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Bankitalia: fusse che fusse la vorta bbona..
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Editoriale 
6 settembre 2005 0:00
 
Mentre stiamo scrivendo la stampa diffonde indiscrezioni sulle possibili mosse del Ministro del Tesoro Siniscalco per "sfiduciare" il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio.
Tecnicamente il Ministro non ha poteri.
Secondo lo statuto della Banca d'Italia e' il Consiglio Superiore della banca che nomina e revoca il Governatore.
Attualmente, il Consiglio superiore della Banca d'Italia e' composto da Antonio Fazio (governatore e presidente), Vincenzo Desario (direttore generale), Pierluigi Ciocca (vice direttore generale), Antonio Finocchiaro (vice direttore generale con funzioni di segretario). I consiglieri superiori sono Angel Barovier, Paolo Blasi, Paolo De Feo, Giampaolo de Ferra, Paolo Emilio Ferreri (consigliere anziano), Paolo Laterza, Rinaldo Marsano, Cesare Mirabelli, Gavino Pirri, Stefano Possati, Mario Sardella, Nicolo' Scavone, Roberto Ulissi (rappresentante del Ministero) e Giordano Zucchi.
La decisione del Consiglio Superiore "debbono essere approvate con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto col Ministro per il Tesoro, sentito il Consiglio dei Ministri". Cio' significa che il Consiglio Superiore non puo' votare un governatore non concordandolo con l'esecutivo (poiche' non potrebbe diventare operativo), ma al tempo stesso l'esecutivo non puo' destituire un governatore senza l'iniziativa del Consiglio Superiore.
Allo stato il Ministro del Tesoro puo' fare due cose: 1) dare una chiara sfiducia politica attraverso un atto formale e 2) chiedere, attraverso l'avv. Roberto Ulissi, che il consigliere anziano Paolo Emilio Ferreri convochi il Consiglio Superiore per discutere della possibile revoca.
Fatti questi punti, se il governatore restera' attaccato alla propria poltrona come una cozza (espressione utilizzata oggi dal Financial Times per esprimere la posizione di Antonio Fazio) allora sara' dura fare in modo che il Consiglio Superiore revochi effettivamente il mandato al governatore (di fatto, i consiglieri sono tutti uomini di Fazio). A quel punto la Banca d'Italia diventerebbe una sorta di fortino personale di Antonio Fazio senza piu' alcuna legittimazione pubblica. Solo il delirio di onnipotenza dell'attuale governatore potrebbe concretizzare uno scenario di questo tipo.
Piu' che un problema tecnico, ad oggi, il principale ostacolo per l'abbandono di Fazio sembra essere di ordine politico. La lega di Umberto Bossi deve pagare a Fiorani e Fazio alcuni "debiti" legati al salvataggio della ex banca della Lega (Credieuronord ) e quindi rimane la forza politica che difende il governatore con piu' determinazione.
Cio' nonostante si notano i primi scricchiolii anche all'interno della Lega. Forse, parafrasando Manfredi, questa "e' la vorta bbona" .
 
 
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