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Un piano di accumulo di capitali (PAC) non troppo costoso
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Articolo di Matteo Arata
22 maggio 2003 0:00
 
Destinare ogni mese una parte dei propri redditi a qualche forma di investimento e' un modo di risparmiare che piace molto agli italiani. Sicuramente si tratta di una scelta intelligente, in quanto permette, se ben gestita, di trovarsi negli anni ad aver accumulato un piccolo capitale senza pesare eccessivamente sul bilancio famigliare.

Questa forma, tuttavia, diciamolo chiaramente, piace molto anche a banche e assicurazioni che partendo dalle esigenze dei risparmiatori hanno costruito diversi prodotti tagliati su misura che permettono di "impegnarsi" con la banca/assicurazione a versare una determinata cifra per alcuni anni in un qualche tipo di fondo con l'obiettivo di riscuotere il capitale maturato a scadenza.

Il difetto di tali prodotti (pac in fondi, assicurazioni miste o ad accumulazione di capitali) e' fondamentalmente uno: i pesanti costi che rendono questi prodotti assolutamente inefficienti (inefficienze che si traducono in ottimi guadagni per chi li vende). Abbiamo gia' parlato in un precedente articolo delle polizze assicurative, ma vogliamo ribadire con un semplice esempio la differenza tra prodotto efficiente e prodotto inefficiente.

Poniamo il caso che un investitore acquisti un fondo che ha costi totali annui (TER - Total Expence Ratio - e' bene familiarizzare con questo termine che indica i costi totali di un fondo gestito) pari al 3% e che per semplicita' questo fondo acquisti solo il titolo Fiat. Se Fiat guadagna il 10% in un anno il risparmiatore vedra' il fondo a +7%. Se Fiat perde il 10% il risparmiatore vedra' il suo fondo a -13%.

Questo e' un esempio, chiaramente molto semplificato, ma che puo' rendere bene l'idea: dopo 10 anni, comunque vada il mercato, chi acquista il titolo Fiat si troverà almeno il 30% in più di chi ha comprato il fondo, e con gli stessi rischi. E l'esempio non e' poi cosi' lontano dalla realta' del risparmio gestito italiano: un recente studio di Mediobanca dimostra come i fondi italiani in media facciamo molto peggio dei titoli in cui investono

Come puo' fare dunque il risparmiatore a bypassare questi costi? L'alternativa, con un minimo sforzo in piu', e' quella di costruirsi un piano di accumulo fatto in casa utilizzando strumenti efficienti: titoli di stato ed ETF.

Vogliamo porre l'attenzione in particolare sugli Etf, che essendo prodotti nuovi per il nostro Paese (ma diffusi da tempo nei Paesi anglosassoni) sono poco conosciuti dagli investitori.

Gli Etf sono fondi quotati che hanno l'obbiettivo di replicare fedelmente gli indici di borsa, con una minima spesa per il risparmiatore. Dal nostro punto di vista sono ottimi strumenti per coloro che desiderano fare un investimento azionario di lungo periodo, in quanto con pochi costi e poca fatica permettono di avere un portafoglio diversificato, sempre disponibile (si possono vendere in qualsiasi momento) In allegato potete trovare una scheda informativa emessa da Borsa Italia, che spiega chiaramente tutte le opportunita' offerte da un piano di accumulo in Etf.

Ci preme ribadire alcuni concetti:
Ø Investire in azioni attraverso un piano di accumulo e' meno rischioso in quanto non si corre il pericolo di comprare "tutto ai massimi", ma nel tempo si incrementa il capitale versato smorzando i rischi legati alla volatilita' degli investimenti azionari;
Ø Non ci sono costi di entrata-uscita e i gli Etf si possono vendere in qualsiasi momento (anche se una volta che ci si e' dati un obbiettivo sarebbe bene portarlo a termine);
Ø Flessibilita': potete aumentare i versamenti, diminuirli o saltare qualche mese a vostro piacimento senza le penali che invece i prodotti del risparmio gestito impongono

Chiaramente l'investimento in Etf comporta tutti i rischi di qualsiasi altro investimento in titoli azionari: e' bene destinare comunque a questo tipo di asset solo una parte del proprio capitale (quanta dipende da molti fattori che sono assolutamente soggettivi), e solamente in un'ottica di lungo periodo (il che' non mette in ogni caso al riparo da possibili perdite).

L'unico punto veramente critico, ad oggi, e' costituito dal fatto che moltissime banche pur potendo negoziare gli Etf, non lasciano i loro clienti liberi di acquistarli (accampando strane scuse, ma in realta' il motivo e' banale: se il cliente compra questi strumenti invece dei fondi, la banca perde lauti guadagni)

Siamo convinti che prima o poi la situazione non possa che cambiare: nel frattempo il minimo che il risparmiatore puo' fare e' cambiare intermediario, o almeno protestare vigorosamente contro la banca che non gli permette di acquistare tali prodotti.

Allegato: PACinETF.pdf

 
 
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