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Savona alla Consob. Auguri, ma non si parte certo col piede giusto
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Comunicato di Alessandro Pedone
5 febbraio 2019 16:05
 
 Il 5 Giugno scorso scorso, sul nostro web, abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Tutela del risparmio: il progetto definitivo” nel quale si riprendevano le tesi di un documento ben più articolato, curato da Paolo Savona dal titolo: “Lineamenti di una riforma che tuteli il risparmio in Italia”.
In quell’articolo abbiamo scritto chiaramente che le idee espresse da Paolo Savona in quel testo rappresenterebbero la miglior riforma per la tutela del risparmio immaginabile nel contesto dato. Punto.
Dovremmo quindi essere contenti di vedere Paolo Savona alla presidenza della Consob, ma purtroppo non possiamo che esprimere più di un dubbio: uno più sostanziale ed uno più formale (ma non per questo meno importante).
Non ci piace affatto vedere la presidenza della Consob utilizzata per risolvere un po’ di grane interne al Governo e non ci piace vedere un ministro che passa dalla poltrona governativa alla poltrona di un’autorità di vigilanza che dovrebbe essere indipendente dal Governo.
Le idee di Savona sulla riforma delle norme a tutela del risparmio sarebbero state molto più applicabili dai banchi del Governo che non da quelli della Consob, la quale può certamente incidere molto in tema di tutela del risparmio, ma sempre nel quadro normativo esistente che l’autorità può solo applicare, non modificare. Se il Governo avesse voluto applicare le sacrosante idee espresse così chiaramente da Savona avrebbe avuto già molto tempo almeno per instradare le norme, mentre c’è stato il buio completo.
Il secondo dubbio è formale, ma in queste cose, la forma è sostanza. Non si può nominare il presidente di un organo che deve far rispettare le leggi, passando sopra le leggi in essere. Il decreto legislativo 39 del 2013 all’articolo 4 prescrive, testualmente:
1. A coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall'amministrazione o dall'ente pubblico che conferisce l'incarico ovvero abbiano svolto in proprio attivita' professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall'amministrazione o ente che conferisce l'incarico, non possono essere conferiti:
a) gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali;
b) gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale;
c) gli incarichi dirigenziali esterni, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici che siano relativi allo specifico settore o ufficio dell'amministrazione che esercita i poteri di regolazione e finanziamento.


Dal momento che Paolo Savona è stato presidente del Fondo Euklid (Hedge Fund autorizzato dalla Consob Inglese e – in quanto tale – soggetto a vigilanza anche da parte delle Consob Italiana) rientra nei suddetti requisiti di inconferibilità (e non incompatibilità, come scrivono alcuni giornali).
Qualcuno ha sostenuto, anche pubblicamente sui giornali che dovrebbero avere una certa autorevolezza, che “i dubbi giuridici hanno un fondamento assai debole” perché la legge riguarderebbe “cariche in istituti di diritto pubblico, mentre la Consob – a rigore – non è così inquadrabile, essendo in sostanza un’Agenzia pubblica”. (Angelo De Mattia, che scrive su Milano Finanza).

E’ veramente triste constatare quanto sia ormai possibile scrivere di tutto sui giornali senza essere coperti dal ridicolo.
Lo stesso decreto legislativo specifica all’articolo 1 comma 2 cosa s’intende, nella legge, con Ente Pubblico, ovvero: “gli enti di diritto pubblico non territoriali nazionali, regionali o locali, comunque denominati, istituiti, vigilati, finanziati dalla pubblica amministrazione che conferisce l'incarico, ovvero i cui amministratori siano da questa nominati”.

Al giornalista - Don Circostanza (1) - vorremmo ricordare che il concetto di Agenzia Pubblica è un sottoinsieme del concetto di Ente Pubblico, cambiando il nome, il concetto assolutamente non cambia.
Capisco che la quasi totalità di chi legge l’articolo potrà rimanere perplesso, ma un po’ di pudore nello scrivere non farebbe male…
Si potrebbe argomentare che il fondo Euklid sia in realtà vigilato solo indirettamente dalla Consob, poiché ha sede in Inghilterra, ma questo significherebbe arrampicarsi sugli specchi. La ratio della norma è chiarissima.

Ci stupisce che un uomo come Paolo Savona possa prestarsi ad un’operazione del genere.

Siamo molto curiosi di conoscere il comportamento del Presidente della Repubblica il quale rischia di fare due errori di fila sulla nomina di Paolo Savona, il primo rifiutandogli a suo tempo la nomina a Ministro dell’Economia ed il secondo accettando la nomina a Presidente della Consob.

Nel caso in cui Savona venisse realmente nominato, naturalmente, non potremmo che fargli gli auguri e sperare che il suo pensiero in tema di tutela dei risparmiatori possa trovare applicazione nei limiti delle funzioni della Consob. Noi saremo pronti, nel nostro piccolo, a stimolarlo in tal senso.
Certamente, non si parte col piede giusto.

NOTA
(1) Don Circostanza è un personaggio del romanzo di Ignazio Silone, Fontamara, pubblicato nel 1933. Nel bellissimo libro, da pochi giorni disponibile, “Critica della ragion statica: Formarsi al pensiero critico", viene ricordato il romanzo ed il personaggio in questo modo.
La storia è ambientata nel 1929, in un’Italia già governata dal regime fascista. Da giorni, nel paesino marsicano di Fontamara, abitato per la quasi totalità da contadini analfabeti, manca la corrente elettrica. In loro “soccorso” giunge il cavalier Pelino, graduato della milizia, che li invita a firmare una «carta bianca». Tutti la firmano, anche se non sanno leggere. Quella «carta bianca» però altro non è che l’autorizzazione a deviare l’acqua per l’irrigazione verso i possedimenti dell’Impresario, ossia il podestà del luogo. Quando le donne di Fontamara scoprono l’inganno, dopo alcune peripezie burocratiche si recano alla villa dell’Impresario, decise a chiedere giustizia ed a convincerlo a farsi restituire l’acqua, necessaria all’irrigazione dei campi e, in definitiva, alla loro sopravvivenza. Interviene allora don Circostanza, avvocato ed ex sindaco della città:
“Queste donne pretendono che la metà del ruscello non basta per irrigare le loro terre. Esse vogliono più della metà, almeno così credo di interpretare i loro desideri. Esiste per ciò un solo accomodamento possibile. Bisogna lasciare al podestà i tre quarti dell’acqua del ruscello e i tre quarti dell’acqua che resta saranno per i Fontamaresi. Così gli uni e gli altri avranno tre quarti, cioè, un po’ più della metà. Capisco” aggiunse don Circostanza “che la mia proposta danneggia enormemente il podestà, ma io faccio appello al suo buon cuore di filantropo e di benefattore”.
La nostra scarsa istruzione ci impediva di capire come l’acqua potesse essere divisa in due porzioni di tre quarti ciascuna. Le stesse donne che avevano accettato il patto di divisione, non erano d’accordo nel riferire in che cosa, praticamente, esso consistesse. Alcune pretendevano che l’acqua sarebbe stata spartita in due parti uguali. Nessuno di noi aveva sufficiente istruzione per sciogliere quell’imbroglio, perché, all’infuori della scrittura della propria firma, poch’altro c’era stato insegnato; ma diffidavamo dal ricorrere a qualche persona istruita per non aggiungere all’inganno.
Quando l’Impresario pretende di mantenere il privilegio per 50 anni, nuovamente si accendono gli animi e nuovamente corre in suo soccorso don Circostanza, che suggerisce la stipula di un accordo per 10 lustri.
Più tardi ci dissero che la perdita dell’acqua sarebbe durata 10 lustri e che questa proposta sarebbe stata avanzata in nostro favore da don Circostanza; ma nessuno di noi sapeva quanti mesi o quanti anni facessero 10 lustri.
 
 
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