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Riconfigurare il portafoglio finanziario in seguito ad un disinvestimento
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Articolo 
23 luglio 2004 0:00
 
Riceviamo questa interessante domanda da un lettore:

Gentile Aduc
devo disinvestire per una necessita' che si presentera' a Settembre una parte consistente del mio patrimonio investito in fondi. Per creare un nuovo assetto di portafoglio quali sono i criteri che conviene adottare? Ricreare lo stesso portafoglio con gli stessi pesi? Vendere quei fondi che sono in positivo? Non vendere quelli in cui si e' in perdita? Vendere i fondi obbligazionari? Vendere quelli azionari?
RingraziandoVi sin d'ora della vostra gentilezza Vi saluto cordialmente

Richieste del genere dimostrano come la pianificazione finanziaria, in questo Paese, sia pressoche' sconosciuta.
Si continua a commettere l'errore, grazie anche all'assenza della vera consulenza finanziaria sia da parte della banca che dei promotori finanziari, di acquistare e vendere strumenti finanziari senza avere un progetto d'investimento, degli obiettivi finanziari.
Su questo sito abbiamo pubblicato diversi articolo su questo argomento. Segnalo in particolare i seguenti che e' sempre molto utile rileggersi:
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La lettura di questi articoli, da sola, dovrebbe essere in grado di rispondere alle domande del lettore. Vogliamo comunque ribadire alcuni concetti ed aggiungere qualche altra osservazione.

Quali sono gli obiettivi d'investimento?
Il lettore domanda se vendere l'azionario, l'obbligazionario oppure ripartire il portafoglio come e' adesso. Cio' che non si conosce (molto probabilmente perche' neppure lui ci ha mai riflettuto) e': cosa intende fare il lettore con il resto dei suoi soldi.
Gli investitori non professionisti, di solito, danno per scontato che lo scopo dell'investimento sia quello di guadagnare "il massimo possibile".
Se devo disinvestire una parte del mio portafoglio, la domanda e' cosa conviene fare "in questo momento", sottintendendo "al fine di massimizzare il guadagno".
E' una impostazione assolutamente sbagliata.
I risparmiatori devono abituarsi a basare le scelte d'investimento prevalentemente sugli obiettivi finanziari. Spesso questi obiettivi non si riescono a definire perche' non siamo abituati a rifletterci, ma una volta compresa l'ultilita' di questo processo si potra' vedere come sia assolutamente logico e soddisfacente. Proviamo a fare qualche ipotesi nel caso del nostro amico lettore...

Reddito e capacita' di risparmio
Una prima considerazione importante che tutti i risparmiatori devono fare riguarda il proprio reddito e la capacita' di risparmio. "Quanto riesco a mettere da parte, mediamente, ogni mese?"
E' evidente che questo incide in maniera drastica sulle scelte d'investimento. Se la mia capacita' di risparmio e' molto consistente, in rapporto al complesso del portafoglio, potro' fare delle scelte che puntano ad un maggior rendimento con un propensione verso gli strumenti finanziari tipicamente di lungo termine (azionario, fondi chiusi, obbligazioni a lungo termine.).
Viceversa, se la mia capacita' di risparmio e' scarsa, e' piu' probabile che il mio portafoglio finanziario debba svolgere la principale funzione di "riserva" con una maggiore propensione per gli strumenti che proteggono il patrimonio dalla perdita del potere di acquisto. Allora entrano in gioco strumenti facilmente liquidabili come i fondi monetari, i depositi, le obbligazioni governative ed i buoni postali fruttiferi.
Nel caso del nostro amico lettore c'e' da dire in primo luogo che se avesse fatto una buona pianificazione finanziaria, molto probabilmente saprebbe di gia' cosa vendere perche' ogni strumento finanziario avrebbe avuto la sua funzione specifica e ci sarebbe stata quindi la parte di portafoglio destinata alla riserva per l'acquisto importante che deve fare a Settembre e quindi il problema non si porrebbe.
Detto questo, se ipotizziamo che la sua capacita' di risparmio e' bassa forse sarebbe preferibile disinvestire anche parte dell'azionario puntando a ricostruire, post-disinvestimento, l'attuale composizione del portafoglio.
Viceversa, se ha una buona capacita' di risparmio, potrebbe disinvestire dalla componente obbligazionaria ricostruendola gradualmente con il suo risparmio.
Si tratta, evidentemente, solo di ipotesi di scuola, non di consigli diretti all'amico lettore, poiche' per dare reali consigli e' necessario conoscere il complesso della sua situazione.

Propensione al rischio e conoscenza degli strumenti finanziari
Per assumersi rischi finanziari e' necessario:
- aver il necessario atteggiamento psicologico
- avere la capacita' economica per farlo senza andare pregiudicare i propri obiettivi primari nel caso in cui il rischio si traducesse in perdita reale
- avere le giuste conoscenza dello strumento finanziario selezionato per non essere colto di sorpresa e fare scelte sbagliate sull'onda emotiva".

E' evidente come le tre cose siano l'una legata all'altra.
Piu' si conoscono gli strumenti finanziari e piu' si ha il giusto atteggiamento psicologico per assumersi rischi calcolati. Piu' si ha la possibilita' economica di assumersi rischi finanziari e piu' aumenta la propensione a farlo.
Tornando al nostro amico lettore, ci si potrebbe domandare:
- da quanto temo (ed a che livello) conosce gli strumenti finanziari che utilizza?
- qual e' la sua capacita di assumere rischi finanziari?

Nel caso in cui ci trovassimo davanti un risparmiatore, giovane, con una buona conoscenza degli strumenti finanziari, un buon capitale a disposizione (anche post-disinvestimento) ed una buona capacita' di risparmio, potrebbe essere ragionevole anche non toccare la componente azionaria per il suo disinvestimento.
Da questa analisi, magari, si potrebbe invece scoprire che l'attuale componente azionaria e' troppo elevata per la sua propensione al rischio e magari diminuendo drasticamente il suo capitale finanziario, a causa del disinvestimento, sarebbe piu' opportuno ridurre fortemente la componente rischiosa.

Diversificare, diversificare ed ancora diversificare.
L'importanza della diversificazione non sara' mai sufficientemente messa in rilievo e, purtroppo, non e' quasi mai compresa dai risparmiatori ed ancora meno attuata.
Comprare il fondo azionario europeo della banca X e poi quello della banca Y non significa certo diversificare. Cosi' come diversificare non significa "comprare il maggior numero di strumenti possibile"
Ci sono due forme di diversificazione molto diverse l'una dall'altra ed entrambe formidabilmente utili: diversificazione qualitativa e diversificazione numerica.
In primo luogo e' necessario diversificare le "fonti" di rendimento del portafoglio. Dobbiamo cioe' mettere in portafoglio strumenti il cui rendimento e' il prodotto di motivazioni economiche diverse.
I profitti aziendali sono la ragione economica per la quale le azioni rendono. La dinamica dei tassi di interesse e' la ragione per la quale le obbligazioni rendono. La dinamica del mercato immobiliare e gli affitti sono le ragioni per le quali gli immobili rendono. E cosi' via...
In primo luogo, quindi, e' necessario cercare di introdurre il maggior numero di "drivers" di rendimento nel portafoglio in modo da non essere spiazzati quando una tipologia d'investimento sta attraversando un brutto periodo.
Ipotizziamo di aver deciso di introdurre in portafoglio una certa quantita' di obbligazioni corporate (la categoria d'investimento tristemente famosa per i casi Cirio, Parmalat, Giacobelli, ecc. ecc.). A questo punto entra in gioco la diversificazione qualitativa. La regola "aurea", in questo caso e' la seguente: nessun singolo titolo puo' pesare in portafoglio per piu' di un 2%. Questa regola puo' essere derogata nel caso dei titoli di stato (di paesi area euro, ovviamente).
Se il capitale a disposizione e' tale da non permetterci di acquistare decine di titoli, si puo' procedere attraverso un fondo, molto meglio se un fondo a gestione indicizzata come gli ETF.
Nel caso dei corporate bond, ad esempio, si potrebbe acquistare l'ETF Iboxx Eur Liquid Corporates che permette di diversificare in 40 titoli corporate con un solo acquisto. .
Nel caso del nostro amico lettore, questo grosso disinvestimento potrebbe essere l'occasione giusta per valutare la qualita' della diversificazione del suo portafoglio.
Qualora si trattasse di un portafoglio di titoli, e' possibile che il disinvestimento comporti una concentrazione di rischi su pochi titoli. In questo caso sarebbe opportuno vendere tutto il comparto ed acquistare per la componente residua, post investimento, dei fondi al posto di titoli (facendo sempre molta attenzione ai costi e preferendo, lo ribadiamo, quelli indicizzati).

Efficienza degli strumenti
Un portafoglio ottimamente progettato puo' essere un pessimo portafoglio se la diversificazione e' attuata attraverso strumenti finanziari non efficienti perche' troppo costosi.
Stendiamo un velo pietoso sulle obbligazioni strutturate, sulle polizze index e/o unit linked (dette anche "fregatur-linked") che sono veri e propri furti legalizzati.
Anche senza arrivare a questi estremi (purtroppo diffusissimi) la maggioranza dei fondi comuni d'investimento sono tutto fuorche' efficienti.
Prendiamo ad esempio i fondi comuni di tipo obbligazionario che hanno costi annui di gestione anche superiori all'1-1,5% all'anno. Magari e' giusto inserire in portafoglio una componente obbligazionaria, ma se al rendimento medio atteso di questa componente togliamo oltre l'1% all'anno di costi e' ovvio che tanto vale tenere la liquidita' in portafoglio.

Massimizzare il rendimento
Se un comune risparmiatore riesce ad evitare gli errori classici commessi dalla maggioranza dei risparmiatori puo' dirsi gia' ampiamente soddisfatto.
Mediamente, i risparmiatori ottengono un rendimento medio inferiore di circa un terzo rispetto a quello del mercato di riferimento a causa di errori tipici come l'utilizzo di strumenti non efficienti e/o l'acquisto/vendita in momenti del tutto sbagliati.
Di solito, quindi, il comune risparmiatore dovrebbe concentrarsi piu' nell'evitare gli errori che non nel massimizzare il rendimento atteso del proprio portafoglio finanziario.
Per coloro che invece hanno un patrimonio molto rilevante puo' essere utile rivolgersi ad un consulente finanziario indipendente che abbia l'esperienza e la preparazione non solo per evitare gli errori, ma anche per ottimizzare il portafoglio in base alle propria specifica situazione finanziaria.
 
 
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