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Credit crunch: e' la politica, bellezza!
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Editoriale di Alessandro Pedone
30 settembre 2008 0:00
 
Ai tempi della campagna presidenziale del 1992, Bush senior venne apostrofato con la famosa frase "It's the economy, stupid!" Bush era convinto di avere la riconferma del mandato presidenziale in tasca dal momento che la sua popolarita' era ai massimi a seguito della vittoria in Iraq. Vinse invece Clinton e Bush si prese la sbrigativa "spiegazione" di cui sopra.
A distanza di oltre 15 anni, sembra che la politica si sia presa la rivincita, speriamo solo momentanea.
Un folto gruppo di repubblicani ha bloccato il piano salva istituzioni finanziarie e le ragioni sembrano essere "squisitamente" (si fa per dire) politiche.
E' evidente anche ai sassi che il piano presentato dal Governo Usa e' indispensabile per evitare una catastrofe finanziaria prima ed economica poi.
E' altrettanto lapalissiano che gli Usa non potranno fare a meno di approvare un piano come quello (magari con qualche modifica di facciata).
I due candidati presidenti, il presidente in carica, il governatore della Fed, qualunque persona informata sui fatti, fino alle semplici persone di buon senso, concordano nel ritenere che a questo punto il problema e' troppo grande per non essere affrontato in maniera sistematica e con l'intervento della politica.
Nonostante cio', ieri sera 29 settembre, quando tutto il mondo gia' dava per scontata l'approvazione del piano (le agenzie di stampa gia' dalla mattina usavano i verbi al passato parlando dell'approvazione del piano, a seguito dell'accordo raggiunto il giorno precedente fra i rappresentanti dei democratici e repubblicani al congresso) un nutrita pattuglia di repubblicani ha pensato maggiormente al proprio collegio elettorale (al quale dovranno chiedere il voto fra 35 giorni) piuttosto che alla salvezza di breve/medio termine del sistema finanziario.
Sembra di sentir gridare da questi sagaci repubblicani: "It's the politics, stupid!".
Non sappiamo quanto dureranno questi "giochi politici", ma siamo ragionevolmente convinti che e' opportuno che gli Usa approvino un piano di sistema per coprire le falle del sistema finanziario. Tanto piu' tardi lo faranno, tanto maggiore sara' il costo.
Venendo alle piccole beghe di casa nostra, fa molta tristezza vedere molte associazioni di consumatori che, seguendo lo stesso schema mentale dei repubblicani del congresso che hanno votato no al piano ("E' la politica, bellezza"), stanno iniziando il loro tipico cancan sul fallimento dei titoli Lehman Brothers,  spingendosi a lanciare allarmismi sui pericoli che correrebbero i depositi nelle banche italiane.
Come fare a non capire (almeno questa volta, santo cielo!) che la crisi e' talmente grave da suggerire l'accantonamento delle proprie piccole (direi misere) convenienze personali (e dell'entourage professionale che ruota attorno a queste organizzazioni)?
Fortunatamente, noi di Aduc, avendo da sempre scelto di non diventare un apparato (o pseudo tale) possiamo cercare (nel nostro piccolo e con le nostre limitatissime forze) di dire le cose come stanno, pane al pane e vino al vino: le speranze di recuperare i danni derivanti dai titoli Lehman attraverso azioni legali, sono pressoche' nulle.
A meno che la banca non abbia fatto errori madornali, di tipo formale, non e' ragionevole ipotizzare responsabilita' degli intermediari in quanto accaduto.
I titoli Lehman erano (ex-ante; col senno di poi si puo' dire tutto quello che si vuole) titoli considerati assolutamente affidabili. Difficilmente si potrebbe sostenere che l'operazione era inadeguata ad un profilo di rischio conservativo o che l'intermediario non aveva fornito informazioni sufficienti.
I dati ci sembrano talmente evidenti da non meritare ulteriori commenti.
Quanto al catastrofismo che stanno spargendo molte di queste associazioni, sostenendo che i depositi bancari sarebbero a rischio e chiedendo al Governo di "approntare un piano credibile a tutela dei risparmiatori" (quale?!?), ci chiediamo se questi soggetti sappiano di cosa stiano parlando. 
E' verissimo che il fondo interbancario di tutela dei depositi e' uno strumento che non serve ad affrontare una eventuale crisi sistemica dell'intero comparto bancario, ma spargere catastrofismo in questo modo serve solo a creare le condizioni affinche' i risparmiatori si facciano male da soli con gesti dettati da crisi di panico. In questo momento, oggettivamente, le banche italiane sono le meno toccate dal problema della crisi del credito mondiale e questo lo dicono i numeri, non Tremonti (che noi abbiamo da sempre criticato per mille altre cose, ma non certo per questa).
Sostenere che i depositi delle banche italiane siano a rischio e' pura follia o forse, e' solo politica... ma non e' poi la stessa cosa?
 
 
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