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Perche' liberalizzare la gestione del risparmio
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18 dicembre 2003 0:00
 
La tesi centrale di questo pamphlet, - scrive Paolo Sassetti nel libro che alleghiamo a questa presentazione - e' che la crisi di credibilita' e d'identita' del risparmio gestito abbia radici internazionali ma che esista una peculiarita' nazionale che inibisce gli stimoli competitivi necessari alle aziende del settore (cosi' come di qualsiasi settore) per rimettere in discussione qualita' dei servizi erogati, prezzi, procedure gestionali, meccanismi operativi, strutture organizzative, ecc.. Piu' precisamente questa peculiarita'si chiama oligopolio. La sua malattia e' rappresentata dall'ingiustificata rendita di posizione che concede alle aziende oligopolistiche e che inibisce le motivazioni al cambiamento.
La sua unica medicina non dirigistica e' una maggiore concorrenza tra operatori attraverso l'accesso al mercato da parte di nuovi soggetti oggi esclusi non per ragioni professionali ma per ragioni normative e barriere d'ingresso patrimoniali che non hanno alcuna relazione con la salvaguardia del risparmio.


Quando abbiamo letto per la priva volta questo brano abbiamo sperimentato quella strana sensazione che proviamo, talvolta, quando leggiamo un pezzo condivisibile a tal punto che sentiamo quasi di averlo scritto noi.

Sassetti, in questo gradevole libro, dimostra come l'industria del risparmio gestito non solo non riesca a produrre, nel suo complesso, nessun valore aggiunto, ma e' strutturalmente organizzata per non fornire nessun vantaggio per i suoi clienti.
Questo accade perche' il principale obiettivo dei gestori dei fondi e' quello di non discostarsi troppo dal benchmark di riferimento (cioe' dalla media del mercato). Il vantaggio che i gestori avrebbero da una performance superiore alla media del mercato sarebbe decisamente inferiore rispetto agli svantaggi di una gestione sotto la media. I gestori, in pratica, preferiscono non assumersi alcun rischio. Una sottoperformance, infatti, potrebbe costare il posto. Una performance in linea con la media del mercato, invece, non comporta giustificazioni di sorta.
Il problema, per i gestori, e' che i clienti possono tranquillamente comprare un fondo che fa come la media del mercato per un decimo del costo di un fondo cosi' detto "a gestione attiva".


Cosa significa liberalizzare il mercato
Le soluzioni proposte da Sassetti sono le seguenti:
1.L'abbattimento di barriere patrimoniali all'esercizio della gestione del risparmio poiche' tali barriere, mentre non forniscono particolari garanzie ai risparmiatori, rappresentano serie limitazioni alla libera concorrenza;
2.La restituzione al risparmiatore della sua piena sovranita' decisionale e liberta' di scelta sui prodotti finanziari attraverso la loro libera sottoscrivibilita' presso gli sportelli bancari;
3.L'eliminazione delle attuali soglie dimensionali alla sottoscrizione dei fondi cosiddetti speculativi.;
4.Una piu' elevata trasparenza ed una maggiore accessibilita' delle informazioni sui prodotti gestiti per agevolarne la confrontabilita'.

Queste proposte creerebbero un effetto deflagrante nel sistema dell'intermediazione finanziaria e permetterebbero la nascita di societa' di gestione del risparmio che si pongono come obiettivo la creazione di valore per i clienti e non la moltiplicazione delle commissioni che gravano, a vario titoli, suoi fondi gestiti.

La lettura del libro di Sassetti, quindi, e' estremamente istruttiva. Speriamo che la nuova direttiva europea in materia di servizi d'investimento vada in questa direzione. ma qualcosa ci fa pensare che non sara' cosi'.

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