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Diamanti Idb e Dpi: dai 'tavoli di conciliazione' al 'tavolo ministeriale', che nemmeno funzionerà
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Articolo di Anna D'Antuono
2 giugno 2018 13:53
 
  Lo scorso 16 maggio, in attesa di notizie dell'ennesimo "incontro al tavolo" tenutosi il giorno 8 e di cui ancora non si era saputo alcunché, ci domandavamo quando sarebbe finita la commedia

Come era accaduto nell'occasione precedente, poche ore dopo il nostro articolo è pervenuto il comunicato riguardante l'incontro, che riportiamo nei passaggi principali.

La sera stessa si è poi diffusa la notizia del suicidio, avvenuto due giorni prima, del Presidente ed Amministratore Delegato della Intermarket Diamond Business, Claudio Giacobazzi. Ne parleremo separatamente, preferendo ora concentrarci sugli aspetti relativi alla vendita delle pietre.

Prima di tutto, la Diamond Private Investment ha comunicato che "le iniziative assunte da Monte dei Paschi, relative al rimborso ai clienti del capitale investito in diamanti, sono del tutto autonome, non sono condivise e non possono comportare responsabilità in capo a Dpi".
Avevamo infatti evidenziato come Banca Mps avesse deciso di rimborsare tutti i clienti che reclamano.

Il fatto che Dpi non condivida l'iniziativa del Mps interessa ben poco tutti noi, ed in particolare i clienti di Banca Mps che ora stanno vedendo tornare indietro l'importo malamente investito nei diamanti. Ciò che conta è che i clienti di Banca Mps, dopo i clienti di Intesa Sanpaolo, possono uscire dalla brutta vicenda in cui sono incappati. A proposito, Banca Mps vuole dire anche Banca Widiba. E' vero che si tratta di due realtà distinte, ma la controllata è ora più di prima spinta ad assumere la medesima decisione della capogruppo.

L'incontro del giorno 8 ha finalmente posto fine alla commedia esprimendo ciò che da mesi era evidente a tutti e che nessuno si decideva a mettere nero su bianco: i "tavoli di conciliazione" non si terranno mai. E' infatti accaduto che i rappresentanti delle associazioni di consumatori presenti al tavolo si sono svegliati o, per meglio dire, sono stati costretti a svegliarsi. Tra i loro vari interventi si legge infatti:

"La mancata partecipazione delle banche al Tavolo rende inutile la prosecuzione dei lavori: è infatti indispensabile che, prima dar inizio ai lavori sul codice di condotta, l’organismo di conciliazione sia costituito ed operativo. Solo così si riuscirà a ridare fiducia al mercato e si realizzeranno i presupposti per consentirne la ripresa, ma senza la partecipazione delle banche tutto questo non può avvenire".

"L’esigenza di rimborsare i consumatori: la ripresa del mercato è solo nell'interesse dell'impresa".

"Nell’attuale situazione critica, nessuno comprerebbe i diamanti".

"Necessario lavorare con riferimento al passato: IDB e DPI hanno venduto “pietre” attraverso il canale bancario e gli istituti bancari hanno presentato queste ultime come “investimento”; in tale situazione occorre una presa di consapevolezza delle banche".

"Gli operatori non bancari non hanno la forza economica per risolvere in via conciliativa le controversie relative al passato. Per raggiungere tale obiettivo mancano all’appello – e occorre coinvolgere - gli operatori bancari. In assenza di tale coinvolgimento, si rimane in una situazione di stallo: ricorrere alla Procura non appare strumento risolutivo".
"far rientrare i consumatori del capitale investito, non di assisterli in nuovi acquisti".

"Porre la ripartenza del mercato come conditio sine qua non per la soluzione delle problematiche attuali significa traslare il rischio della ripresa del mercato sul consumatore".


Tutto ciò ricalca pari pari i contenuti dei tanti comunicati che Aduc ha emanato sin dall'inizio della vicenda, ad ottobre 2016 dopo la trasmissione Report. Uno per tutti, proprio sui "tavoli": spuntano le 'conciliazioni'. E ti pareva! Ma cosa c'è da 'conciliare'?

Il caso dei diamanti dimostra ancora una volta come i "tavoli di conciliazione" servono solo alle controparti per guadagnare tempo e, quando si concludono accordi, cavarsela con risarcimenti molto inferiori rispetto a ciò che dovrebbero erogare. Eppure, ogni qualvolta esplode un caso, quasi tutte le associazioni di consumatori -specie le più grandi- corrono ad accomodarsi al "tavolo". E siamo certi che proseguiranno a farlo anche dopo la solenne buggerata dei diamanti.

L'incontro si è poi concluso con l'impegno di redigere, a cura di Idb, una lettera aperta, da far girare per adesione alle associazioni dei consumatori e da inviare, dopo aver recepito le eventuali loro revisioni, al Ministero dello Sviluppo Economico, a Banca d'Italia, agli istituti bancari interessati ed alle associazioni di categoria oggi non presenti, con la richiesta di convocazione di un Tavolo istituzionale che, alla presenza di tutti gli interessati, possa affrontare le varie problematiche ad oggi emerse.

Dal "tavolo di conciliazione" si passerebbe al "tavolo istituzionale", insomma. Che non si terrà mai, oppure si terrà ma senza portare a niente di concreto.
 
 
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