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Banca Agricola Popolare Ragusa (Bapr), prezzo azioni da 15,40 a 14,20. Dopo il dividendo, i più lesti hanno ‘saltato la fila’
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Articolo di Anna D'Antuono
6 ottobre 2021 0:02
 
Bapr, Banca Agricola Popolare Ragusa (Bapr) mette in pagamento giovedì 7 (stacco martedì 5) la seconda parte del dividendo deliberato nell'assemblea del 31 marzo. Sono quindi erogati 0,06 euro ad azione, che si aggiungono agli 0,06 pagati ad aprile. Una più che magra consolazione per gli azionisti che, nello stesso momento, sono costretti a subire l'ennesimo calo del valore dei loro titoli di ben 1,20 euro: da 15,40 si passa a 14,20. E non è ancora finita.

L'asta di venerdi scorso, 1 ottobre, ha infatti segnato la fine di un altro “periodo di osservazione” annuale all'Hi-Mtf per le azioni Banca Popolare di Ragusa. Il momento è importante soprattutto perché gli scambi registrati nei dodici mesi precedenti non hanno raggiunto il minimo previsto dal regolamento e si è quindi proceduto alla fissazione di un nuovo prezzo di riferimento delle azioni.
Il nuovo prezzo di riferimento, da cui si calcolano le bande di oscillazione per l’inserimento dei prezzi, è di 15,40 euro, la quotazione a cui i titoli sono stati scambiati per un anno intero perché rappresentativo del prezzo minimo possibile da inserire nel book di negoziazione. Ora il prezzo minimo può calare della percentuale prevista per la prima banda di oscillazione.

Il nuovo prezzo minimo, pari all'8% del prezzo di riferimento, è ora di 14,20 euro e da lunedì 4 si iniziano a vedere le prime proposte di vendita a quel prezzo. La gran parte dei soci desiderosi di vendere non è a conoscenza della modifica e mantiene l'ordine di vendita a 15,40 fino alla sua scadenza, accorgendosi dell'accaduto solo in occasione del rinnovo. Ciò ha consentito agli azionisti più lesti e meglio informati di revocare la precedente vendita a 15,40 ed inserirne una nuova a 14,20. (nell'immagine, il book di negoziazione alle ore 11.40 di lunedì 4 ottobre).
Il "salto della fila", pienamente legittimo, è possibile per via del particolare meccanismo di funzionamento dell'Hi-Mtf di cui abbiamo parlato.

Come spiegato nel precedente articolo, a differenza di altre analoghe realtà il prezzo delle azioni Bapr non cala di bimestre in bimestre bensì solo una volta l'anno perché Equita Sim, incaricata dalla banca, provvede ad acquistare la gran parte delle azioni scambiate e riesce a far raggiungere al titolo il quantitativo minimo bimestrale di scambi utile a bloccare l'ampliamento della banda di oscillazione. L’incarico è quello di liquidity provider, ovvero favorire la liquidità degli scambi, ma in una situazione di mancanza di compratori l’incarico di Equita Sim è quello di sostituirsi a loro. Nel bimestre giugno-luglio, ad esempio, il liquidity provider Equita Sim ha comprato il 70,3% delle azioni ovvero ben 24.919 delle 35.439 azioni complessivamente scambiate nel periodo.

E da riconoscere alla Bapr l'attenzione sul tema, con un investimento annuale sull'attività del liquidity provider Equita che è il maggiore tra le banche negoziate all'Hi-Mtf. Come spiegato dai dirigenti (presidente Arturo Schininà, direttore generale Saverio Continella e consigliere di amministrazione Raimondo Maggiore) lo scorso 1 luglio davanti alla Commissione Bicamerale di inchiesta sul sistema bancario e finanziario: "A partire dal gennaio 2013, Bapr ha ottenuto dalla Banca d'Italia nove autorizzazioni a riacquisto o a rimborso delle proprie azioni, per complessivi 69.034.230, di cui 30 milioni 915 per i rimborsi statutari. La Mar [Direttiva Ue sugli Abusi di mercato (Regolamento UE n. 596/2014), nda], e più in generale l'attività di liquidity providing, fa riferimento alle prassi di mercato che la Consob tempo per tempo emana e, nel caso specifico, entra in riferimento la cosiddetta “hard treshold”, che consente di intervenire fino a massimo 20 mila euro quotidiani. Siccome le aste sull'Hi-Mtf sono settimanali, 20 per 5 fa 100 e quindi l’”hard treshold” per il tramite dell'intermediario terzo incaricato, che nel nostro caso è Equita Sim, è di 100 mila euro. Considerato che le settimane nell'anno sono 52, 100 mila per 52 fa 5,2 milioni. Quindi aver chiesto a Banca d'Italia per questa finalità specifica 6 milioni, è aver chiesto sostanzialmente più di quanto effettivamente noi possiamo investire per questa modalità".

Insomma, la banca non può fare di più perché è la normativa ad impedirlo. Resta il fatto che la gran parte delle vendite di azioni resta bloccata, e nel tempo il prezzo cala. E a quel punto non resta altro che valutare se la banca ha rispettato la normativa sul collocamento o la negoziazione di titoli propri, e nello specifico quella sugli strumenti finanziari illiquidi.

A tale proposito, sempre davanti la Commissione banche è stato specificato che "In tema di azioni della Banca sono 22 i ricorsi all'Arbitro delle controversie finanziarie promossi nel corso del 2020, due dei quali successivamente rinunciati dai ricorrenti. Dal primo gennaio al 24 giugno 2021, invece, i ricorsi presentati sono stati 20, due dei quali rinunciati. Non corrisponde al vero la circostanza lamentata da alcuni azionisti secondo cui le decisioni assunte dall'Arbitro delle controversie finanziarie non vengano adempiute dalla Banca. Tutt'altro. La Banca adempie costantemente alle decisioni dell'Acf. Quando ciò non è avvenuto – parliamo di solo tre casi – è stato solo perché le decisioni, oltre che ad apparire come altre infondate nel merito, computavano il danno oggetto di risarcimento con criteri, anch'essi non corretti a nostro avviso, idonei ad arrecare un ancora più ingiustificato nocumento. Da ultimo occorre segnalare che sono in corso attività di indagine avviate dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Ragusa".

La notizia dell’adempimento alle decisioni dell’Acf è molto favorevole perché consente di risolvere le questioni di collocamento o negoziazione non corretti, e non soltanto i casi-limite che abbiamo già evidenziato, senza dover necessariamente rivolgersi al Tribunale.
 
 
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