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Il problema della pensione, alcune semplici informazioni
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14 aprile 2006 0:00
 
Uno dei problemi dei prossimi anni sara' quello di riuscire a costruirsi una pensione "decente".
Gia' da diversi anni le varie riforme delle pensioni che si sono susseguite hanno sancito in maniera definitiva il passaggio dal sistema "retributivo" al sistema "contributivo".
Gli effetti di questo passaggio, pero', non sono ancora stati direttamente sperimentati quindi le persone non hanno la diretta percezione di cosa questo significhi realmente.
In breve, passare al sistema contributivo significa che ciascuno percepira' una pensione calcolata in base agli importi versati.
Tutti i versamenti fatti alla casse pensionistiche determinano un "montante contributivo". Questo "montante" viene rivalutato in base alla crescita del PIL.
Al momento di andare in pensione, per determinare la pensione annua, si calcola una percentuale del montante in base all'aspettativa di vita media.
Facciamo un esempio per capire. Abbiamo realizzato un semplicissimo foglio elettronico (che trovate allegato all'articolo) per fare i calcoli. Chi vuole puo' utilizzarlo per adattare questo esempio al proprio caso.
Diciamo subito che in questi calcoli e' fondamentale considerare l'effetto dell'inflazione.
E qui c'e' un primo, importante, elemento di incertezza perche' e' impossibile conoscere in anticipo l'andamento dell'inflazione. E' necessario fare delle stime.
Ipotizziamo un lavoratore di 35 anni. Con un reddito di 24.000 euro all'anno.
Ipotizziamo che versi 5.000 euro all'anno di contributi pensionistici (circa il 20% come i lavoratori autonomi).
Ovviamente questi 5.000 euro devono essere rivalutati per l'inflazione attesa di anno in anno (poiche' si ipotizza che il reddito aumenti di pari passo...). Quindi se l'inflazione attesa e' il 2%, l'anno successivo versera' 5.100 euro, l'anno dopo 5.202 euro, ecc. ecc.
Bene, a 65 anni di vita, questo soggetto, avra' un totale di versamenti pari a 206.897,20 euro.
Il totale del "montante contributivo" dipende dalla rivalutazione di questi versamenti.
Nei fondi previdenziali pubblici, la rivalutazione e' parametrizzata alla crescita del prodotto interno lordo (il famoso "PIL", ma quello nominale, ovvero copre sempre l'inflazione).
Ipotizziamo, in questo esempio, che la rivalutazione sia almeno pari all'inflazione, ovvero al 2%.
Il montante contributivo, in questo esempio, sarebbe pari a 271.704,24 euro.
A questo montante si applica il coefficiente di conversione in rendita che oggi sarebbe del 6,136% per una persona di 65 anni (tali coefficienti sono soggetti a variazione in base alle statistiche sulla vita media residua). In pratica questo soggetto riceverebbe, fra 30 anni, una pensione pari a 16.671,77 euro all'anno in termini nominali. Ipotizzando una inflazione media del 2% all'anno tale importo corrisponde a ¤ 9.204 in valore attuale, ovvero al 38% del proprio reddito avendo versato, per 30 anni, ben il 25% del proprio reddito!
Adesso, forse, e' un po' piu' chiaro cosa significa realmente "sistema contributivo", un sistema giusto - in teoria - ma tutto dipende dalla rivalutazione dei versamenti.
Proviamo, ad esempio, a rivalutare i versamenti di un 4% (e non del 2% come prima).
Il montante contributivo, a scadenza, diventa 365.169,16 euro.
La pensione diventa di ¤ 22.406,78 nominali, pari al ¤ 12.370,13 in valore attuale.
Il 2% di rendimento reale (ovvero aggiuntivo a quello dell'inflazione) ha aumentato la pensione portandola dal 38 a quasi il 50% del reddito attuale!

I principi basilari dei fondi pensione aperti e dei piani pensionistici sono gli stessi di questo esempio. Il problema e' capire:
1. quanta parte dei versamenti se ne vanno in costi e quanta parte vengono effettivamente destinati a quello che diventera' il "montante contributivo"
2. che attese di rivalutazione dei versamenti ci sono (e questo dipende dal tipo di investimento fatto e dai costi connessi a questi investimenti)
3. i coefficienti di conversione in rendita previsti da questi piani (nella maggioranza dei casi vengono stipulati degli accordi con le compagnie assicurative che si riservano la possibilita' di modificare tali coefficienti in base alla durata media della vita).
Si fa un gran parlare dei presunti vantaggi fiscali. I solidi versati su questi piani pensionistici non vengono tassati (nella misura massima del 12% del proprio reddito con un tetto di 5.164 euro). In piu' i rendimenti vengono tassati al 11% invece che al 12,5%. La rendita, pero', verra' tassata (almeno per la parte relativa ai versamenti dedotti, non per la parte relativa ai rendimenti) e quindi i vantaggi della deduzione fiscale vengono, in buona parte, compensati dalla tassazione successiva.

E' fondamentale iniziare a mettere da parte i soldi per la propria pensione il prima possibile affinche' l'effetto della capitalizzazione composta possa spiegare il piu' possibile i propri vantaggi.
Purtroppo il problema viene avvertito spesso troppo tardi. Prendiamo ad esempio il caso della signora Marisa che ci scrive la lettera che riportiamo di seguito:

Buongiorno,
ho 53 anni e da una decina d'anni sono casalinga.
Purtroppo durante la mia attivita' lavorativa (traduttrice in proprio con partita IVA) non ho mai versato contributi, xche' i guadagni erano esigui in quanto esercitavo part-time, dovendo occuparmi anche della famiglia.
Ho solo due anni di versamenti all'inps come titolare d'impresa. Mi sono informata sul Fondo Previdenza casalinghe dell'INPS, ma per maturare una pensione di ca. 700 euro (nel 2017), dovrei versare a partire da ora fino a 65 anni una somma pari a 10.000 euro l'anno. Io sarei anche disposta a versare tale somma, ma poi la rendita non e' soggetta a perequazione automatica e, mi chiedo, le 700 di oggi che cosa varranno domani? Ho valutato anche forme di assicurazione private, ma per avere la stessa cifra bisogna pagare anche di piu'.
Sono sinceramente preoccupata perche' ho bisogno di poter contare, almeno dai 65 anni, di una rendita sicura non inferiore a quella sopracitata, se mai superiore. Potete darmi qualche consiglio,contemplando eventuali alternative che io non conosco?


Dunque. Per prima cosa la sig.ra Marisa deve sapere che i 700 euro che si aspetta non sono garantiti ma derivano da una previsione. Facciamo quattro conti prescindendo, per il momento, dallo strumento dove vengono versati i 10.000 euro all'anno (che andranno, ovviamente, rivalutati anno per per anno in base all'inflazione). Ipotizziamo prima una inflazione pari al 2% ed un investimento che offra un rendimento medio atteso del 4%.
In questo esempio Marisa avra' versato, in termini nominali, 136.803,32 euro.
Avra' un montante a scadenza, con la rivalutazione del 4%, pari a 169.723,12 euro.
Con un coefficiente di conversione pari al 6,136% otterrebbe una pensione annua, nominale, pari a ¤ 10.414,21. In valore attuale: ¤ 8.050,52, pari a ¤ 670,88 al mese. Questo genere di rendite vengono rivalutate di anno in anno in base all'inflazione (se erogate da assicurazioni la rivalutazione e' legata alla rivalutazione del fondo assicurativo).
L'elemento centrale, come abbiamo visto, e' quello del rendimento.
Abbiamo ipotizzato un 4% annuo. Tale rendimento e' piuttosto realistico su un orizzonte temporale di 12 anni. Si puo' realizzare anche con un buon paniere obbligazionario.
E' abbastanza improbabile, invece, che le rivalutazioni basate sulla media degli ultimi 5 anni di PIL garantiscano lo stesso rendimento.
E' probabile, invece, che investimenti con una componente azionaria possano offrire rendimenti superiori, ma potrebbero offrire anche rendimenti inferiori. Si tratta di ipotesi.
Il primo consiglio che ci sentiamo di dare alla sig.ra Marisa e' quello di escludere il versamento sul fondo dell'INPS.
La prima scelta da fare e' quella relativa al tipo di investimento finanziario da utilizzare.
Questo dipende molto dalla propria propensione al rischio ed esperienza finanziaria.
Se la sig.ra avesse modo di dedicare del tempo a comprendere i principi fondamentali degli investimenti finanziari potrebbe costruirsi un paniere di titoli per realizzare il suo montante contributivo. Quando desiderera', se lo desiderera', convertire il suo capitale in rendita potra' scegliere fra le varie proposte delle assicurazioni.
Questa e' la strada del "fai da te".
Che titoli utilizzare? Una scelta "conservativa" potrebbe essere quella di acquistare un paniere composto da una decina di obbligazioni a lungo termine di paesi affidabili (rating superiore alla singola A) in parte a tasso fisso, in parte a tasso variabile ed in parte indicizzate all'inflazione.
In alternativa potrebbe valutare i fondi pensione aperti.
Esiste, ad esempio, il "Fondo Famiglia" (www.fondofamiglia.it). Non ci sentiamo di consigliare specificamente questo fondo perche' non siamo riusciti a capire i costi legati alla gestione (non ci sembra che ci sia grande trasparenza in merito, abbiamo anche provato a chiedere direttamente, ma non abbiamo ottenuto risposte). Potrebbe pero' essere un'idea da valutare, i rendimenti saranno con buona probabilita' superiori alle rivalutazioni del fondo INPS.

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