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Obbligazioni: problemi inventati e problemi veri
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Editoriale di Alessandro Pedone
5 giugno 2013 14:35
 
Nel campo degli investimenti finanziari, purtroppo, le frottole sono all'ordine del giorno.
E' prassi raccontare storielle più o meno inventate per convincere gli investitori non esperti a propendere per questo o quell'investimento che ovviamente conviene più a chi lo propone che non a chi lo sottoscrive.
Una delle balle più gettonate nel 2013 riguarda l'introduzione delle CAC nei titoli di stato. Non sono rari i promotori finanziari che sbandierano articoli di giornali nei quali si parla dell'introduzione delle CAC per “dimostrare” che è meglio non investire in titoli di stato (i quali, secondo la loro visione, sarebbero diventati meno “sicuri”) e preferire quindi i loro prodotti.
Ascoltiamo o leggiamo storie di questo genere ormai quasi tutti i giorni.
Ma cosa sono queste CAC? C'è da preoccuparsi?
Leggendo alcuni siti internet ed ascoltando alcuni venditori della finanza sembrerebbe che attraverso l'introduzione delle CAC lo Stato possa modificare a proprio piacimento le condizioni dei titoli di stato. (1)
Ovviamente non è così. Il termine CAC è un acronimo per “Clausole di Azione Collettiva”. Queste clausole consentono di modificare le condizioni del titolo attraverso una maggioranza qualificata di investitori (che va dal 75% ai due terzi). Chi volesse approfondire il meccanismo di queste clausole può leggere il decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze n. 96717, del 7 dicembre 2012 cercando nell'allegato A. E' utile precisare che queste modifiche non sono né una specificità italiana, né sono state promosse e/o volute da/per l'Italia. Si tratta di regole introdotte a livello europeo nell'ambito del Meccanismo Europeo di Stabilità.
Nella sostanza, queste regole non cambiano in modo significativo il tipo di rischio collegato ad un investimento in titoli di Stato. Se uno Stato si trovasse nella necessità di ristrutturare il suo debito, come dimostrano gli innumerevoli casi che ci sono stati in passato, in un modo o nell'altro trova comunque la strada per farlo. La presenza di queste clausole può – semmai – dare maggiori certezze che la ristrutturazione segua determinate regole già conosciute.
Dire, poi, che non convenga più investire in titoli di stato, ma che siano preferibili i prodotti finanziari, a causa di queste CAC è veramente ridicolo. In primo luogo, molti di questi prodotti investono per quote molto consistenti in titoli che hanno queste clausole, o simili, al loro interno. Secondariamente se uno Stato importante dell'area Euro dovesse trovarsi un giorno ad utilizzare queste clausole, i prodotti piazzati da questi venditori sarebbero comunque in pesantissima perdita a causa del clima generale che si respirerebbe nei mercati finanziari. In sintesi, si tratta di un falso problema.
Restando nel settore obbligazionario, ci sono, invece, dei veri problemi come l'andazzo che vede le tutte le obbligazioni bancarie subordinate – senza distinzioni – trattate non come titoli di debito, ma come titoli di capitale. CAC o non CAC, in questi anni, abbiamo assistito ad assurde ristrutturazioni dei debiti subordinati di alcune banche nelle quali, dalla mattina alla sera, gli investitori si sono trovati con un pugno di mosche in mano al posto delle loro obbligazioni.
Ciò che lascia perplessi è che tutto ciò è avvenuto con il benestare, talvolta tacito, altre volte esplicito, delle istituzioni europee. In altre parole, la sensazione è che i titoli subordinati, anche quelli di livello LT2 – contrariamente alla loro natura - sono sempre più assimilati a titoli di capitale e non a titoli di debito. Questa è una questione che i possessori di queste obbligazioni devono considerare con molta attenzione. Che in Europa, in futuro, si possa assistere a ristrutturazioni bancarie è una eventualità molto più probabile rispetto ad una ristrutturazione del debito di una grande nazione europea.
E' bene quindi che gli investitori lascino perdere i problemi finti proposti ad arte da persone interessate e si occupino degli eventuali problemi veri che, naturalmente, dovrà andarsi a cercare da soli perché i vari venditori della finanza difficilmente glieli prospetteranno.
  
(1) Su un sito internet abbastanza conosciuto si trova il seguente paragrafo. “Immaginatevi quindi la scena. Lo Stato, emittente di Titoli governativi, potrà decidere in modo autonomo se e come cambiare eventuali condizioni di un BTP o di un CCT. Non male eh? Ma questo, voi lo sapevate?” Classico esempio di bufala che gira su internet...
 
 
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