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Amnistia e indulto: (se fatto bene) un atto di buon governo della Giustizia
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Editoriale 
14 giugno 2006 0:00
 
Il sistema dalla (in)giustizia italiana e' senza alcun dubbio il problema piu' rilevante ed incancrenito del nostro Paese.
Anche gli investitori che non avevano avuto la sfortuna di incappare nelle maglie della (in)giustizia italiana, hanno dovuto constatare con mano come lo Stato Italiano non sia nelle condizioni di garantire un minimo di giustizia. In sede penale, i casi Parmalat e Cirio (per citare i piu' famosi) hanno visto il coinvolgimento di migliaia di risparmiatori. In sede civile, centinaia di migliaia di risparmiatori che avrebbero voluto far causa alla propria banca per i piu' famosi casi di "risparmio tradito" (MyWay-4You, Argentina, Parmalat, Cirio, ecc.) hanno rinunciato proprio per sfiducia nel sistema della (in)giustizia italiana. Qui in Aduc abbiamo raccolto centinaia di testimonianze in tal senso.
In primo luogo, i tempi per concludere definitivamente una causa (sia civile che penale) sono biblici (con i relativi costi/rischi). E' evidente a chiunque che se la giustizia arriva dopo decine d'anni dai fatti, non puo' piu' chiamarsi tale.
Solo chi ha provato sulla propria pelle le incredibili storture del sistema della (in)giustizia italiana puo' comprendere appieno la gravita' di questo cancro della nostra nazione.
In Italia ci sono oltre 9.000.000 (dicasi: n-o-v-e-m-i-l-i-o-n-i) di processi pendenti.
Di questi, centinaia di migliaia si estinguono per prescrizione del reato.
Naturalmente, solo gli imputati che si possono permettere di pagare fior di avvocati per anni arrivano alla prescrizione.
I poveracci che non possono pagare gli avvocati per "inventarsi" cavilli per allungare i tempi difficilmente vedono i loro processi cadere in prescrizione.
Recentemente il ministro della Giustizia si e' dichiarato disponibile ad un provvedimento di Amnistia.
Noi riteniamo che un provvedimento di questo tipo sia ormai indispensabile, ma riteniamo al tempo stesso che sia assolutamente necessario preservare i diritti patrimoniali delle migliaia di persone che si sono costituite parti civili nei processi relativi ai reati finanziari.
Se mai questa legge sull'amnistia dovesse vedere la luce, e noi auspichiamo che sia cosi', sara' indispensabile che preveda delle specifiche norme per i reati di natura finanziaria.
Alla maggioranza dei risparmiatori non interessa tanto che i colpevoli finiscano o meno in galera (questo e' senza dubbio secondario), ma e' indispensabile che i Tribunali accertino in sede penale i reati e che a questi accertamenti conseguano i necessari risarcimenti.
Un provvedimento di amnistia nel quale rientrassero i reati finanziari senza specifiche norme, rischierebbe di vanificare le speranze delle migliaia di persone che si sono costituite parti civili, ad esempio, nei processi Parmalat.
Questo sarebbe una beffa inaccettabile.
D'altra parte, un provvedimento di amnistia che tenga nella debita considerazione gli interessi delle vittime dei reati finanziari potrebbe accelerare notevolmente l'iter dei processi, a tutto vantaggio degli investitori coinvolti.
Vedremo quale delle due strade prendera' il Governo, e non mancheremo di chiedere l'aiuto di chi ci segue sui nostri siti Internet per sensibilizzare il sistema politico su questo tema, nel caso in cui il provvedimento che verra' calendarizzato dovesse penalizzare i risparmiatori danneggiati dai reati finanziari.
 
 
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