Nell'editoriale dello
scorso 27 marzo avevamo
accolto con piacere la relazione del primo anno di attività annuale dell'Arbitro per le Controversie Finanziarie presso la Consob, evidenziando ad esempio come il Collegio abbia espresso alcuni concetti favorevoli ai clienti che nei Tribunali non sono tanto pacifici.
Concludevamo affermando che
"E' bello constatare che oggi i piccoli investitori hanno uno strumento molto efficace per far valere i propri diritti. Ogni tanto, quando è possibile, è bello poter dare anche buone notizie!".
Si sta però manifestando
una "zona d'ombra" molto estesa costituita dai pronunciamenti riguardo le banche finite in dissesto, iniziando da
Carife, Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti passando per le due ex popolari venete e le loro controllate. Situazioni di dissesto cui si aggiunge la
Banca Popolare di Bari la quale è al momento regolarmente in attività ma che presenta enormi problemi che seguiamo da tempo.
Cosa sta accadendo?
Ubi Banca, che ha comprato la parte sana di
Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti non sta ottemperando alle decisioni dell'Acf favorevoli agli azionisti e ai portatori di bond subordinati.
Analogo ragionamento può essere applicato da
Bper riguardo
Carife.
Ciò avviene perché le condizioni contrattuali con cui le banche sono state cedute prevedono un'apposita manleva secondo cui
deve essere il Fondo di risoluzione a risarcire all’istituto acquirente (Ubi o Bper) gli importi dovuti, e non in maniera automatica bensì stabilendolo di volta in volta. Il Fondo di risoluzione, quindi, non ha intenzione di risarcire i clienti, richiedendo invece in Tribunale un esame più approfondito che possa evitare l'esborso.
Diversa la situazione riguardo
le due ex banche popolari venete e le loro controllate, perché a riguardo
Intesa Sanpaolo ha chiesto ed ottenuto di essere esentata a norma di legge.
Banca Popolare di Bari, che invece è regolarmente attiva, ha deciso di non pagare i risarcimenti sanciti nelle vertenze sulle azioni e i bond subordinati, giudicando poco valide le motivazioni e costringendo tutti gli interessati a rivolgersi al Tribunale.
Tutto ciò può portare all'indebolimento della funzione dell'Arbitro per le Controversie Finanziarie e dei vantaggi che esso consente ai clienti e al sistema giudiziario (ricordiamo la competenza fino a 500.000 euro che consente un'enorme diminuzione del numero delle cause), nel caso in cui si iniziasse a spargere la convinzione secondo cui "con l'Acf si vince ma poi non si sa se pagano".
Cosa occorre fare?
Se per
Intesa Sanpaolo la strada passa per i Tribunali, chiamati ad esprimersi sulla legittimità del decreto che la esenta dai risarcimenti, per
Ubi Banca e Bper è possibile stabilire che il Fondo di risoluzione paghi tutti i risarcimenti previsti dall'Acf riguardo le banche in risoluzione, magari autorizzando
Ubi Banca e Bper a pagare subito per poi rivalersi sul Fondo.
Riguardo
Popolare di Bari ed eventuali situazioni analoghe si può intervenire con un'opera di
"moral suasion" nei confronti degli amministratori, facendo anche leva sul fatto che una causa costa alla banca molto di più e potrebbero essere considerati responsabili dei maggiori oneri sostenuti.
Insomma,
occorre evitare che venga depotenziata un'istituzione valida e che già nel primo anno di vita ha dimostrato di poter funzionare egregiamente.