testata ADUC
La scalata Antonveneta, il caso Sentance e la coscienza collettiva assonnata
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Paolo Sassetti *
19 luglio 2006 0:00
 
Da anni mi interesso al tema degli analisti finanziari "dimissionati" dai loro datori di lavoro per aver espresso opinioni scomode, ufficialmente perche' non autorizzate, su societa' quotate. Pur essendo io stesso un analista finanziario, non lo considero un tema di tipo "corporativo", bensi' una questione che rientra nel piu' ampio tema della liberta' di giudizio che riguarda piu' frequentemente altre categorie professionali, in particolare i giornalisti, ma che investe anche gli analisti finanziari. Non e' un tema corporativo perche' esiste un interesse collettivo alla preservazione della liberta' di giudizio degli analisti finanziari, che si sostanzia nella maggiore trasparenza e nella maggiore efficienza informativa dei mercati finanziari. E' un interesse collettivo che investe la salvaguardia del risparmio dalle incursioni borsaiole di cui e' periodicamente vittima.
Ogni volta che un analista finanziario viene "dimissionato" a seguito delle sue opinioni critiche e l'evento viene considerato come "normale" od ineluttabile dalla comunita' finanziaria, la liberta' di giudizio di tutti gli analisti finanziari viene in qualche modo intimidita e limitata ed i mercati finanziari diventano un po' meno trasparenti ed un po' meno efficienti: e' una sconfitta per il modello ideale di trasparenza ed efficienza dei mercati finanziari. Quando, poi, l'analista dimissionato si e' rivelato persino preveggente nei suoi rilievi critici, e' lecito temere che il suo dimissionamento abbia solo fatto da contorno a questioni piu' gravi sulle quali la Magistratura stessa finisce per indagare.
Su questo tema degli analisti dimissionati recensii nel 1997 il libro Accounting for Growth (trad. Contabilita' per la crescita, edizioni de Il Sole 24 Ore, prefazione di Marco Vitale) per la cui pubblicazione Terry Smith, allora capo analista finanziario di UBS Phillips & Drew a Londra, era stato licenziato dal suo datore di lavoro. Nel suo libro Terry Smith aveva descritto gli artifici contabili che, seppur formalmente leciti, molte societa' quotate alla borsa di Londra avevano adottato per migliorare l'"estetica" dei loro risultati di bilancio. Alcune di queste societa' erano clienti di UBS Phillips & Drew ed ottennero la testa di Terry Smith. Terry Smith, tuttavia, con tutta probabilita' ottenne un pingue risarcimento. Il caso rimase a lungo al centro del dibattito nella City di Londra sulla liberta' degli analisti finanziari di scrivere studi societari imparziali, il Financial Times lo commento' a piu' riprese.
Nel 2002 pubblicai il libro Investire controcorrente (Franco Angeli) ed il suo primo capitolo fu dedicato alle storie parallele di altri due licenziati, Dan Scotto e Chung Wu. Dan Scotto era un analista finanziario della BNP Paribas di New York che era stato licenziato per aver scritto un report intitolato "Enron sotto pressione e senza via di uscita" tre mesi prima che il titolo crollasse in borsa e ne fossero scoperti gli imbrogli contabili. Dan Scotto era uno dei pochissimi analisti finanziari (forse l'unico) che aveva avuto il coraggio di esprimere un'opinione controcorrente su Enron, la quale era considerata un vero astro nascente, quindi intoccabile, nel panorama energetico statunitense. Infatti, poco prima del crollo della societa', mentre Dan Scotto esprimeva una dura opinione critica sulla gestione societaria, la maggior parte degli analisti finanziari statunitensi si attardava ancora su valutazioni di "buy". Paradossalmente (ma non troppo .) l'unico analista finanziario ad essere licenziato fu proprio quello che aveva visto giusto ed aveva avuto il coraggio di esprimere la sua opinione senza riserve.
Chung Wu era un private banker della societa' d'investimento Paine Webber che si era accorto che alcuni top manager di Enron stavano vendendo le loro azioni nella societa' ed aveva consigliato i suoi clienti di fare altrettanto. Enron era cliente di Paine Webber ma, tra la lealta' aziendale ad Enron e quella professionale dovuta ai clienti privati, Chung Wu aveva semplicemente scelto la verita' ed aveva optato per i clienti. Fu licenziato in poche ore (questi scritti su questi due casi sono inclusi nel mio cd Judo Finanziario).
Tenendo presenti i casi esteri citati, e' istruttivo rivisitare il caso di Andrew Sentance, un analista finanziario britannico che lavorava per il Gruppo Banca Sella e che fu "dimissionato" dopo aver pubblicato un report assai critico sulla Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani. Di questo caso si parlo' brevemente sulla stampa nazionale, poi cadde rapidamente nell'oblio della coscienza collettiva. Riesaminarlo a posteriori, alla luce dei primi punti fermi conseguiti dalle indagini condotte dalla Magistratura, e' un esercizio istruttivo.
Per completezza d'informazione, va precisato che il Gruppo Banca Sella rinunzio' alle prestazioni di Andrew Sentance dopo che questi aveva scritto tale report sulla Banca Popolare di Lodi e che un giudizio civile e' attualmente in corso presso il Tribunale di Milano per accertare la giustificatezza del rapporto di causa ed effetto tra questi due eventi (pubblicazione del report e dimissionamento). Comunque, mentre attendiamo fiduciosi il responso della Giustizia civile, cui certamente nessun opinionista puo' sostituirsi, possiamo collocare al giusto posto alcuni tasselli del puzzle degli eventi che si intrecciarono con la vicenda di Andrew Sentance.

Quando un analista finanziario viene licenziato, non e' mai per incompetenza, semmai e' per eccesso di schiettezza. Tipicamente perche' ha espresso opinioni che mettono in guardia il mercato da investimenti arrischiati e che, al tempo stesso, in qualche modo disturbano qualche societa' quotata. La giustificazione ufficiale addotta per il licenziamento, tuttavia, ovviamente non puo' mai essere brutalmente questa, ma formalmente e' sempre di natura formalmente disciplinare, l'aver infranto qualche regolamento interno alla banca od al broker presso cui l'analista lavora.
Analogamente ai casi esteri citati, la Banca Popolare di Lodi si avvaleva dei servizi del Gruppo Sella come intermediario per talune compravendite azionarie e, quindi, rappresentava un cliente istituzionale per il Gruppo Sella. Il parallelismo coi casi esteri, in realta', e' triplice: risiede nel fatto che (1) le osservazioni di Sentance si erano appuntate sul bilancio di un cliente del gruppo bancario per cui lavorava, che (2) questo cliente aveva problemi di bilancio reali e non fittizi o semplicemente immaginati dall'analista finanziario che li aveva segnalati e che (3) la risoluzione del rapporto di collaborazione tra banca ed analista fu giustificata da ragioni di tipo disciplinare. In particolare, Sentance aveva rilevato che svariate partecipazioni della Banca Popolare di Lodi erano sopravvalutate a bilancio e che la redditivita' della banca si manteneva su livelli estremamente bassi, il che rivelava grande inefficienza gestionale. Alcuni di questi erano rilievi largamente noti nella comunita' finanziaria, ma Andrew Sentance per primo li aveva dettagliati per iscritto.
La rivisitazione del caso Sentance e' agevolata da un inedito documento filmato che oggi e' disponibile, dopo essere rimasto a lungo nel cassetto di una scrivania: un servizio, predisposto per la televisione da due reporter specializzati in inchieste finanziarie che, alla luce dei fatti verificatisi successivamente, assume il significato di una testimonianza critica su eventi e comportamenti.
Giusy Arena e Filippo Barone girarono questo filmato inedito durante i giorni caldi della scalata di BPL ad Antonveneta, a cavallo tra Maggio e Luglio 2005, riuscendo a carpire alcune immagini emblematiche ai protagonisti di quella vicenda. Alcune scene, esaminate a freddo col senno di poi, servono a documentare il clima di falsita' e di manipolazione dell'informazione che si tentava di orchestrare in quei giorni caldi. Ad esempio, una scena conclusiva del filmato riguarda l'intervento del Governatore di Bankitalia ad un'assemblea annuale dell'ABI nella quale il dott. Fazio rivendico' il "puntuale rispetto della legge e delle norme di vigilanza" ed il ruolo di "arbitro indipendente" della Banca d'Italia nella contesa su Antonveneta e BNL. Nulla di piu' distorto, alla luce delle notizie che furono pubblicate dalla stampa da li' a poco ed anche alla luce del puro buon senso che, da solo, avrebbe dovuto allarmare le coscienze.
Ai tempi dell'inchiesta giornalistica, dunque l'intrigo dei "furbetti del quartierino" non era ancora stato pienamente scoperchiato ed il Governatore Fazio operava come un'"Authority tiranna" - eppur ossequiata - tentando di predeterminare gli esiti del risiko bancario con i metodi ora che ora ci sono noti.
Pur in questo contesto, Andrew Sentance non puo' essere classificato come una vittima sacrificale dell'informazione finanziaria indipendente, cioe' non sta al Gruppo Sella e ad Antonio Fazio come, ad esempio, Enzo Biagi stava alla Rai ed all'on. Berlusconi. Il paragone sarebbe del tutto improprio ed eccessivo: Sentance non ebbe l'onore (di essere messo all'indice da Fazio) che spetto' a Biagi per mano dell'on. Berlusconi. Tra l'allora Presidente dell'ABI, Maurizio Sella, ed il Governatore Fazio ai tempi esistevano solo mere regole di cortesia istituzionale, normali e di prassi, le medesime regole che oggi corrono con il Governatore Draghi. In verita', in passato ho avuto modo di denunciare che gli eccessi di cortesia istituzionale possano, in generale, condurre anche a situazioni di acquiescenza verso comportamenti di abuso istituzionale quali quelli palesati dal Governatore Fazio, ma lo stile nei rapporti istituzionali e' sempre molto personale e, d'altra parte, ai tempi di Fazio l'eccesso di cortesia istituzionale nei suoi confronti era la regola, non l'eccezione. Insomma, Andrew Sentance non fu vittima di una rappresaglia ordita contro di lui ai massimi livelli istituzionali, come in un giallo di fantafinanza, ma fu piu' semplicemente vittima di una forma di "pragmatismo" che preferi' sacrificare le ragioni di un analista pignolo al "rating" di un cliente come la Banca Popolare di Lodi. Per la quale Popolare di Lodi, sindacarne la solidita' patrimoniale e la razionalita' delle precedenti acquisizioni bancarie avrebbe potuto essere d'ostacolo alla scalata ad Antonveneta. Ma questa, ovviamente, non e' la verita', e' solo una possibile interpretazione dei fatti. L'altra campana e' sempre quella della sanzione disciplinare per violazione di regole e regolamenti.

L'aspetto piu' malinconico della vicenda e' che il caso di Andrew Sentance sia stato sostanzialmente rimosso dalla coscienza collettiva degli addetti ai lavori. Anche se nessuno avrebbe dovuto esprimergli una solidarieta' "aprioristica" ed ideologica, sarebbe stato interesse delle associazioni degli analisti finanziari e degli stessi consumatori (almeno) approfondire il caso nelle sue implicazioni etiche, deontologiche e giuridiche, farne un case study. Invece, con un evidente imbarazzo generalizzato, il case study mai studiato e' stato rimosso o dimenticato: il filmato di Giusy Arena e Filippo Barone documenta una lista di telefonate con operatori finanziari che non vogliono esporsi con commenti su questa vicenda, come in certe inchieste fatte in Sicilia sul tema se la mafia esista. No comment e' l'affermazione che li accomuna. Eppure, proprio da un caso come questo si devono prendere le mosse se si e' interessati ad una regolamentazione per davvero equa e sensata dell'attivita' degli analisti finanziari, i quali sono soggetti ad una duplice problematica: quella degli studi addomesticati e quella degli studi che, al contrario, non possono (perche' "non devono") essere pubblicati. Diversamente, dibattere di regolamentazione degli analisti finanziari senza che sia garantita loro la liberta' di giudizio e possano essere obbligati a forme di compiacenza o di autocensura rappresenta un'operazione di propaganda che, oltretutto, presenta il rischio di limitare ulteriormente il pluralismo informativo; come si e' rischiato nella passata Legislatura col disegno di legge Lettieri, il quale prevedeva persino il carcere per chi avesse espresso opinioni su societa' quotate senza avere il "patentino" di analista finanziario. Il che avrebbe voluto dire, come sottoprodotto non casuale di quella progettata normativa, "cementificare" definitivamente l'oligopolio bancario nel campo dell'informazione finanziaria. Il Sarbanes-Oxley Act, varato negli USA subito dopo gli scandali che coinvolsero anche gli analisti finanziari, prevede esplicitamente che gli analisti finanziari non possano essere oggetto di pressioni .
Perche', sul piano politico, ci si deve attardare ad analizzare un caso come quello di Andrew Sentance? Perche', in fin dei conti, Andrew Sentance - al diavolo i regolamenti - aveva dimostrato coraggio professionale e, come Dan Scotto, una certa intuizione professionale e rappresentava una risorsa, tecnica e di carattere, per il nostro pluralismo informativo in finanza e non un professionista di cui vergognarsi al punto di rinunciare alle sue prestazioni.
Se la sua banca lo avesse confermato - ed addirittura premiato (sic!) per la sua fine intuizione - oggi potrebbe rivendicare il primato intellettuale d'aver segnalato pubblicamente per prima alcune anomalie del bilancio della Popolare di Lodi, anomalie che alcuni ispettori della vigilanza di Bankitalia avrebbero a loro volta successivamente e vanamente (!) segnalato al Governatore Fazio e che io stesso avevo denunciato a piu' riprese.
Ma questi primati intellettuali, evidentemente, non erano ed ancor oggi non sono tenuti in alta considerazione nel nostro mondo finanziario.

* Analista finanziario indipendente, socio Aiaf

Filmato "La scalata" (15 minuti) al link: clicca qui
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS