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Piano strategico Poste Italiane. Risparmiatori: occhi molto aperti!
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Articolo di Alessandro Pedone
14 gennaio 2015 16:00
 
Il mese scorso l'amministratore delegato delle Poste Italiane, Francesco Caio, ha presentato – in pompa magna - il piano strategico per il 2020 con grandi paroloni e grandi progetti.
Dalla stampa leggiamo che uno degli obiettivi è quello di aumentare i ricavi e gli utili dal settore della vendita di strumenti finanziari ai propri clienti.
Si punterà sui cosiddetti fondi comuni di investimento flessibili, con la possibilità di un rendimento maggiore rispetto alle briciole dei titoli tradizionali.
 
Chi segue questo sito da più tempo, sa benissimo che questi fondi sono sostanzialmente un modo per drenare risparmio dalle mani dei risparmiatori alle mani degli intermediari finanziari. Le Poste, ormai da tempo, sono a tutti gli effetti degli intermediari finanziari con la caratteristica peculiare di avere un bacino di clientela vastissimo e spesso particolarmente poco preparato finanziariamente.
 
Da tempo conosciamo ormai i vari “giochetti” che le Poste stanno mettendo in campo per piazzare questi prodotti finanziari. Giochetti anche al limite della correttezza commerciale.
Trascriviamo di seguito un'esperienza di una cliente delle Poste per mettere in guardia i nostri lettori da questi comportamenti.
 
 
La scorsa settimana la mia amica M (non posso scrivere il nome, "c'è la privacy") riceve una cartolina gialla, simile a quegli avvisi di raccomandata che preannunciano una multa. A scriverle è Poste Italiane, che la invita a mettersi in contatto con l'ufficio postale di via Mauroner a Trieste per comunicazioni sul conto. La mia amica non possiede conti in banca o in posta e l'unico contatto con quell'ufficio postale è la cointestazione del conto su cui sua madre anziana e malata riceve la pensione. Chiama subito il numero indicato, ma l'addetta non può dirle niente al telefono perché l'argomento è complesso e "perché c'è la privacy", e la convoca nel suo ufficio il giorno seguente. Comprensibilmente preoccupata, la mia amica M insiste per tentare di farsi dire il motivo di tanta fretta e riservatezza, ma l'impiegata è irremovibile dietro ad un fermo "c'è la privacy".
 
Per presentarsi all'appuntamento prende tre ore di permesso non retribuito, due autobus per andare e due per tornare, quindi tutto a proprie spese, senza contare la notte insonne temendo che sua madre avesse combinato chissà cosa.
 
Il giorno seguente la mia amica M si presenta all'appuntamento con qualche minuto di anticipo. Dalla porta chiusa si sente distintamente l'impiegata parlare ad alta voce con una signora. Passano 5 minuti, la porta sempre chiusa, si parla di investimenti. 10 minuti, si aggiunge qualche persona in attesa, mentre l'impiegata propone alla signora le obbligazioni di Poste Italiane. 15 minuti, le persone in attesa vengono a conoscere l'esistenza delle obbligazioni "Strutturate" e quelle "Plain Vanilla". 20 minuti, oramai tutta la sala conosce i risparmi, gli investimenti e le disponibilità finanziarie della signora. 25 minuti, per la mia amica si è fatto tardi. Bussa, apre la porta, comunica che deve andare via, chiede se il motivo della convocazione siano le obbligazioni, ma la risposta è di nuovo l'argomento è complesso oltre che un oramai ridicolo "c'è la privacy" che fa scoppiare in una fragorosa risata tutta la sala. In compenso le viene proposto un nuovo appuntamento, che la mia amica rifiuta. Non saprà mai perché è stata convocata, anche se il sospetto delle obbligazioni è forte.
 
Nell'attesa di un improbabile commento da parte di Poste Italiane, qualche domanda è d'obbligo. Perché Poste Italiane usa questi sistemi per vendere i suoi prodotti? Quante persone ha abbindolato con queste obbligazioni che fanno guadagnare solo chi le vende? Quante ore fa sprecare alla gente con questi meschini stratagemmi? Forse perché i cittadini sono sudditi ed il loro tempo non vale niente? Infine: dov'è la privacy in quell'ufficio postale? La privacy si invoca solo quando si tratta di rompere le scatole alla gente? Chi sono i responsabili che hanno messo in piedi questa schifezza? Sono ancora al loro posto?
 
Purtroppo le Poste sono diventate ormai un supermercato che deve vendere quello che ha nello scaffale e lo fa con un po' tutti i mezzi possibili.
Nel campo finanziario, questo sistema è particolarmente pericoloso per i risparmiatori poiché spesso né chi fisicamente fa la vendita né – tantomeno – il cliente capisce esattamente l'oggetto della negoziazione.
Da parte nostra, noi ribadiamo il consiglio generale che diamo a tutti i clienti delle Poste. Gli unici strumenti che vale la pena di prendere in considerazione sono quelli emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, ovvero buoni postali fruttiferi e libretti postali. Col tempo, questi strumenti sono stati resi sempre meno attraenti e validi, ma restano strumenti molto semplici da capire, senza “fregature” nascoste, anche se poco remunerativi. Ma molto meglio di strumenti potenzialmente più remunerativi ma pieni di costi e di rischi non ben comprensibili e che quindi vanno a vantaggio più delle Poste che del risparmiatore.
 
Il “piano strategico” per il 2020 di Poste Italiane, quindi, implica un bel campanello d'allarme per i risparmiatori clienti delle Poste. E' molto probabile, se dalle parole si passerà ai fatti, che i clienti saranno sempre più sollecitati, anche con metodi poco ortodossi, e con “promesse” vane, a sottoscrivere prodotti finanziari poco efficienti, pieni di costi e di rischi che la maggioranza dei sottoscrittori non sarà in grado di comprendere pienamente. Occhio!
 
 
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