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L'orientamento al servizio (diciamo cosi' …) di INA Assitalia
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Articolo di Paolo Sassetti
24 aprile 2007 0:00
 
Nell’estate del 2001 percorrevo l’autostrada del Brennero sull’auto di mia moglie con mia moglie al volante e fummo tamponati molto violentemente da un’altra auto con alla guida un anziano signore in evidente stato di ebbrezza.
Pochi istanti dopo il tamponamento sopraggiunse una gazzella della polizia di Palmanova. Accortisi del nostro stato di shock, la pattuglia della polizia si offri' gentilmente di predisporre un verbale sull’accaduto. Pensando (erroneamente) che un verbale di polizia avesse piu' valore di una constatazione amichevole di danno, accettammo la proposta e non compilammo il modulo per la constatazione amichevole di danno. Errore drammatico!
Sia mia moglie, sia il tamponatore erano assicurati con l’INA Assitalia.
Rientrati a casa, fu assai arduo ottenere il risarcimento:
l’INA Assitalia, ancora nel 2001, nonostante le pubblicita' dell’ANIA (l’Associazione Nazionale delle Imprese di Assicurazione), non aveva carrozzieri convenzionati (incredibile!), cosi' fu estremamente laborioso trovare un accordo tra un carrozziere e la compagnia sulla entita' del danno;
l’ufficio liquidazione danni dell’INA Assitalia di Monza, non rispondeva alle chiamate telefoniche, il suo fax era fuori uso.
Alla fine, dopo mesi di latitanza della Compagnia, mi misi nelle mani di un avvocato. A quel punto, dopo la minaccia di un’azione legale, fummo risarciti di tutte le spese, comprese quelle legali fino ad allora sostenute. Ma ci vollero alcuni mesi, per via del fatto che avevamo ingenuamente creduto che un verbale di polizia, che non poteva essere falsificato, valesse di piu' di una constatazione amichevole di danno. Invece, la mancanza della constatazione amichevole di danno fu alibi per una procedura lunga e, paradossalmente, il fatto che l’INA Assitalia fosse l’assicuratore sia del tamponato, sia del tamponatore creo' delle complicazioni.
Il mio avvocato mi informo' che la ragione dei ritardi era che la Compagnia sospettava una truffa: il tamponamento era stato molto violento, i danni all’auto assai ingenti e la Compagnia non capiva perche' ne'’ io, ne’ mia moglie non avessimo denunciato il “colpo di frusta” al collo. L’entita' del danno all’auto poteva apparire incompatibile con l’omessa denuncia del colpo di frusta. In effetti, i poggiatesta ci avevano salvato il collo e, nonostante i reiterati consigli della polizia di Palmanova, poiche' ci sentivamo comunque bene, non ci eravamo recati in ospedale per una visita di controllo.
Quando venni a sapere dell’assurda (sia pur informale) ragione del ritardo nel risarcimento, mi rivolsi, allora, al Presidente dell’ANIA che, ai tempi, era Alfonso Desiata. Desiata mi invio' un corposo rapporto che dimostrava che in Italia le denunce di “colpo di frusta” erano nettamente sopra la media europea. Gli feci presente che io NON avevo denunciato il colpo di frusto ma, evidentemente, questa “insolita onesta'” aveva suscitato sospetti ed aveva rallentato l’iter del risarcimento.
Alla fine, dunque, fummo risarciti, non senza la seccatura di dover ricorrere ad un avvocato per il nostro “eccesso di onesta'”.
Ovviamente, decidemmo di cambiare compagnia di assicurazione e passammo ad una compagnia telefonica. Quando l’INA invio' a mia moglie l’attestato di rischio, in tale attestato mia moglie risultava declassata, come se avesse avuto la responsabilita' dell’incidente. Non ho mai capito se fosse stato un errore od una sporca rappresaglia per aver cambiato compagnia. Dovemmo pagare il sovrapprezzo di premio alla nuova compagnia ma facemmo ricorso all’ISVAP che ottenne dall’INA l’emissione di un attestato di rischio finalmente corretto. Solo al secondo anno con la compagnia telefonica il premio fu ridotto a mia moglie in base al nuovo attestato di rischio corretto, emesso su ingiunzione dell’ISVAP.
La mia esperienza col “ramo vita” dell’INA non e' meno burrascosa di quella col “ramo danni”.
Nel 1986 avevo sottoscritto una polizza vita rivalutabile ventennale con l’INA Assitalia. Erano gli anni in cui tutto il premio poteva essere dedotto dal reddito imponibile, ai tempi non era un cattivo affare. Quando il meccanismo di detrazione fiscale fu modificato progressivamente in peggio, ricorsi alla sospensione del pagamento del premio, cosi' come previsto dalla normativa.
A fine del 2006 la polizza mi fu liquidata, come previsto dal regolamento, non senza aver prima subito svariate pressioni – sempre respinte – per reinvestire il capitale in altri prodotti dell’INA.
L’Agenzia Generale dell’INA Assitalia di Imola mi verso', tramite bonifico bancario, una certa cifra a titolo di liquidazione della polizza rivalutabile.
Per quanto tale cifra mi sia stata bonificata, non mi e' stato mai consegnato un documento ufficiale comprovante il valore di liquidazione di tale polizza. Non sono stato messo in grado in grado di verificare se quanto bonificatomi corrisponde a quanto mi spetta effettivamente.
Quando si riscatta una quota di un fondo comune, la banca depositaria comunica al sottoscrittore quanto e' stato valorizzato il suo investimento. Il risparmiatore e' messo in grado di verificare se quanto accreditatogli sul conto corrente corrisponde a quanto gli spetta. Con l’INA Assitalia per me e' stato impossibile condurre questa verifica.
Con due distinte raccomandate all’inizio del 2007 ho sollecitato, ma finora inutilmente, sia l’Agenzia di Imola, sia la societa' INA Assitalia a documentarmi in maniera cartacea il valore di liquidazione della polizza. Nell’aprile del 2007 ho fatto un altro esposto all’ISVAP sulla questione. E speriamo che l’ISVAP intervenga con la stessa efficacia del precedente caso.
Tuttavia sorge spontanea una domanda: perche' mai bisognerebbe essere clienti di una compagnia con la quale – almeno secondo la mia esperienza – ogni pagamento fatto al cliente diventa un problema e richiede l’intervento dell’ISVAP?
L’INA Assitalia fà parte del Gruppo Generali ma non pare aver imparato nulla da questa appartenenza, per lo meno in base alla mia personale esperienza … o, forse, mi sbaglio e, invece, ha imparato benissimo? Questa conduzione dei rapporti col pubblico e' parte della cultura del Gruppo Generali o ne e' estranea? E, se ne e' estranea, cosa si aspetta a cambiare il management?
 
 
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