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Il rapporto "Bondi" sulle complicita' delle banche internazionali: il Financial Times anticipa alcuni contenuti
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27 luglio 2004 0:00
 
Secondo il Financial Times, Bondi dovrebbe inviare al governo italiano, la prossima settimana, un rapporto sulla complicita' delle banche internazionali che per anni avrebbero sostenuto la Parmalat con miliardi di euro anche quando il gruppo alimentare era in guai finanziari e compiva ogni sorta di irregolarita' finanziaria
. "Un continuo afflusso di risorse finanziarie ha costituito la condizione necessaria per mantenere in piedi il gruppo ben oltre la sua naturale capacita' di sopravvivenza. Queste risorse furono fornite direttamente dalle banche, o attraverso queste, tramite veicoli creati a questo scopo dalla Parmalat all'estero, spesso in paradisi fiscali", e' scritto nel rapporto di cui il Financial Times e' entrato in possesso.
"Banche straniere e banche di investimento hanno usato le leggi particolari dei cosi' detti paradisi fiscali per piazzare i bond. Queste banche hanno direttamente fornito le risorse finanziarie attraverso prodotti finanziari strutturati che, di fatto, hanno contribuito alla falsa rappresentazione nei conti del gruppo della situazione economica e finanziaria". Secondo quanto riferisce il quotidiano economico di Londra, Bondi valuta che Parmalat direttamente o indirettamente ha ottenuto 13,2 miliardi di euro dalle banche fra il 31 dicembre del 1998 e il 31 dicembre del 2003. Le banche internazionali hanno fornito l'80% dei fondi ed il resto e' venuto dagli italiani. Durante quel periodo Parmalat genero' solo un miliardo di euro in flusso di cassa lordo. Parmalat avrebbe speso circa 5,4 miliardi di euro in acquisizioni ed altri investimenti, 2,8 miliardi di euro in commissioni alle banche, 2,5 miliardi in pagamenti ai titolari di obbligazioni, 900 milioni in tasse e 300 milioni in dividendi. I rimanenti 2,3 miliardi sono apparentemente stati distratti per altri scopi, compreso il finanziamento dell'impresa turistica della famiglia Tanzi. "Nel tentativo di occultare il suo stato di insolvenza, Parmalat si e' invischiata in sempre piu' costose operazioni finanziarie su larga scala", si legge nel rapporto che, non muove critiche a singole banche.
Il rapporto Bondi suggerisce che "fin dal 1997, le informazioni sulla vera condizione di Parmalat erano sufficienti per consentire all'intera comunita' finanziaria di realizzare che la compagnia era nei guai. La Parmalat avrebbe potuto crollare nel 1997-98 e lo scandalo sarebbe costato meno soldi agli investitori".
Tra le banche straniere ad avere sottoscritto debiti Parmalat dal 1990 al 2003 spiccano JP Morgan Chase con un pacchetto da 1,7 miliardi di euro, Morgan Stanley (853 milioni di euro) e Merrill Lynch (841 milioni di euro).

Nel frattempo il piano Bondi riceve il via libera da Marzano
Fra le modifiche imposte dal Ministro delle Attivita' Produttive c'e' l'innalzamento della soglia per l'assegnazione dei warrant da 500 a 650 azioni.
Agli azionisti della nuova Parmalat andranno, sotto forma di dividendi, il 50% degli utili distribuibili per i prossimi 15 bilanci d'esercizio comprensivi dei proventi generati dalle azioni revocatorie e risarcitorie.
Si tratta di attenzioni agli obbligazionisti, prevalentemente di facciata, che non cambiano la situazione.
Sul fronte del governo della societa' e' stato deciso un regime transitorio di 12 mesi. Il consiglio di amministrazione sara' composto da 3 componenti con pieni poteri per il presidente fino all'assemblea successiva all'approvazione del concordato.
Quindi il consiglio sara' costituito da almeno 7 componenti, di cui 3 indipendenti e restera' in carica fino a che la Fondazione creditori non avra' distribuito ai creditori stessi una percentuale pari ad almeno il 50,1% del capitale, per essere rinnovato dall'assemblea secondo le norme statutarie.

Class Action: la via maestra per ottenere risarcimenti
Il rapporto Bondi sembra andare nella direzione che l'Aduc ha intrapreso sin dai primi momenti dello scoppio del caso Parmalat.
Avevamo compreso per primi che trattandosi di un caso internazionale la via del risarcimento dei creditori doveva passare per gli Stati Uniti. Sia perche' buona parte delle connivenze portavano la firma di banca internazionali, sia perche' il sistema giudiziario e' immensamente piu' efficiente di quello italiano.
La class action e' stata approvata e tutti gli italiani potranno partecipare al riparto dei risarcimenti ottenuti senza bisogno di anticipare un euro di spese (per chi ancora ha dubbi sulla class action Parmalat puo' leggere qui: "clicca qui
Gli elementi di accusa in capo alle banche internazionali si fanno sempre piu' concreti, tutto questo non puo' che essere visto come un fatto positivo per i risparmiatori coinvolti in questa truffa, in particolare per gli azionisti che sono gli investitori maggiormente penalizzati e che al momento hanno solo la class action come speranza per avere un seppur parziale rimborso del danno.
 
 
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