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Pianificazione Previdenziale: Inghilterra ed Italia a confronto
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Articolo di Lorenzo Gussoni
13 settembre 2006 0:00
 
Il sistema Previdenziale italiano sta subendo negli ultimi anni dei forti cambiamenti. Questo risulta indispensabile per poter garantire una copertura pensionistica alle future generazioni.
Non e' quindi l'idea di fondo sulla quale si discute ma la metodologia con la quale si tenta di attuarla.
Uno dei possibili scenari di questa riforma puo' portare l'Italia a ripetere l'esperienza inglese dove e' stato sviluppato, con due decenni di anticipo, il modello che ora si tenta di importare nel nostro paese.
A meta' degli anni '90, il sistema finanziario britannico fu sconvolto da un grande scandalo che investi' la finanza previdenziale. Tutte le principali compagnie di assicurazione britanniche furono coinvolte: Prudential, Pearl, Lloyds TSB, Legal&General, Abbey Life, Barclays, ecc, ma bisogna considerare che nel Regno Unito le assicurazioni hanno un ruolo preminente nella intermediazione finanziaria rispetto alle banche.
Oltre 700 mila lavoratori britannici furono convinti da agenti assicurativi e promotori ad abbandonare i piani pensionistici collettivi per sottoscrivere piani individuali pensionistici (PIP). Le nuove polizze erano caratterizzate da costi elevati e nascosti e dalla pesante penalizzazione prevista per coloro che non riuscivano a pagare regolarmente i premi. Un'indagine condotta nel 1997 mostro' che il 33% dei PIP erano stati abbandonati dopo 3 anni ed il 44% dopo 5 anni. In alcuni casi, a causa delle penali, i lavoratori non ricevevano nulla indietro dei versamenti fatti. I piani pensionistici collettivi abbandonati, in realta', erano piu' convenienti per i lavoratori ma i piani individuali vennero spinti dai venditori solo perche' erano maggiormente gravati di commissioni ed erano, quindi, piu' convenienti per loro.
Un'indagine condotta dalla FSE (allora SIB, la Consob Britannica) evidenzio' che le forze di vendita mentirono in maniera abbastanza sistematica sulla minore convenienza dei PIP rispetto ai piani pensionistici di categoria. Tra le categorie piu' colpite quelle dei minatori, degli insegnanti e delle infermiere. Alcune imprese si rivelarono conniventi in questa operazione per poter pagare meno contributi pensionistici e si difesero dicendo che non potevano consigliare i loro dipendenti per il meglio, in quanto non erano consulenti registrati e, se li avessero consigliati, avrebbero infranto la legge.
Al 2002 poco piu' di 400 mila lavoratori erano stati risarciti per i danni sofferti con 3,6 mld di sterline ma si stimo' che, alla fine, il risarcimento finale avrebbe potuto riguardare oltre 1 milione di lavoratori per un totale di 12 mld di sterline di risarcimento totale piu' 2 mld di sterline di costi amministrativi per gestire i risarcimenti stessi.
Studiosi dell'Universita' di Londra giunsero alla conclusione che i PIP britannici avessero svariati tipi di costi supplementari rispetto a quelli dei fondi comuni in cui investivano:
1. i costi amministrativi di piccoli versamenti mensili
2. le penali per coloro (numerosi) che interrompevano i pagamenti
3. i caricamenti
Gli studiosi stimarono che, mediamente, questi costi erodessero il 45% del valore del capitale che si sarebbe potuto ottenere investendo direttamente in un fondo.
A fine 2002 Tony Blair ha nominato una commissione di esperti con il compito di analizzare le prospettive del sistema e individuare percorsi di riforma.
Nell'ottobre 2004 la commissione Turner ha presentato il primo rapporto: secondo la stessa, per assicurare alle future generazioni di pensionati lo stesso tenore di vita delle attuali, la quota di PIL destinata alla previdenza dovra' crescere dal 10 al 15 % entro il 2005, altrimenti i futuri pensionati disporranno di trattamenti inferiori di un terzo rispetto ad oggi. Cio' porterebbe ad un aumento del numero di anziani poveri, gia' oggi piu' alto della media europea.
Il rapporto Turner ha fatto emergere 3 allarmanti criticita':
1- Gestione dei fondi di previdenza individuale: da un lato sono emersi numerosi casi di frode a seguito della liberalizzazione del settore agli inizi degli anni 90; dall'altro sono evidenti gli alti costi di gestione, che possono raggiungere valori pari al 20 - 30%
2- Passaggio da formule vantaggiose a prestazione definata a forme a contribuzione definita meno vantaggiose, soggette a rischi finanziari e demografici a carico dell'aderente
3- ASIMMETRIA INFORMATIVA, l'ampio numero di possibili alternative rappresenta un elemento positivo solo in via astratta: la commissione ha evidenziato come le scelte previdenziali siano spesso casuali ed erratiche con pesanti conseguenze per la consistenza e l'andamento dei risparmi pensionistici individuali.

L'Italia rischia di ripetere la triste esperienza inglese, con il passaggio dal sistema retributivo, il quale prevedeva una pensione commisurata agli ultimi stipendi del lavoratore, al sistema contributivo, che invece calcola il monte pensione in base ai versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa, i cittadini italiani sono chiamati a crearsi cio' che viene definita Pensione Integrativa.
Il lavoratore deve quindi farsi onere di gestire in modo piu' o meno autonomo la creazione del proprio monte pensione.
Spesso si sceglie di affidarsi ad un consulente per gestire al meglio questo delicato aspetto del proprio futuro.
Il requisito indispensabile e', pero', l'indipendenza del consulente.
Questa puo' essere valutata dal cliente tramite diversi indicatori:
- Il consulente non deve aver mandato da nessuna compagnia assicuratrice o bancaria. In questo caso la sua consulenza sarebbe finalizzata alla vendita dei prodotti della propria societa'.
-Il professionista deve essere pagato esclusivamente tramite parcella. In caso contrario si tratta di un venditore che riceve una commissione sui prodotti che vi sta indicando
-Il consulente deve assolutamente fornirmi un ventaglio di opzioni tra le quali scegliere. Questo garantisce che il consulente non abbia alcun tornaconto nel farvi acquistare un particolare prodotto.
In piu' e' essenziale che il Cliente conosca bene gli strumenti o i prodotti finanziari che decide di utilizzare per garantire la propria pensione. Molti di questi hanno elevati costi di entrata, o all'opposto altissimi costi di smobilizzo, nel caso il cliente abbia necessita' di utilizzare il capitale prima del tempo. Molti fondi presentano alti costi di gestione (anche nell'ordine del 4% annuo) o elevati caricamenti sui versamenti (anche nell'ordine del 90% sul primo versamento).
Queste caratteristiche vengono, purtroppo, taciute dai venditori e vengono scoperte troppo tardi dai risparmiatori.
 
 
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