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Fondo Risarcimenti crack: occorre estenderlo a tutti gli intermediari bancari e finanziari
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Editoriale di Giuseppe D'Orta
28 novembre 2018 17:03
 
 Il teatrino niente affatto comico cui si assiste riguardo il Fondo di Risarcimento per i truffati dalle banche sta dimostrando la pochezza di quasi tutte le parti in causa.
 

Da un parte vi è un Governo i cui due componenti hanno costruito la campagna elettorale proprio sulle banche fallite, sparando ad alzo zero sulle regole del bail-in, sull'Unione Europea, sulle responsabilità dei precedenti esecutivi e sui "poveri clienti defraudati dei risparmi di una vita". Un Governo che ora non può più nascondere il fatto che non ci sono fondi per risarcire tutti al 100% come invece promesso.
 

Dall'altra parte, vi è un numero fin troppo elevato di coordinamenti, associazioni, comitati in cui si ritrova spesso buona volontà ma poca conoscenza della materia. Peggio ancora, vi sono soggetti che sfruttano dal punto di vista mediatico il caso per trarne vantaggio.
 

Nonostante gli inviti giungano anche a noi, Aduc ha deciso di non partecipare agli incontri presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. I fatti, purtroppo per i truffati, ci stanno dando ragione.

A nostro modo di vedere, l'errore è nell'impostazione. Il resto è una conseguenza.

La stagione dei crack non è affatto terminata.
Ad esempio, sono in arrivo gli oltre sessantanovemila azionisti della Banca Popolare di Bari, oramai di fatto azzerati anche se i politici fingono di non accorgersene. Sono tanti. Troppi per far finta di niente anche ragionando solo in termini elettorali come fanno i due schieramenti al Governo.

Occorre ragionare.
La cosa peggiore è constatare l'assenza di logica negli interventi. Il peggior effetto cui abbiamo assistito è l'esclusione dai risarcimenti dei clienti delle banche controllate. I casi eclatanti sono Banca Apulia e Banca Nuova, controllate rispettivamente da Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Perché escludere i clienti delle banche controllate? Non hanno formalmente comprato dalla capogruppo, ma di fatto è cio che è avvenuto. Eppure non possono accedere al Fondo, e nemmeno possono rivalersi su Intesa Sanpaolo per via di uno di tanti regali pretesi dall'Istituto.

Soprattutto, occorre una soluzione permanente.
La soluzione al problema c'era già e, come nostra abitudine, l'avevamo evidenziata molto in anticipo: addirittura il 30 dicembre 2015. Occorre un Fondo permanente che preveda l'intervento in tutti i casi in cui non sia possibile fare causa perché l'intermediario è finito in liquidazione coatta amministrativa o altro motivo, vedi Intesa Sanpaolo con le due banche ex popolari venete. Ad esempio, Banca Network Investimenti è finita in dissesto mentre aveva trecento cause in corso per malavendita di strumenti finanziari. Cause che sono decadute dopo il fallimento. I clienti non hanno incassato un centesimo, e hanno dovuto pure pagare spese di causa ed avvocato. I clienti di Banca Network Investimenti non meritano tutela? Evidentemente no, non essendo Banca Network Investimenti una merce di scambio elettorale.

Cosa succederà? Il pressapochismo del Governo e la scarsa competenza di troppe delle parti in causa lasciano poco spazio a ipotesi positive. I prossimi crack (pure Carige non è ancora al riparo) peggioreranno una situazione di per sé già molto difficile, cui già adesso non si oppongono adeguate contromisure. Aduc proseguirà ad informare e proporre soluzioni che riteniamo ragionevoli.

 

 
 
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