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Telefono di Stato come tv di Stato. Mercato condizionato
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
29 agosto 2023 11:23
 

L’ingresso dello Stato in Netco, la società della rete di Tim, direttamente e attraverso altri organismi sempre con la presenza dello Stato, non potrà non condizionare il mercato, l’unico veramente libero che abbiamo in Italia e che ha consentito calo dei prezzi e aumento di qualità e offerta.

Il governo ha approvato due decreti (dl e dpcm) con cui stabilisce l’acquisizione, da parte del Ministero economia e finanza (Mef) del 20% delle azioni (per un massimo di 2 miliardi e 200 milioni). In gioco c’è anche la Cassa Depositi e prestiti (Cdp) che è controllata  dal Mef.

Ora parte la complessa operazione finanziaria per l’acquisizione.

Per capire cosa il governo vuole fare, sono esplicite queste parole del ministro dell’Economia e finanze Giancarlo Giorgetti: “la presenza del Mef è finalizzata ad assicurare l’esercizio di poteri speciali e la capacità di incidere in termini di strategia e sicurezza in quella che noi consideriamo un’infrastruttura decisiva per il futuro del Paese”. Intenzione che significa l'uso della “golden power” (la golden share italiana), il meccanismo che consente allo Stato, anche in posizione di minoranza azionaria in un’azienda, di porre il veto su quello che ritiene sia contrario agli interessi nazionali.

Tradotto per gli utenti dei servizi telefonici, significa che lo Stato non si limiterà a dettare le regole del mercato. Parte in causa con poteri di veto (la nuova Tim) potrà intervenire per imporre ciò che non va bene per la sua azienda, dicendo che è per l’interesse dello Stato. Per capire… come oggi con la tv di Stato che abusa della sua posizione dominante: visto che percepisce il canone a differenza delle sue concorrenti, la Rai condiziona tutto il mercato. 

Domani, con la nuova Tim, potrà accadere lo stesso: prezzi gonfiati per la pubblicità e servizi all’utenza non solo frutto del mercato, ma condizionati dal fatto che uno degli offerenti - Tim - ha alle spalle non solo capacità manageriale ed industriale ma anche i soldi dei contribuenti dello Stato italiano. Come oggi per la Rai, si paventa quindi un nuovo abuso di posizione dominante. Le vittime saranno gli utenti: prezzi più alti, offerte minori e condizionate da chi, dovendo fare concorrenza allo Stato/Tim non ha le stesse garanzie finanziarie.

Infine c’è una riflessione da fare: perché questi soldi che il governo decide di investire per controllare e gestire Tim, non vengono utilizzati, per esempio, per mitigare le accise sulla benzina? A noi sembra che il governo privilegi l'uso di soldi pubblici per aumentare il proprio potere sull’economia, piuttosto che limitarsi a dettare le regole. 

Siamo già sulla buona strada per lo Stato imprenditore, cioè monopolio. Chissà come tutto questo sarà compatibile con l’Unione europea.

Qui il video sul canale YouTube di Aduc 
 
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