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Crisi dei fondi comuni: ce la fara' Draghi il 'balanced'?
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Editoriale di Alessandro Pedone
4 giugno 2008 0:00
 
Il premio nobel per l'economia Stanley Fisher (uno molto "navigato" nel sistema finanziario internazionale: gia' vicepresidente del FMI, ministro del Tesoro d'Israele, adesso Governatore della Banca d'Israele) l'ha definito il Governatore della Banca d'Italia "sicuramente balanced".
Dopo la nomina di Mario Draghi noi non abbiamo celato una certa fiduciosa speranza nella possibilita' che qualcosa potesse cambiare nel sistema di tutela dei risparmiatori e degli utenti dei servizi bancari (clicca qui).
Certo, rispetto a Fazio non era difficile fare meglio...
A distanza di due anni e mezzo, vorremmo iniziare a tirare qualche "bilancio" sull'operato del "balanced" in particolare in materie di tutela degli investitori, ma la cosa ci resta francamente difficile..
Nelle sue ultime "considerazioni finali" durante l'assemblea annuale della Banca d'Italia, Draghi ha affermato (nostro il grassetto):

"Il declino dei fondi comuni di diritto italiano non si e' arrestato. Per i fondi aperti i deflussi hanno toccato i 2 miliardi di euro nel 2007; hanno superato i 30 miliardi nei soli primi tre mesi di quest'anno. E' evidente l'inadeguatezza del sistema di distribuzione dei prodotti finanziari rispetto alle esigenze della clientela. Primario e' il bisogno di consulenza, di aiuto nelle scelte di quei risparmiatori a cui, piu' che in passato, si chiede di provvedere con investimenti finanziari al proprio futuro, orientandosi fra una moltitudine di prodotti spesso di difficile valutazione. Eppure il costo di migliori servizi alla clientela potrebbe trovare copertura negli ampi margini percepiti dalle reti di distribuzione.

Anche in questo caso, come in molti altri, Draghi ha individuato con molta chiarezza il problema. Il messaggio che ha lanciato e' forte, ma le iniziative intraprese ci sembrano - per il momento - solo interlocutorie.
In sostanza Draghi, in questi oltre due anni, sul tema ha promosso un "gruppo di lavoro" con autorita' e societa' del settore che deve ancora formulare "proposte di intervento urgente, in alcuni casi di competenza delle stesse autorita' tecniche, in altri da proporre al Governo e al Parlamento".
Probabilmente lo stile "balanced" di Draghi lo ha portato a cercare, in primo luogo, il consenso del maggior numero possibile di operatori. Questo non e' necessariamente un male. Certamente ha allungato (non poco) i tempi di intervento.
Se poi le proposte che usciranno da questo gruppo di lavoro andranno nella direzione giusta, potremo dire che l'attesa e' stata ricompensata, altrimenti dovremo dichiararci delusi dal Governatore.

Dobbiamo dire, quindi, che e' ancora presto per poter tirare un "bilancio" sull'operato di Draghi. Possiamo solo auspicare che alle dichiarazioni, assolutamente condivisibili, facciano seguito i fatti, magari piu' rapidamente di quanto e' avvenuto fino ad oggi.
 
 
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