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Polizze unit-link
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Articolo di Matteo Arata
5 maggio 2003 0:00
 
Le polizze assicurative (di tipo misto o a capitale differito rivalutato) hanno rappresentato negli scorsi due decenni, per tantissimi italiani, il mezzo per accumulare capitali usufruendo della detraibilita' fiscale concessa dallo Stato per i versamenti fino a 2.500.000 lire annue.
Soprassediamo sul fatto che in realta' le assicurazioni sulla vita non sono investimenti finanziari (come sono stati venduti), ma un modo per trasferire il rischio demografico, e quindi il fatto che siano diventati una forma di "risparmio forzoso" e' una delle tante distorsioni del sistema finanziario italiano. Concentriamoci, invece, su di un problema piu' attuale che oggi interessa molte famiglie: molti contratti -quelli stipulati negli anni '80- stanno arrivando a scadenza e i sottoscrittori si ritrovano piccoli "gruzzoli"da investire e contemporaneamente una fortissima pressione da parte dei propri agenti assicurativi per sottoscrivere con questi soldi nuovi prodotti e continuare con i versamenti annuali.

I prodotti proposti sono di varie tipologie, ma tra questi e' molto gettonata una formula che riteniamo particolarmente penalizzante: le unit linked.

Vendute a parole dietro formule generiche come "piano pensionistico", "nuova formula di risparmio" o altro, si tratta in realta' di "scatole" inutilmente complesse create al fine di caricare il risparmiatore di costi e commissioni non direttamente visibili, ma che incidono in maniera diretta sulla performance dei propri capitali.

I livelli di costo sono solitamente tre:
Ø Caricamenti: su ogni versamento la compagnia trattiene una percentuale che puo' mediamente variare tra il 4% e il 15%: se ad esempio versate 1000 euro con un caricamento del 10% i soldi realmente investiti sono 900 euro.
Ø Commissione di gestione del fondo unit linked: mediamente si aggirano intorno all'0,8-1,5% annuo e vengono detratte dal rendimento del fondo. Questi fondi nella maggior parte dei casi non fanno altro che acquistare altri fondi.
Ø Commissioni e costi dei fondi acquistati dal fondo unit: possono variare moltissimo - tra lo 0,5% e il 2% annuo e rappresentano un altro costo che indirettamente viene messo in carico ai risparmiatori.

Il primo punto negativo a sfavore delle unit e' dunque quello dei pesanti costi: con i rendimenti dei titoli di Stato a livelli molto bassi questi costi praticamente si mangiano buona parte, se non tutti i rendimenti derivanti dall'investimento in obbligazioni governative. Il tutto, e' bene ricordarlo, unito al fatto che tali tipologie di polizze non godono piu' di nessun beneficio fiscale e pertanto il risparmiatore non puo' contare neppure su tale risparmio per bilanciare le commissioni pagate.

Il secondo punto a sfavore e' diretta conseguenza di questo: le compagnie per cercare di risolvere il problema dei rendimenti quasi nulli, hanno spostato parte degli investimenti su strumenti piu' rischiosi come le azioni: mentre le gestioni bancarie sono obbligate a darsi un benchmark e a specificare chiaramente la rischiosita' degli investimenti effettuati, le assicurazioni non hanno questo tipo di obblighi, e il risparmiatore puo' essere erroneamente portato a pensare di sottoscrivere prodotti senza rischi, quando invece la possibilita' di perdite esiste in maniera concreta.

Pertanto, ribadiamo che e' buona norma cercare di investire i propri risparmi in prodotti quanto piu' semplici possibile e che il risparmiatore comprenda in pieno: titoli di Stato e buoni postali, danno sicuramente la possibilita' di conservare senza nessun rischio e in maniera efficiente i propri risparmi in previsione di una vecchiaia serena, e di averne piena disponibilita' in ogni momento.
 
 
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