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In attesa del downgrading...
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Editoriale di Alessandro Pedone
27 marzo 2013 17:10
 
Mentre scrivo Moody's non ha ancora abbassato il rating dell'Italia, ma sembra questione di giorni a meno che non avvenga qualche miracolo che non sembra minimamente profilarsi all'orizzonte.
Uno dei fattori importanti per valutare il rating di un Paese sovrano è la stabilità politica e lo spettacolo che i vari Bersani, Berlusconi e Grillo stanno dando è francamente penoso e, visto con occhi non di parte non si può non dire che la stabilità politica dell'Italia, dopo le elezioni, è diminuita.
Delle tre maggiori forze politiche, PD, PDL e M5S nessuna di queste sembra aver realmente capito la situazione e nessuna sembra voler concedere qualcosa per il bene del Paese.
Ciascuna aspetta che sia l'altra a cedere: il tempo passa e la situazione peggiora.
Ciascuna forza politica potrebbe fare qualcosa per sbloccare la situazione, ma nessuna ha voglia di farlo.
Il M5S potrebbe tranquillamente dichiarare che appoggerebbe un Governo non a guida PD ma guidato da grandi personalità indipendenti per poi confrontarsi in Parlamento sui singoli punti. Non lo fa, perché preferisce andare alle prossime, vicine, elezioni dall'opposizione pensando così ragionevolmente di  aumentare i propri consensi.
Il PD di Bersani avrebbe potuto tranquillamente evitare questo siparietto della richiesta dell'incarico esplorativo, dal momento che era più che chiaro che non avrebbe mai potuto formare un governo (e nei prossimi giorni, forse domani o venerdì lo vedremo ritornare dal Quirinale con le pive nel sacco). Avrebbe potuto quindi lasciare che fosse Napolitano a sbloccare subito la situazione (come ragionevolmente farà in settimana prossima, forse sotto la pressione dei mercati). Bersani, invece, ha preferito fare questo inutile tentativo per poter dire, un giorno, probabilmente sotto elezioni che il M5S aveva avuto la possibilità di cambiare le cose, ma non l'ha voluta sfruttare.
Il PDL avrebbe potuto tranquillamente non ostacolare il tentativo di Bersani, ma ha preferito badare ai propri interessi, in questo caso oltre che politici anche direttamente personali del proprio leader ed ha ovviamente sbarrato la strada a Bersani.
Insomma, la classica situazione nella quale non è totalmente colpa di nessuno, ma è colpa di tutti.
I mercati finanziari si stanno spazientendo. Hanno atteso forse anche troppo, ma se non si vedrà una soluzione politica di elevato profilo nei prossimi 10-15 giorni è ragionevole attendersi che suonerà, metaforicamente, la campanella della ricreazione e Napolitano conferirà l'incarico ad un Governo che potremmo definire “Governo del Presidente” appoggiato, come si usa pomposamente dire, da “tutte le forze responsabili” e che dovrebbe servire di nuovo a placare i mercati finanziari e probabilmente a fare –finalmente– le riforme istituzionali con l'idea della “Convenzione” che proponga al Parlamento un pacchetto di riforme della seconda parte della Costituzione da approvare o bocciare in blocco.

Il downgrading di Moody's, se ci sarà, non sarà la fine del mondo, ma sarà un evento molto negativo per l'Italia. La turbolenza finanziaria che potrebbe seguirne implicherà ulteriori mesi di recessione. E' l'ennesimo “regalo” che il sistema politico sta facendo al Paese.
Ciò nonostante, la frustrata che potrebbe arrivare potrebbe avere anche dei riflessi positivi. L'Italia ha bisogno come il pane di riforme istituzionali e di riformare il sistema politico. Questo Parlamento, paradossalmente, potrebbe essere uno dei più indicati per farlo, ma è indispensabile un evento esterno che renda ineludibile il concreto avvio della legislatura con la formazione del Governo. Ormai è questione di pochi giorni, probabilmente fra 15 giorni, quando torneremo su queste colonne per il prossimo editoriale, dovremmo già avere le idee molto più chiare.
 
 
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