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Argentina, Cirio, Parmalat: fare o non fare causa alla banca?
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Editoriale 
19 aprile 2006 0:00
 
In questi giorni il dilemma piu' comune fra il folto popolo dei "risparmiatori traditi" e' quello relativo alla possibile azione legale contro la banca che ha venduto le obbligazioni cadute poi in defualt.
I giornali stanno evidenziando le molte cause terminate con esito positivo (ricordiamolo: in primo grado).
In settimana prossima si chiuderanno i termini per dare il mandato alla TFA relativo alla controversia contro lo Stato Argentino promossa presso l'ICSID.
Come e' noto, chi conferisce questo mandato non puo' fare azione legale contro la stessa banca, a meno di non revocarlo.
Molti risparmiatori si pongono quindi il problema dell'opportunita' o meno di fare un'azione legale contro la propria banca.
In proposito, ci sono due correnti di pensiero (a nostro avviso parimenti errate):
1 c'e' chi ritiene che fare una causa contro un "gigante" come la banca sia una mossa sempre e comunque suicida perche' le banche avrebbero i migliori avvocati, forza economica per portare avanti la causa fino in cassazione, appoggi di ogni genere, ecc.
2 c'e' chi ritiene che, con tutte le cause ormai vinte, si tratti di una causa quasi certamente vinta

La verita', come al solito, sta nel mezzo.
Per prima cosa dobbiamo sottolineare che fare un'azione legale e' sempre e comunque una cosa da meditare con molta attenzione, a prescindere dalla controparte.
E' indubbiamente vero che le banche sono dei veri e propri potentati. Il problema principale, comunque, non e' l'avversario ma il sistema giudiziario in se'. I tempi della giustizia (anche se, per il primo grado, il nuovo rito processuale ha un po' migliorato le cose) sono lunghissimi ed i costi connessi sono sempre una variabile di fatto incalcolabile (se non con enorme approssimazione) da tenere presente.
Gli operatori della giustizia (giudici ed avvocati in primis) ci mettono spesso del loro per complicare un meccanismo gia' di per se' complesso.
Una volta vinta una causa in primo grado, ci sono sempre gli altri gradi di giudizio.
Qualora l'appello rovesciasse il primo grado ci sarebbe da restituire quanto la banca ha versato dopo la sentenza di primo grado e pagare le spese relative ai due procedimenti.
Un altro aspetto da considerare riguarda l'interpretazione delle norme che sono soggette a cambiamenti con il tempo.
Ad esempio: le prime sentenze favorevoli ai risparmiatori sostenevano che le norme del Testo Unico della Finanza erano norme imperative la cui violazione implicava la nullita' del contratto. A distanza di un paio di anni, questo orientamento sembra essere mutato almeno per i Tribunali piu' rilevanti (come quelli di Milano e Roma).
Si potrebbero fare anche altri casi inversi (cioe' di interpretazioni piu' favorevoli alle banche che adesso sembrano essere mutate in senso piu' favorevole ai clienti, come il problema della forma scritta del singolo ordine), ma quello che vogliamo evidenziare e' che il diritto non e' una scienza esatta e le interpretazioni regnano sovrane.
Fatta questa premessa, c'e' da dire anche che la normativa a tutela dei risparmiatori e' molto stringente.
Vige, ad esempio, il principio dell'inversione dell'onere della prova.
La legge, spesso, prevede che alcuni obblighi degli intermediari siano assolti mediante un documento scritto (si veda, ad esempio, l'esecuzione di un ordine ritenuto inadeguato al profilo di rischio del cliente, oppure un ordine eseguito in conflitto d'interessi). Se questo documento scritto non c'e', la banca, con tutta la sua forza, difficilmente potra' cavarsela, spesso cerca una transazione che puo' essere la soluzione piu' utile per tutti.
C'e' da ribadire che il modus operandi delle banche, perfino oggi dopo tutto quello che e' successo, implica una sostanziale violazione continua degli obblighi che la legge impone loro.
In un numero di casi in cui si puo' agevolmente sostenere in giudizio una violazione degli obblighi di correttezza, diligenza e trasparenza posti a carico degli intermediari nella negoziazione di queste obbligazioni, e' piuttosto ampio.
In una situazione del genere, a nostro giudizio, e' fondamentale fare una verifica molto approfondita e scrupolosa delle carte a disposizione del risparmiatore.
Il nostro consiglio e' quello di avviare un'azione legale solo ed esclusivamente se vi e' un riscontro documentale della violazione che si contesta.
Per questa ragione abbiamo istituito, ormai da molto tempo, un servizio gratuito di verifica delle condizioni per adire le vie legali nei casi dei Bond Argentina (ma il discorso e' identico per tutti gli altri bond). Chi vuole usufruire di questo servizio puo' seguire le istruzioni pubblicate a questo indirizzo: clicca qui

 
 
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