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TFR. Il ministro Damiano fa lo gnorri?
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8 novembre 2006 0:00
 
Sulla questione del trasferimento della quota del TFR "non destinata alle forme pensionistiche complementari " c'e' stata molta confusione sia da parte dell'opposizione (e questo fa parte del gioco) che dello stesso Governo (e questo e' piu' difficile da comprendere).
La riforma Maroni (quella del precedente Governo) aveva previsto che, a partire dal Gennaio 2008, tutti i lavoratori avrebbero dovuto far confluire il TRF alla previdenza complementare con la formula del silenzio-assenso. La finanziaria di questo Governo anticipera' l'entrata in vigore del silenzio-assenso di un anno. Cio' significa che i lavoratori che non vogliono far confluire il TFR nella previdenza complementare devono indicarlo espressamente entro Giugno 2007. I lavoratori che non faranno nulla, vedranno confluire il TFR nei fondi pensione.
Con la finanziaria, il Governo prevede di istituire anche il famigerato Fondo INPS per la gestione del TFR, non destinato alla previdenza complementare, dei lavoratori delle aziende con 50 o piu' addetti.
Il Governo ha previsto di "ricavare" 6.6. miliardi di euro da questa voce. Ma i conti non tornano.
E' noto che la somma degli accantonamenti al TFR da parte delle aziende con piu' di 50 dipendenti e' pari a circa 8.5 miliardi di euro. Per racimolare 6.6 miliardi, il 77% dei lavoratori dovrebbe espressamente richiedere di non aderire alla previdenza complementare sapendo che il suo TFR finirebbe nelle casse dell'INPS. E' evidente che questa previsione e' del tutto inverosimile.
Fra gli addetti ai lavori e' iniziata quindi a circolare l'ipotesi (che pero' non e' scritta nella finanziaria ed in nessun emendamento) che il Governo preveda di incamerare nel famigerato Fondo INPS le quote dei TFR del primo semestre di coloro che non fanno alcuna scelta.
Con questo trucco, se un lavoratore non sceglie il TFR maturato tra Gennaio e Giugno 2007 finirebbe nelle casse dell'INPS, quello maturato da Luglio 2007 in poi finirebbe nella previdenza complementare.
L'ipotesi e' abbastanza assurda, ma e' l'unica compatibile con il raggiungimento degli oltre 6 miliardi di euro previsti dal Governo.
Due studiosi della materia (Tito Boeri e Agar Brugiavini) hanno pensato bene di chiedere pubblicamente chiarimenti al Ministro Damiani attraverso il sito www.lavoce.info.
Il Ministro ha risposto che il TFR dei lavoratori che scelgono espressamente per la previdenza complementare non finira' nel fondo INPS neppure per la quota dal 1 Gennaio 2007 fino al momento della scelta. Evidentemente il Ministro fa lo gnorri: il problema non e' per i lavoratori che scelgono, ma per quelli (ragionevolmente la maggioranza) che non scelgono.
Il Ministro finge di dimenticare che esiste il silenzio-assenso. Eppure la domanda posta da Tito Boeri e Agar Brugiavini era molto chiara e ben articolata.
Cerchiamo di essere ancora piu' chiari: Ministro Damiani, che fine fara' il TFR maturato tra Gennaio 2007 e Giugno 2007 dei lavoratori che non faranno alcuna scelta? Restera' in azienda o verra' trasferito al Fondo INPS? Se restera' in azienda, come si puo' sperare di racimolare 6.6 miliardi di euro di trasferimenti delle quote di TFR previsti in finanziaria?
Le ipotesi sono solo tre:
1 - Il Governo spera che oltre 70% dei lavoratori nelle aziende con 50 o piu' dipendenti scelga espressamente di non aderire alla previdenza complementare e quindi di trasferire il TFR allo stato: quindi il Governo scommetterebbe sul fallimento della previdenza complementare;
2 - Il Governo si accaparra, con un trucchetto interpretativo, il TFR dei primi sei mesi del 2007 (una tantum) dei lavoratori che non fanno alcuna scelta sperando che siano tanti gli inconsapevoli;
3 - Il Governo ha previsto una cifra ben sapendo che non la raggiungera' mai.
 
 
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