
9 maggio 2004 0:00
 
Riceviamo la seguente lettera:

Buon giorno,
vi scrivo per segnalarvi una crescente esigenza tra i risparmiatori italiani. Lavoro nel settore finanziario (da qualche anno ormai), e vi posso sicuramente confermare, anche in base alla mia esperienza, il MURO che viene creato nei confronti delle esigenze dei clienti-risparmiatori che vorrebbero accedere a strumenti di risparmio in modo diretto piuttosto che affidarsi nelle mani di veri e propri venditori di illusioni il cui unico scopo e "spennare i polli". Un esempio puo' chiarire il mio pensiero: provate ad entrare in una qualsiasi agenzia di istituto di credito e chiedere di poter acquistare obbligazioni indicizzate all'inflazione del tesoro Greco. Ma anche semplici "infrastrutture s.p.a 2019" indicizzate all'inflazione italiana.... sicuramente assistereste a scene degne di un film di Toto'.
Vi chiedo se si possa almeno far chiarezza sugli obblighi che le banche hanno in merito a questo tipo di richieste dei propri clienti. La regola sembra l'omerta' e il depistaggio!! (E notate che i due esempi che ho fatto, assolutamente in linea con un profilo di rischio BASSO, sono solo la punta dell'icberg). Sarebbe inoltre interessante incominciare a parlare di come le banche operino per davvero quando qualcuno si presenti ad acquistare titoli non quotati... tutta la catena del passaggio di consegne, dallo sportellista all'eseguito che arriva al cliente (dopo un periodo di tempo indefinito ovviamente).... si scoprirebbero molte cose interessanti... tutte a danno del povero e inconsapevole risparmiatore ovviamente!!
Saluti e grazie fin da ora per la vostra risposta.


Gentile Signore,
Piu' che domande, le Sue sono considerazioni che sottoscriviamo in toto.
L'intero nostro lavoro ha lo scopo di far rendere conto agli investitori che gli intermediari badano solo ed esclusivamente al proprio conto economico, e che quindi parole come "consulenza", "servizio al cliente", "professionalita'" (che, diventa "rinnovata" ogni qualvolta c'e' un crack...) servono solo a nascondere la realta' quotidiana fatta di storielle inventate contro i prodotti che, pur adatti ai clienti, non rendono provvigioni. Quanto sta accadendo sulle obbligazioni, dopo il crack Parmalat, e' davvero emblematico: ci sono banche che, dopo anni ed anni in cui hanno venduto di tutto senza guardare in faccia a nessuno, non fanno piu' comprare obbligazioni senza rating alla clientela (eppure ci sono bonds senza rating ma a rischio basso) ma, guarda caso, non si creano alcuna difficolta' nel proporre ai clienti le proprie obbligazioni e polizze strutturate. Anche io ho esperienza sul bond Infrastrutture, il cui acquisto e' stato negato al cliente perche' "il titolo e' richioso". Per non parlare di cosa accade quando ci si presenta allo sportello per comprare delle obbligazioni convertibili: manca poco che chiedano una perizia psichiatrica....
Tutto sparisce, pero', quando si parla dei prodotti da loro stessi venduti: in tal caso va tutto bene, non si corre alcun rischio, si puo' solo guadagnare senza mai perdere, le provvigioni sono sempre minime o anche assenti (molti bancari e promotori lavorano per la "Babbo Natale Bank"...il guaio e' che tanti clienti ci credono).
A sentire i suoi dirigenti, e i media che amplificano ogni loro dichiarazione, il settore degli investimenti finanziari in Italia scoppia di salute, i clienti sono tutti contentissimi di fondi e polizze ed i casi di malaconsulenza sono davvero rari. Ad Aduc-Investire Informati, invece, quotidianamente pervengono storie che dimostrano quale sia la realta', davvero difficile.
Cosa fare? Siamo convinti che solo un movimento dal basso, inteso come una maggiore consapevolezza da parte dei clienti, possa cambiare le cose. Lei stesso parla di "crescente esigenza": dobbiamo fare in modo che sia sempre piu' netta.
Siamo pessimisti sul fatto che il cambiamento possa provenire dalle stesse persone che hanno contribuito allo sfascio attuale, ed ora ne approfittano pure per "conciliare" o magnificare il risparmio gestito.
La strada e', a nostro modo di vedere, la consulenza indipendente del tutto slegata dalla vendita, l'unico modo possibile per dedicarsi in tutto e per tutto alle esigenze del cliente, lasciando perdere quelle del conto economico di banche-sim-assicurazioni-poste.
Quanto agli obblighi delle banche, se una banca non vuole negoziare un titolo, a meno che il contratto di negoziazione non preveda obblighi precisi (e di solito non e' cosi') nessuno puo' obbligarla. La Banca, spesso, oppone motivi tecnici (del tutto inventati) e purtroppo l'unica possibilita' che ha il cliente e' quella di penalizzare i comportamenti commercialmente scorretti cambiando istituto.
Infine, quanto ai "giochini" che le banche fanno sui titoli non negoziati in mercati regolamentati, e' utile ricordare il principio noto come "best execution" previsto dal Regolamento Consob 15522 art. 32. Il comma 3 di questo articolo precisa: "Ferma restando la disciplina di cui al regolamento previsto dall'articolo 25, comma 2, del Testo Unico, li intermediari autorizzati eseguono in conto proprio o in conto terzi le negoziazioni alle migliori condizioni possibili con riferimento al momento, alle dimensioni e alla natura delle operazioni stesse. Nell'individuare le migliori condizioni possibili si ha riguardo ai prezzi pagati o ricevuti e agli altri oneri sostenuti direttamente o indirettamente dall'investitore".
Tale principio viene quasi sistematicamente violato, ma le violazioni possono costare care agli intermediari. Il cliente puo' chiedere il risarcimento del danno (e perfino la nullita' dell'operazione) e spetta all'intermediario l'onere di provare di aver agito con la dovuta diligenza e correttezza.
Abbiamo visto un caso di obbligazioni Parmalat Zero Coupon vendute ad un prezzo del 10% superiore a quello di emissione dopo pochi giorni dall'emissione stessa... Un caso del genere puo' costare molto caro all'intermediario.
Ovviamente il problema e' rendere consapevoli i clienti dei propri diritti, come giustamente sottolineava nella sua lettera.
 
 
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