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Consulenti finanziari indipendenti: si va verso lo slittamento
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Editoriale di Alessandro Pedone
18 giugno 2008 0:00
 
Entro il 30 Giugno i consulenti finanziari indipendenti avrebbero dovuto adeguarsi alla Mifid (la direttiva comunitaria sui servizi d’investimento, faticosamente, recepita anche in Italia).
La Mifid prevede, fra l’altro, il servizio di consulenza finanziaria come servizio d’investimento principale, dando quindi avvio ad una professione che in Italia esiste da relativamente poco tempo in forma non regolamentata.
Purtroppo il precedente Governo ha pensato bene di applicare la Mifid, su questo punto, con un po’ di “fantasia italiota” prevedendo l’ennesimo albo (di cui nessuno, salvo gli interessati, avvertiva l’esigenza) e vietando la prestazione del servizio di consulenza finanziaria alle societa’ che non si costituiscono sotto forma di Sim di consulenza, cioe’ societa’ per azioni con costi connessi del tutto sproporzionati rispetto ad un’attivita’ professionale.
Le regole per la costituzione e l’iscrizione di questo albo sono ancora all’esame del Governo. Il 10 Giugno la Consob ha pubblicato la propria bozza di regolamento che determina le regole di condotta dei consulenti finanziari ed il funzionamento dell’Organismo (che sarebbe, tradotto dal “giuridichese”, il soggetto che gestisce l’albo).
E’ escluso, quindi, che si riesca a rispettare la scadenza del 30 Giugno: si prospetta anche su questo tema un rinvio (31 Dicembre 2008, secondo le voci di corridoio) .
Parlando con consulenti finanziari che attualmente svolgono la professione ho notato molta preoccupazione per la presunta “eccessiva burocrazia” che sarebbe prevista dalla bozza di regolamento Consob.
Non sono affatto d’accordo con questa interpretazione.
Sostanzialmente la Consob impone (a) di fornire una serie di informazioni che qualunque professionista serio comunque deve dare al proprio cliente, (b) di raccogliere dai clienti una serie di informazioni che qualunque professionista serio comunque dovrebbe raccogliere per svolgere il proprio lavoro e (c) di conservare la documentazione relativa ai consigli forniti in modo da poter verificare la correttezza del comportamento.
A ben vedere, quindi, niente di diverso da quello che attualmente, magari in forme diverse, i consulenti finanziari che operano professionalmente gia’ fanno.
Ritengo che questi obblighi siano non solo una tutela necessaria per i clienti, ma anche una tutela per i professionisti che si comportano correttamente.
Come Aduc abbiamo proposto l’ampliamento delle tutele (in particolare in tema di gestione dei reclami e di sanzioni reputazionali) per i clienti.
Riteniamo che gli stessi consulenti finanziari dovrebbero essere molto felici di poter affermare che fra tutte le scelte possibili (banche, promotori e consulenti finanziari indipendenti) coloro che si rivolgono alla loro categoria hanno il massimo grado di tutela, anche giuridica.
Puo’ darsi che questo implichi rivedere un po’ l’organizzazione del proprio lavoro, ma siamo sicuri che sia uno svantaggio?
 
 
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