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2010 e previsioni finanziarie. Vedo, prevedo e... stravedo
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Editoriale di Alessandro Pedone
23 dicembre 2009 18:51
 
Stanno iniziando a diffondersi, ed imperverseranno nei prossimi giorni, le previsioni circa l'andamento dei mercati finanziari nel 2010.
Un anno fa, a fine 2008, la maggioranza degli "esperti" vedeva nero per il 2009. I profeti di sventura imperversavano. Si parlava di enormi fallimenti di banche, di uscita dell'Italia dall'area euro (con conseguente default dei titoli di stato), di deflazione e depressione mondiale.
Naturalmente non solo questo non si è verificato, ma -al contrario- i mercati finanziari sono andati molto bene.
L'anno precedente era accaduto l'inverso (invito a rileggere l'articolo, simile, che avevo scritto il 17 dicembre del 2008: "Previsioni per i mercati finanziari del... 2008") ma in entrambi i casi gli analisti più famosi avevano sbagliato le previsioni.
Alla vigilia del 2010 gli stessi "esperti" sembrano più cauti. Se a fine 2007 erano in larga parte positivi o molto positivi, ed a fine 2008, in maggioranza, negativi o molto negativi, oggi -a fine 2009- abbiamo pareri più contrastanti.
Non è questo che conta. Gli investitori informati dovrebbero finalmente comprendere che le previsioni sull'andamento dei mercati finanziari nel medio/lungo termine non solo non hanno utilità, ma sono dannose. E' sbagliato e dannoso fare scelte finanziarie sulla base delle previsioni.
Paradossalmente, per ragioni che sarebbe lungo spiegare in questa sede, è più facile sbagliare le previsioni che azzeccarle. E' controintuitivo, ma è così. Quando un investitore legge una previsione sui mercati finanziari dovrebbe pensare: "è possibile che la previsione sia corretta, ma è più probabile che sia sbagliata!"
Quand'anche -ma non è così- vi fossero le stesse probabilità, sarebbe comunque dannoso operare sulla base di queste previsioni per due ragioni: 1) i costi operativi 2) i vantaggi in caso di previsione corretta, solitamente, sono inferiori rispetto agli svantaggi in caso di previsione scorretta.
Purtroppo fare previsioni è più forte di noi. Ci viene decisamente spontaneo. I media, ovviamente, accentuano questo nostro "difetto congenito" per evidenti ragioni di convenienza (non solo fa vendere copie, ma fa anche piacere agli inserzionisti perché alimenta il business della gestione del risparmio che vive di questo inganno).
Dal momento che la modalità spontanea con il quale gli investitori prendono decisioni è quella di fare previsioni ("poiché credo che i mercati azionari saliranno, allora compro azioni...", "poiché credo che i tassi saliranno, allora vendo obbligazioni a tasso fisso...", "poiché credo... allora...") è necessario adottare contromisure che costringano ad evitare questo errore.
Le contromisure sono le regole d'investimento. Prima di fare scelte importanti d'investimento è indispensabile stabilire un progetto, un piano. Il piano deve considerare tutte le ipotesi di mercato, sia "previste" che opposte.
Nella mia attività professionale di pianificatore finanziario indipendente, mi capita sovente di fornire indicazioni operative che sono opposte alle mie "sensazioni" sull'andamento futuro dei mercati. Negli anni ho imparato a diffidare della mia stessa visione sui mercati finanziari ed a fidarmi di più delle regole che ci siamo auto-imposti sulla base delle necessità dello specifico investitore. Talvolta questo spiazza i clienti, specialmente quelli relativamente nuovi.
"Ma come" -sembrano, a volte, volermi dire- "se abbiamo detto che potrebbe accadere questo o quello, perché compriamo/vendiamo anche questo o quello?"
Gli investitori che non possono permettersi un consulente indipendente, farebbero bene a ignorare il più possibile tutte le previsioni ed a fare meno operazioni possibili, investire negli strumenti più semplici possibili (titoli di stato a tasso fisso, variabile e legato all'inflazione, ETF azionari nelle percentuali tali che anche un eventuale azzeramento non implichi trasformazioni del proprio tenore di vita) puntando alla certezza di raggiungere gli obiettivi minimi.
Ho un sogno: passare un capodanno senza che su un giornale, una radio, un sito Internet, una televisione, si leggano o ascoltino previsioni. Poiché è evidente che questo sogno non si realizzerà mai, spero almeno che chi mi legge non si lasci ingannare da questo ciarpame. 
 
 
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