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Pressioni commerciali in banca: dalla teoria alla pratica
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L'antipatico di Anti Patico
11 gennaio 2019 11:38
 
A proposito di pressioni commerciali sui dipendenti di banca, sulla cui imminente abolizione siamo molto scettici anche se a dire il vero non sappiamo spiegare il motivo, alcune sigle sindacali hanno firmato con Ubi Banca, che è il quarto gruppo bancario nazionale, un accordo per arginare le pressioni commerciali allo sportello. I suoi aspetti più rilevanti sono lo stop delle espressioni minacciose e offensive, comunicazioni e riunioni nel rispetto dell'orario di lavoro, meno report sulle vendite.

Altro che pressioni! In certi casi siamo in presenza di veri e propri reati, e i sindacati coinvolti hanno raggiunto con l'azienda uno strepitoso accordo teso a far cessare comportamenti da Codice Penale!

E' stata anche istituita una casella di posta elettronica dedicata per denunciare comportamenti scorretti dei superiori e anomalie nei processi commerciali.

Quest'ultima idea non è affatto nuova perché da tempo adottata in quello che è l'istituto di credito che quando si tratta di parlare (parlare e basta) di etica non è secondo a nessuno: Intesa Sanpaolo. Da alcuni anni è stato infatti previsto un indirizzo email, [email protected], per denunciare le pressioni commerciali dei superiori. Inviando una segnalazione si attivano procedure interne tramite cui le mail vengono lette e valutate da un team costituito da azienda e sindacati. Procedure dichiarate anonime dalla banca ma, come ci ha appena riferito proprio un dipendente di Intesa Sanpaolo, "nell'anonimato di operazioni anomale inviate dal proprio pc nessun dipendente è convinto e tutti hanno paura di ritorsioni. Figurati che un collega, segnalando a voce ai servizi ispettivi, si è sentito rispondere che non ne vogliono sapere niente".

Come sempre, un conto è la teoria dei proclami sui media mentre tutt'altra cosa è la realtà.
 
 
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