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fondo comune san paolo azioni italia poi trasformato in eurizon az. area euro
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Lettera 
30 marzo 2020 0:00
 
buongiorno sono un risparmiatore che ha avuto la sfortuna di fidarsi dei promotori finanziari in banca san paolo imi.
comincio dal principio.
Nell'agosto 2000 sottoscrivo in banca san paolo imi acquisto di quote del fondo "azioni italia" per un valore di quota 38,901 euro e un totale di euro 5165,00 e con un numero di quote di 127,076.
il fondo è sempre stato pessimo e sotto la media. ho lasciato li i miei soldi perdendo gli interessi di oltre 20 anni.
nel frattempo il fondo si è trasformato, ha cambiato nome, è stato accorpato e dopo tutte queste trasformazioni ha assunto nome di "eurizon azioni area euro."
negli anni ha staccato delle quote e mi trovavo a possedere 135,124 di detto fondo.
quando finalmente la quota del fondo ha raggiunto il valore di acquisto, ho dato ordine di vendere.
risultato: mi hanno applicato guadagni per 363,65.
hanno assunto valore medio di acquisto di euro 26,146.
in conclusione è giusto ciò che hanno fatto?
io non ho realizzato utili, ma le quote le ho pagate molto di più.
mi hanno applicato, un utile che fisicamente, non ho mai realizzato.
attendo un gentile chiarimento da parte vostra.
grazie
Gianluca, da Modugno (BA)

Risposta:
L'addebito è giusto ma, come troppo spesso accade, non è stato avvisato il cliente di cosa sarebbe accaduto.
Fino al 30 giugno 2011, il valore della quota dei fondi di diritto italiano era valorizzata al netto delle imposte, applicando la tassazione "sul maturato" giorno dopo giorno e qualunque credito e debito era in questo incorporato. Con decorrenza 1 luglio 2011, i fondi di diritto italiano sono passati alla modalità di tassazione che vede la ritenuta operata al momento del riscatto delle quote. Di conseguenza, il 30 giugno 2011 si sono "chiusi i conti" con il vecchio metodo, ed il credito di imposta derivante dalla minus dal cliente fino a quel momento realizzata è rimasto contabilizzato nel valore della quota del fondo. Fondo che, in virtù della nuove disposizioni, ha acquisito un prezzo di carico fiscale pari al valore della quota al 30 giugno 2011. Il cliente ha poi pagato l'imposta sul "guadagno" conseguito dal 30 giugno 2011 al giorno del riscatto, ma la minusvalenza conseguita dal giorno dell'acquisto fino al 30 giugno 2011 è stata inglobata nel valore della quota a quella data.
Esempio: acquisto a 100, il valore al 30/6/2011 era 70, il fondo inglobava 30 di credito di imposta. Il cliente ha poi venduto a 90 e pagato la tassa sul "guadagno" di 20 derivante dalla differenza tra 90 e 70. Al credito di imposta pari 30 sono stati sottratti 20 di "guadagno", ed il risultato finale è di 10 a credito che era dentro il fondo al 30/6/2011.
Il 1 gennaio 2012 è entrata in vigore la nuova aliquota del 20% (rimasta al 12,5% per la quota di portafoglio investita in titoli di Stato ed assimilati) e nel caso in cui fosse stato conveniente, c'era tempo fino al 30 marzo 2012 per chiedere l'affrancamento, vale a dire farsi tassare al 12,5% il guadagno realizzato fino al 31 dicembre 2011. Il 1 luglio 2014 è cambiata nuovamente l'aliquota, passando al 26% (sempre 12,5% per la quota di portafoglio investita in titoli di Stato ed assimilati). In questo caso non vi è stato bisogno di optare per l'eventuale affrancamento in quanto per i fondi comuni è stato previsto un apposito regime transitorio che vede l'intermediario fare i calcoli di convenienza fiscale.
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Ha risposto Roberto Cappiello: https://sosonline.aduc.it/info/cappiello.php
 
 
 
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