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Greenspan taglia più del previsto, Bush stravince inaspettatamente e Pitt si dimette
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Editoriale di Alessandro Pedone
6 novembre 2002 0:00
 
E' successo tutto ieri. Ed è successo tutto con una rapidità tale che ancora si fa difficoltà a focalizzare l'importanza della giornata di ieri. Andiamo con ordine.

Tutti si aspettavano un taglio dei tassi della FED ma il consensus era verso un taglio di 0,25 punti base. Greenspan, come spesso cerca di fare, ha stupito ancora una volta raddoppiando la dose.
Con questo ultimo taglio, il costo del denaro negli Stati Uniti scende all'1,25% ed il tasso di sconto allo 0,75%. Con questo taglio dei tassi in America, tenere i soldi liquidi significa perdere denaro in termini di potere di acquisto. I tassi, infatti, sono almeno mezzo punto sotto l'inflazione ufficiale, un livello che non si vedeva dall'ultima grande manovra di allentamento dei tassi che la FED terminò nel 1992.

L'annuncio della FED è venuto dopo l'annuncio della vittoria di Bush alle elezioni di medio termine.
Adesso Bush ha le mani completamente libere e può attuare tutti i suoi programmi sia di politica estera (leggi guerra all'Iraq) sia di politica economica interna.
Circa la politica finanziaria, Bush ha in programma di far passare sgravi e incentivi sugli investimenti in borsa.

La terza notizia importante sono le dimissioni di Hervey Pitt. Il personaggio è sconosciuto ai non tecnici di questioni finanziarie ma era il capo della potentissima SEC, un organo di controllo americano sui mercati finanziari.
Per capire l'importanza di un fatto del genere, l'unico precedente nella storia si trova negli anni 30 alle porte della grande depressione aperta dalla crisi borsistica del '29. Pitt è stato accusato di non aver vigilato sulle scorrettezze finanziarie delle società come Enron, Worldcom, ecc. ed anzi di essere lui stesso implicato in vicende del genere. Le polemiche sono montate a tal punto da costringerlo alle dimissioni.

Il quadro che si ricava da una giornata estremamente significativa come quella di eri è il seguente:
- negli Stati Uniti, il cuore del sistema finanziario, essere liquidi è una forma certa di perdita
- la vincita di Bush significa ulteriori incentivi fiscali sia all'economia sia, più direttamente al sistema finanziario.
- il problema della corruzione finanziaria ha fatto la sua vittima più illustre ponendo, finalmente, le vere condizioni per iniziare a riprendere la fiducia nel sistema.

Cosa significa, tutto questo, per il comune risparmiatore?
Significa che oggi il rischio più grande è quello di essere eccessivamente conservativi negli investimenti. E' necessario prima di tutto rifuggire da tutti quei prodotti a capitale garantito (specialmente quelli che costruiti con opzioni e strumenti finanziari derivati) e non eccedere nella liquidità oltre il necessario.
Nessuno è in grado di predire l'andamento delle borse per le ragioni che molte volte abbiamo già scritto. Si tratta sempre di calcolare i rischi: oggi il rischio di avere troppa liquidità in portafoglio oppure - peggio - in strumenti a capitale garantito è più grande del rischio di investire nel mercato azionario. Naturalmente quando dico "investire nel mercato azionario" non parlo di speculazione ma mi riferisco sempre ad un investimento fatto in seguito ad una corretta pianificazione finanziaria.

 
 
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