testata ADUC
Class Action: tutela del cittadino o regalo alle associazioni "di Stato"?
Scarica e stampa il PDF
Editoriale 
8 agosto 2006 0:00
 
Da pochi giorni e' disponibile il testo del progetto di legge di iniziativa governativa sulla cosi' detta "class action" (Atto camera n. 1495, disponibile sul sito della camera.
Purtroppo, allo stato attuale, il testo e' del tutto insoddisfacente per non dire deludente.
In pratica si tratta di una riedizione del pasticcio tentato (e non riuscito) nella passata legislatura.
Un progetto che di "class action" (intesa nell'accezione americana) non ha proprio niente.
In primo luogo, la possibilita' di avviare l'azione collettiva risarcitoria e' riservata non gia' ad ogni singolo cittadino, ma solo alle associazioni dei consumatori che fanno parte di un consiglio gestito dal Ministero delle Attivita' Produttive. (In linea del tutto teorica, secondo questo progetto di legge, anche le camere di commercio e le associazioni dei professionisti potrebbero azionare questo procedimento. E' ovvio che nessuna camera di commercio o associazione professionale si mettera' mai a fare causa ad una Banca).
Limitare la possibilita' di avviare queste cause ad un gruppo di soggetti direttamente o indirettamente controllati dallo Stato (e comunque profondamente politicizzati) diminuisce enormemente il potere deterrente che e' uno delle caratteristiche piu' positive della "class action".
Ma il progetto di legge presenta molti altri limiti.
Al momento attuale non si comprende cosa accade nel caso in cui piu' soggetti abilitati promuovano l'azione collettiva risarcitoria contro il medesimo soggetto per gli stessi fatti.
Le domande vengono riunite? Vale la prima presentata in ordine di tempo come se fossimo in una gara di 100 metri stile libero? Il progetto di legge non disciplina questa (non infrequente) eventualita'.
La questione non e' affatto marginale perche' avviare un'azione collettiva e' una questione, anche economicamente, molto rilevante. Negli Stati Uniti esiste un mercato molto fiorente di professionisti specializzati nella class action che sovente fanno a gara per accaparrarsi la conduzione di queste azioni legali che possono essere molto profittevoli per loro stessi.
Questa "concorrenza", se ben regolamentata, va a vantaggio degli utenti e -soprattutto- costituisce un forte deterrente a porre in atto comportamenti scorretti che possono dar luogo a cause molto costose.
Per queste ragioni e' assolutamente necessario che la norma regolamenti con precisione le eventuali azioni collettive concorrenti.

C'e' poi l'enorme problema delle transazioni.
Sempre i medesimi soggetti (direttamente o indirettamente controllati dalla Stato e comunque fortemente politicizzati) hanno, secondo questo progetto di legge, l'enorme potere di decidere se andare avanti con la causa o accettare una proposta transattiva dell'azienda.
I cittadini-consumatori non possono far altro che accettare la transazione o tentare una causa individuale.
Le transazioni sono lo sbocco piu' frequente delle azioni collettive e, ancora una volta, fruttano moltissimi soldi ai professionisti che le conducono i quali, sovente, sono incentivati a chiudere le cause collettive, anche a condizioni non particolarmente vantaggiose per gli utenti.
Il progetto di legge del governo non prevede nessun meccanismo di tutela dei consumatori.
Ma c'e' di piu'!
Secondo questo progetto di legge, nel caso in cui non si trovi l'accordo, la sentenza di condanna non risarcisce direttamente i consumatori che ne fanno richiesta, ma stabilisce soltanto "quando le risultanze del processo lo consentono, i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori o utenti ovvero stabilisce l'importo minimo da liquidare ai singoli danneggiati".
Affinche' i singoli consumatori siano effettivamente risarciti, gli stessi dovranno comunque muoversi di nuovo in prima persona avviando un'azione legale (che puo' essere giudiziaria o stragiuziale, ma comunque individuale)!
Se e' cosi' -e secondo questo progetto di legge e' cosi'- a cosa serve l'azione collettiva?
Pensiamo, ad esempio, al risarcimento di poche decine di euro per il black-out elettrici.
Quante persone si metteranno a fare un'azione individuale per avere 25 euro di risarcimento? Pochissimi in confronto ai potenziali aventi diritto.

In sintesi, questo progetto di legge di iniziativa governativa ci sembra preparato piu' dalle associazioni di consumatori di Stato che non dal Governo nell'interesse dei cittadini-consumatori.
In parlamento, prima di questo progetto di legge e' stato depositato un progetto di legge predisposto dell'Aduc. (si veda qui: clicca qui). Speriamo che il Parlamento sappia fare tesoro di questo testo (che risponde a tutti i punti critici sopra indicati) e partorisca una legge sull'azione collettiva pensata non per gli interessi dei presunti difensori dei consumatori, ma nell'interesse dei cittadini-consumatori.
L'introduzione in Italia di una Class Action sarebbe determinante per il sistema finanziario e per la tutela degli investimenti. Se avessimo avuto uno strumento del genere quattro o cinque anni fa, adesso le cose sarebbero profondamente diverse per i molti risparmiatori incappati nei cosi' detti casi di "risparmio tradito". Speriamo che questi investitori non vengano traditi due volte.
 
 
EDITORIALI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS