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Fondi obbligazionari: il vero affare nella gestione dei patrimoni lo fanno gli intermediari
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Articolo di Francesco Gurrieri
15 aprile 2003 0:00
 
In periodi di forte calo dei mercati azionari, gli investitori spesso si sentono dire che bisogna tenersi liquidi. Il problema e', ancora una volta, di stabilire con quali strumenti finanziari raggiungere lo scopo. Di seguito si presenta un'analisi condotta su 70 fondi comuni italiani appartenenti alla categoria Assogestioni degli obbligazionari area euro a breve termine che, senza avere la pretesa di essere uno scritto accademico, credo aiuti i risparmiatori a fare meglio i conti prima di abboccare all'amo preparato con molta cura e dispendio di energie (leggasi: marketing) dagli intermediari finanziari.

Cominciamo col dire che i fondi in questione investono principalmente in obbligazioni governative dell'area euro a breve scadenza, per capirci: BOT, CCT, CTZ italiani e negli omonimi titoli degli altri Stati appartenenti all'area della moneta unica. Detto questo, vogliamo vedere semplicemente la performance realizzata dai fondi rispetto a quella del mercato delle obbligazioni governative area euro aventi scadenza 1-3 anni. Quest'ultima informazione ci viene fornita dall'indice ML Emu Direct Governement Bond Index 1-3 years espresso ovviamente in euro. I dati e le elaborazioni utilizzati nell'analisi sono stati forniti da Money Mate del Sole 24 Ore - Radiocor; l'intervallo temporale di riferimento va dal 31/03/2000 al 31/03/2003.

I 70 fondi analizzati hanno realizzato in media un rendimento annuo del 3,61% contro un 4,98% del mercato. Quindi, la differenza annua di rendimento e' di -1,37 (3,61-4,98), che in termini percentuali equivale ad un -27,51% (3,61-4,98)/4,98) annuo rispetto al mercato. Neanche i fondi classificatisi ai primi posti sono riusciti a fare meglio del mercato. Infatti, in tal caso la performance media annua e' stata del 4,1%. Quindi il differenziale negativo annuo rispetto al mercato risulta del -17,67%. Nel complesso i fondi migliori rappresentano appena il 15,42% del patrimonio gestito dalla categoria degli obbligazionari euro a breve termine. La stragrande maggioranza del patrimonio (l'84,58%) e' stato "intercettato" da fondi che hanno fatto registrare un rendimento medio annuo compreso tra il 3,82% ed il 2,34%! Come si vede siamo ben lontani da quel 4,98% netto del mercato!
Tale differenza di rendimento e' da ascrivere innanzitutto alla esosita' delle commissioni di gestione, risultate essere comprese tra lo 0,8% e l'1% annuo, per giunta liquidate a cadenza mensile; e, come vedremo, per alcuni fondi anche alle commissioni di sottoscrizione.
Se anziche' considerare il mercato area euro ci limitiamo a guardare il rendimento annuo dell'indice dei BOT (MTS ex Banca d'Italia lordo ind. BOT) e quello dei CTz (MTS ex Banca d'Italia lordo ind. CTz), il discorso non cambia. Infatti, i BOT ed i CTz hanno reso, rispettivamente, il 3,63% ed il 4,12% (nota 1) medio annuo. A questo punto e' lecita la domanda: perche' un risparmiatore dovrebbe pagare al gestore la "parcella", sotto forma di commissione di gestione, quando potrebbe realizzare un rendimento superiore anche solo investendo in BOT e CTz?
Considerando che i fondi peggiori che abbiamo visto gestiscono circa l'85% del patrimonio della categoria, la discrepanza col mercato e' ancora più netta. In particolare, l'ultimo dei fondi considerati, BPL Fondicri Tasso Var. (rendimento medio annuo 2,34%), e' riuscito a stento a coprire il tasso annuo di variazione dei prezzi al consumo (2,18%). Tutto cio' a fronte, lo ripetiamo, di un tasso di rendimento dei "vecchi" BOT del 3,63% annuo. In questo caso e' chiaro come vi sia stato un trasferimento netto di ricchezza dai risparmiatori al gestore, a causa del prelievo mensile della commissione di gestione, pari allo 0,8% annuo! Anzi, poiche' nel prospetto informativo di tale fondo sono previste le commissioni di sottoscrizione fino ad un massimo del 3%, chi avesse investito ¤ 500,00 (corrispondenti al minimo d'ingresso) al 31/03/2000, si troverebbe al 31/03/2003 con un controvalore di ¤ 519,85, con un rendimento annuo dell'1,31%. Dato che il tasso di inflazione annuo e' stato del 2,18%, c'e' stata una perdita di ricchezza reale per il risparmiatore di 0,87 punti all'anno!

Tra i fondi peggiori che prevedono l'applicazione delle commissioni in entrata, troviamo anche un fondo Fideuram: Imi 2000. Anche in questo caso la partita si e' risolta a tutto vantaggio dell'intermediario, con una perdita secca di ricchezza reale a danno dei sottoscrittori che hanno dovuto corrispondere la commissione di sottoscrizione fino al 3%! Quello che vorrei sottolineare e' che Fideuram si colloca ai vertici della classifica Assoreti quanto a raccolta netta ed a numerosita' della rete di promotori. Come dire, l'inefficienza dei fondi viene compensata dalla maggiore aggressivita' commerciale della rete distributiva, lautamente compensata da quel 3% di commissione di ingresso!
Un'altra rete storica di promotori finanziari, Ras Bank, ha il "privilegio" di distribuire il fondo Ras Cash. Qui le commissioni di sottoscrizione arrivano al 4% e quelle di gestione allo 0,9% annuo (liquidate dal fondo al gestore mensilmente). Il rendimento di tale fondo e' stato del 3,13% annuo, inferiore, quindi, al rendimento di BOT e CTz, ed inferiore anche al proprio indice di riferimento, MTS tasso fisso breve termine, che ha registrato una performance netta del 4,08% annuo. L'investimento di ¤ 500,00, qui avrebbe reso, dopo tre anni, al risparmiatore appena l'1,74% annuo. Ancora una volta c'è stata una perdita di ricchezza reale a danno dei sottoscrittori ed a beneficio dell'intermediario.
Infine, decisamente scarsa è stata la performance di Arca BT breve termine, avendo realizzato un 3,21% annuo contro il 4,98% netto del proprio mercato di riferimento (ML Emu Direct Gov. Bond Index 1-3 years). La differenza, in termini percentuali e rispetto al mercato, e' del -35,54%!

In conclusione, tali risultati ci esprimono un concetto importante: il vero affare nella gestione dei patrimoni lo fanno gli intermediari. Poiche', come abbiamo visto, a causa delle commissioni di ingresso, si realizza un trasferimento netto di ricchezza reale a danno dei sottoscrittori. Inoltre, l'applicazione delle commissioni di gestione nell'ordine dello 0,8%-1% annuo, corrisposte alla SGR a cadenza mensile, condanna l'investitore ad ottenere rendimenti addirittura inferiori a quelli che otterrebbe comprando direttamente i BOT ed i CTz.

Nota 1
I rendimenti degli indici sono stati nettati dall'imposta sui capital gain del 12,5%. Fonte: Money Mate.
 
 
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