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La radice dei problemi economici-finanziari
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Articolo di Alessandro Pedone
23 novembre 2011 15:55
 
L'epoca che stiamo vivendo ci mostra che il sistema finanziario mondiale è “malato” di una qualche forma di malattia cronica. In altre occasioni abbiamo affrontato le questioni dell'eccessiva “finanziarizzazione” dell'economia, del problema dei derivati, ecc. Tutte questioni corrette e dibattute.
Esiste però un problema che sta ancora più alla radice di questi aspetti ed è quello della moneta. Ogni volta che affronto l'argomento della moneta con interlocutori anche presumibilmente preparati (economisti, esperti di finanza, ecc.) resto stupito di quanto poco sappiano di questo tema.
Non molti, ad esempio, sanno che la maggior parte della massa monetaria in circolazione è creata dalle banche attraverso la riserva frazionaria. Le banconote in circolazione, stampate dalle banche centrali, rappresentano una percentuale trascurabile della massa monetaria (sebbene importante perché ha una velocità di circolazione molto elevata). La maggior parte delle persone ritengono che quando si va ad accendere un mutuo presso una banca, quest'ultima ci presti dei soldi che ha ricevuto da altri clienti. Rimangono stupidi quando si spiega che per la massima parte la banca presta dei soldi che non ha. Semplicemente li crea dal nulla! Ci sono perfino persone che continuano a pensare che il denaro è convertibile in oro presso la Banca d'Italia! Senza arrivare a questi eccessi, l'ignoranza sulla creazione e gestione del denaro e sulla funzione che questo ricopre nell'economia è davvero grande.

Su internet si è diffusa un'ampia letteratura di “controinformazione” sul tema del “signoraggio”. Molta parte di questa “controinformazione” mischia insieme a molte cose corrette delle assurde tesi “complottiste” in base alle quale - ad esempio -  qualche banchiere si arricchirebbe personalmente attraverso il signoraggio spostando soldi (i proventi del signoraggio) nei paradisi fiscali (è vero invece che molti banchieri si arricchiscono ingustamente attraverso le assurdità di questo sistema finanziario, che è in piedi anche grazie all'attuale modello di moneta, ma questa è cosa diversa).
Dall'altro lato, altri siti internet propongono tesi economiche più che note agli economisti (come la Scuola Economica Austriaca) come verità rivelate in grado di risolvere tutti i problemi economici del mondo semplicemente ritornando al Gold Standard.

L'uno e l'altro caso sono esempi di informazioni forvianti sulla moneta. La maggior parte delle persone però, semplicemente non sa nulla del funzionamento della moneta.

Non molto tempo fa ho scritto un articolo sul problema della grecia prefigurando una via d'uscita basata su una ipotetica nuova moneta decrementale (che ho chiamato GEM, Greek Electronic Money) da affiancare all'Euro. A giudicare da alcuni commenti, ed alcune email che mi sono arrivate, il tema ha suscitato curiosità ed anche alcune obiezioni che meritano degli approfondimenti.

Fino ad oggi ho pensato che la questione della moneta fosse troppo teorica per essere gradita dai lettori di Aduc Investire Informati, i quali, giustamente, si attendono articoli più pratici sui temi del risparmio e dell'investimento. Il periodo particolarmente difficile che viviamo, però, c'ha fatto virare sempre di più su articoli relativi ai problemi strutturali dell'economia e della finanza – poiché oggi questi sono i temi centrali – e quindi ho pensato di dedicare un articolo alle questioni relativi alla moneta, ed in particolare al sogno di una moneta decrementale.

Dal baratto alla moneta

Una delle radici dei problemi dell'economia (e poi anche della finanza) riguarda un errore madornale nella moneta così come è giunta a noi dall'evoluzione secolare. La moneta che tutti conosciamo racchiude in sé due funzioni incompatibili: è un mezzo di scambio, ma anche un mezzo di accumulo/investimento. Per comprendere il problema dobbiamo andare un po' indietro nel tempo.

Agli albori dei tempi la moneta non esisteva e si praticava il baratto (1). La caratteristica del baratto è che se vuoi vendere qualcosa deve essere disposto anche a comprare qualcos'altro. Nell'economia del baratto non può esistere una vendita alla quale non sia abbinato anche un acquisto. Tenete in mente questo aspetto perché è centrale.

Il baratto era adeguato ad un'economia nella quale la maggior parte dei beni necessari era auto-prodotta. Con la progressiva introduzione della specializzazione del lavoro, la quantità di beni auto-prodotti è diventata praticamente insignificante e si è reso necessario un mezzo di scambio universalmente riconosciuto. Inizialmente si sono utilizzate merci come il sale o i metalli preziosi.

Per molto tempo si è pensato che il valore intrinseco di queste merci fosse un elemento indispensabile affinché potessero fungere da mezzo di scambio. D'altra parte l'abitudine era di scambiare merci per merci. Per questo i metalli preziosi sono stati il mezzo principale per fungere da moneta-merce. Oggi sappiamo, per esperienza diretta, che la moneta non deve possedere un valore intrinseco per essere scambiata. E' sufficiente che sia legalmente valida e quindi accetta da tutti (come la moneta che oggi tutti utilizziamo). Oggi non abbiamo più una moneta-merce bensì una moneta che è semplicemente rappresentativa di un credito nei confronti di un istituto emittente che crea la moneta (per la maggior parte in formato elettronico) sulla base di una minima frazione del proprio capitale, in altre parole, dal nulla.

Gli scambi “merce contro moneta” sono profondamente diversi dagli scambi “merce contro merce”. Nel secondo caso, infatti, come abbiamo visto, ad ogni vendita corrisponde istantaneamente un acquisto (e viceversa), mentre nello scambio merce contro moneta, chi riceve la moneta può decidere se e quando fare a sua volta un acquisto. Qui nasce un grande problema per l'economia. L'accumulo di moneta (in particolare quello non finalizzato a creare nuovi mezzi di produzione, come gli investimenti) è una delle cause principali degli sfasamenti dell'economia.

Il problema nasce dalla caratteristiche della nostra moneta, eredità dei metalli preziosi. La moneta è senza alcun dubbio preferibile alla merce. C'è una disparità fra chi possiede moneta e chi possiede merce. Quest'ultimo infatti ha la necessità di liberarsi della propria merce poiché non venderla ha sempre un costo (deperisce, passa di moda, costa immagazzinarla, ecc.). Mantenere la moneta, invece, non solo non costa nulla, ma spesso può anche rendere un tasso d'interesse. Chi ha la moneta può scegliere di dilazionare l'acquisto senza costi percepibili. Chi ha la merce, invece, è costretto ad abbassare il prezzo pur di liberarsi della merce.

Questo può apparire un vantaggio a molti. Peggio per il commerciante! Ma questa è una visione miope. Tutti noi siamo sempre contemporaneamente – in maniera diretta o indiretta – acquirenti di qualcosa e venditori di qualcos'altro. Se la moneta circolasse come dovrebbe, priva del privilegio che ha sopra la merce, tutti ne ricaveremmo un enorme vantaggio. Qualunque sia il nostro lavoro noi vendiamo – direttamente o indirettamente – qualcosa a qualcuno. Che sia il nostro tempo o direttamente una merce, noi ci procuriamo denaro vendendo qualcosa a qualcuno. Se la moneta circola con difficoltà ecco che ne risentiremo direttamente anche noi.

Moneta decrementale: separazione fra mezzo di scambio e mezzo di accumulo

Qual è la soluzione a questo problema? Una moneta il cui accumulo sia costoso così come è costoso accumulare merci. Questo si può realizzare applicando un interesse negativo. E' il concetto di moneta decrementale teorizzato dal grande economista tedesco Silvio Gesell e applicato con grande successo in alcune realtà locali. La moneta decrementale (o Moneta Franca, come la chiamava Gesell, poiché il suo modello prevedeva l'affrancatura delle bancone per mantenerne la validità) perde valore con il passare del tempo. Ipotizziamo ad esempio un tasso di decremento del 5% all'anno. Per evitare la perdita di valore le persone hanno due modi:

  1. acquistano la merce di cui necessitano oppure

  2. investono il denaro in eccesso in attività produttive (titoli di stato, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.)

Una moneta decrementale sfavorirebbe il risparmio? Genererebbe un'economia trainata esclusivamente sui consumi e non sugli investimenti?

Si potrebbe pensare che poiché le persone sarebbero incentivate a scambiare il denaro il più velocemente possibile non rimarrebbe denaro da impiegare per i risparmi e quindi per gli investimenti produttivi. Non è così. La scelta fra acquistare o risparmiare è indifferente rispetto al problema della “deperibilità” della moneta e dipende quindi dalla propensione individuale.

Uno dei grandi vantaggi della moneta decrementale è proprio quello di rendere disponibili una grande massa di denaro per gli investimenti a costi estremamente contenuti tendenti allo zero.

In un contesto nel quale la moneta, se non investita e scambiata, perde un 5% del suo valore all'anno, è evidente che il risparmiatore accetta di investire il proprio denaro anche con un interesse prossimo allo zero, poiché riavere il 100% del suo capitale in una data futura è già una cosa più che auspicabile. Naturalmente anche gli utili delle imprese sarebbero utilizzati per gli investimenti. Nel caso – assurdo – nel quale tutti i privati decidessero di non risparmiare ma di scambiare moneta contro merce, ciò significherebbe che le imprese sarebbero inondate di denaro che produrrebbero utili i quali sarebbero destinati, ovviamente – in ultima analisi – ad investire nell'azienda. Questo è un caso estremo e irrealizzabile, in realtà, l'aspirazione a risparmiare per il futuro non verrebbe certo meno con la moneta decrementale. La moneta decrementale porterebbe semplicemente gli interessi sul denaro accumulato prossimi allo zero.

Questo potrebbe essere visto come una diminutio per i risparmiatori ma – ancora una volta – si tratta di una visione miope. Gli interessi che i risparmiatori percepiscono sulla moneta accumulata (trascurando in questa sede un aspetto fondamentale, ovvero che il sistema finanziario usa i guadagni finanziari come specchietti per le allodole, poiché la stragrande maggioranza degli investitori perde soldi investendoli finanziariamente invece che guadagnarli) non sono altro che una parte dei maggiori costi che gli stessi devono pagare per le merci che andranno a comprare in futuro. Evitare che il denaro deperisca, in un contesto di moneta decrementale, è già un eccellente “guadagno”.

Una moneta che perde valore se non utilizzata crea una divisione tra la funzione di scambio e quella di accumulo. La moneta, in forma pura, non può essere accumulata. Per poter avere la ragionevole garanzia di disporre di una certa quantità di moneta in futuro è necessario convertirla in qualche forma di investimento finanziario. Non essendoci più l'alternativa di accumulare la moneta senza trasformarla in investimenti e non essendoci più il “miraggio” degli interessi le forme di investimento finanziario potrebbero essere decisamente semplificate e si potrebbe renderle molto più dirette agli investimenti produttivi di quanto non lo siano oggi.

La separazione fra moneta per gli scambi e moneta per l'accumulo risolverebbe alla radice il cuore del problema dell'attuale crisi finanziaria che consiste esattamente nell'eccessiva finanziarizzazione dell'economia.

 

Note
(1) Il fatto che il baratto preceda la moneta è una "semplificazione" della realtà, per non dire un mito, presente in pratica in tutti i libri di economia che si studiano nelle scuole.  E' un mito che viene direttamente dal fondatore dell'Economia, Adam Smith. Gli antropologi non hanno mai incontrato una società fondata sul baratto e nella storia non ci sono tracce di società che praticassero frequentemente il baratto. Caroline Humphrey, dell'Università di Cambridge, ha scritto uno dei testi più importanti sul baratto (Barter, Exchange and Value, 1992 Stephen Hugh-Jones e Caroline Humphrey) nel quale sostiene chiaramente che: «Nessun esempio di un'economia del baratto, pura e semplice, è mai stato descritto, per non parlare poi del fatto che dal baratto sia nato il denaro. La letteratura etnografica disponibile suggerisce che non è mai esistito un fenomeno del genere». Il baratto, fondamentalmente, si praticava (ed in alcune tribù aborigene si pratica tutt'ora) fra persone estranee. All'interno della comunità, prima del denaro, esistevano forme di debito/credito, poi forme di contabilizzazione/compensazione di crediti/debiti che era una forma di denaro. Molto conosciute sono le registrazioni ai tempi dei sumeri. Poi sono nate le monete (spesso si tende a far coincidere il concetto di denaro con quello di conio) e solo dopo è nato il baratto. Ma, in questo articolo, ci atteniamo alla "storia comune" perché introdurre troppi concetti nuovi crea confusione. Ai fini di questo articolo il fatto che all'inizio ci fosse il baratto o uno schema di compensazione di crediti/debiti non è molto significativo. 

 

 
 
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