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Credit crunch: a cosa servono gli analisti?
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Editoriale di Alessandro Pedone
9 aprile 2008 0:00
 
La scorsa estate hanno iniziato a diffondersi le informazioni sulla crisi dei sub-prime.
Si parlava di perdite per 100 miliardi di dollari. La reazione dei mercati finanziari fu subito piuttosto violenta.
La cosa piu' incredibile e' che nessuno era in grado di dare delle cifre minimamente credibili sull'entita' delle possibili perdite connesse con questa crisi.
Sono passati mesi e mesi senza che si potesse capire se il danno fosse nell'ordine di 100 o 200 milioni di dollari oppure molto piu' grande.
Ieri il Fondo Monetario Internazionale ha dedicato una tabella nel suo Global Financial Stability Report alla stima delle perdite derivanti dal cosi' detto credit crunch. Secondo l'FMI le perdite potenziali si aggirerebbero sui mille miliardi di dollari! Una cifra intorno al 6% del PIL americano, da brividi.
Come hanno reagito i mercati finanziari a questa "notizia"? Sostanzialmente ignorandola. Dopo una settimana estremamente positiva, il mercato sta leggermente prendendo fiato, ma nessun crollo. Il fatto e' che quel che il Fondo Monetario Internazionale ha per la prima volta detto con una certa solennita', era da tempo scontato nei prezzi.
Gia' dall'autunno del 2007 le voci che giravano fra gli operatori finanziari parlavano di perdite intorno ai mille miliardi di dollari. Qualche analista che ha provato ad accennare a questa cifra nell'estate del 2007 e' stato preso per catastrofista e relegato fra gli eccentrici. La maggioranza degli analisti ha fatto a gara a rincorrere le stime fatte dalle stesse banche interessate, salvo rivederle via via al rialzo man a mano che lo facevano le stesse banche.
Per mesi e mesi il mercato e' stato senza una stima realistica ed indipendente sull'entita' dei danni derivati da questa crisi.
La domanda, come diceva qualcuno, sorge spontanea: ma a cosa servono gli analisti finanziari?
Se gli analisti finanziari si trasformano, di fatto, in ufficio stampa delle aziende che dovrebbero analizzare, a cosa servono?
Ancora una volta, questa crisi ci conferma che investire tentando di fare previsioni sull'andamento futuro dei mercati e' assolutamente velleitario.
Le informazioni disponibili agli investitori sono sempre, sistematicamente, sopra o sotto stimate.
Gli investitori non professionisti devono investire prendendo come riferimenti i dati che conoscono meglio: se stessi! Il mercato dovrebbe essere considerato una variabile aleatoria non prevedibile.
Dei mercati finanziari si possono stimare con ragionevole approssimazione l'ampiezza dei movimenti all'interno di un dato arco temporale, ma mai la direzione.
Investire non facendo previsioni e' una delle migliori vie per non rimanere delusi.
 
 
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