La Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso di alzare i tassi di interesse per combattere l’inflazione. Cosa sta succedendo? Vediamo di capire.
Alcuni mesi fa l'inflazione era alle stelle grazie all’aumento dei prezzi energetici a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Le percentuali erano anche oltre il 10%. Oggi, con la ripresa del controllo dei mercati energetici grazie alle politiche del fronte pro-Ucraina, l'inflazione ha cominciato a calare, prima con una certa velocità, poi assestandosi: le stime Istat di giugno registrano una variazione nulla su base mensile e un aumento del 6,4% su base annua, rispetto a +7,6% del mese precedente.
Un assestamento nonostante il forte calo dei prezzi energetici, ché tutti gli altri prezzi o sono stabili o in crescita. Questo accade perché l’industria, con prezzi bassi per l’energia ma alti per le materie prime, per rifarsi delle crisi a partire dal Covid, continua a tenere prezzi alti se non in crescita, condizionando quasi tutti gli altri prodotti e servizi.
La Bce si è posta una serie di obiettivi per l’inflazione: 5,3% nel 2023, 2,9% nel 2024 e 2,1% nel 2025. Per invertire la situazione ha deciso di aumentare i tassi di interesse, per cui chiedere in prestito denaro costa di più, risparmiare denaro rende di più. Di conseguenza, le famiglie e le imprese tendono a limitare i propri consumi ed investimenti nonché a rialimentare quei risparmi che nei mesi scorsi avevano eroso per far fronte all’alta inflazione, la domanda si riduce, ed è più probabile che i prezzi si "raffreddino" (se c’è meno domanda i prezzi calano) con il conseguente calo del tasso di inflazione.
Diversi Paesi, l’Italia fra questi, hanno stigmatizzato il provvedimento della Bce sostenendo che la riduzione dei consumi è contro i propri interessi nazionali. Nel caso dell’Italia il governo sostiene invece che i consumatori dovrebbero modificare ancor di più i propri acquisti, rivolgendosi per esempio, al made in Italy e al Km.zero, mettendo in pratica una politica di acquisto parsimoniosa e ragionata che spinga il mercato a riposizionarsi.
Una indicazione che, mentre da una parte non considera che questi prodotti sono sempre tra i più costosi degli altri, dall'altra considera solo il proprio orto propagandistico, perché quand’anche i consumatori acquistassero di più questi prodotti, non scalfirebbero il mercato che, proprio al contrario, si sentirebbe legittimato a proporre questi prezzi alti. Propaganda dell’esistente a discapito di un futuro che potrebbe essere più economico per tutto e tutti.
Il Governo avrebbe qualche arma per dare un proprio contributo in merito per impedire che aziende e imprenditori si rifacciano solo sui consumatori, ma sembra sordo e legato ai propri schemi ideologici. Per contenere i prezzi potrebbe, per esempio, ridimensionare i bonus, la cui funzione è sempre quella di drogare il mercato; potrebbe agevolare la concorrenza: taxi, balneari e servizi in generale (che fine ha fatto la legge sulla concorrenza?)
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