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Perché l'Euro può uscire da questa crisi e può uscirne più forte di prima
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Editoriale di Alessandro Pedone
30 novembre 2011 12:26
 
In questi ultimi giorni si sono affacciate con prepotenza sui media ipotesi di disgregazione dell'Euro. I rendimenti, sempre più crescenti, dei titoli di stato fanno temere a molti investitori (ed anche a qualche analista “profeta di sventura”) che la situazione sia ormai irrecuperabile, o che possa diventarlo molto presto.

La situazione è molto frustrante poiché da mesi sembra ripetersi un copione sempre uguale e sempre ugualmente inefficace (quando non peggiorativo della situazione precedente).

Il copione è quello di summit di capi di Stato europeo che dovrebbero essere risolutivi e che si concludono in maniera alquanto deludente. Si ha l'impressione che i politici non abbiano la più pallida idea di come affrontare questa crisi. Nel frattempo, la situazione peggiora ed i tassi sono ogni giorno più preoccupanti. A questo copione si aggiungono le notizie su media che si fanno sempre più catastrofiche e sempre più distanti dalla realtà.
La situazione è oggettivamente grave, ma ci sono buone ragioni per ritenere che si possa superare e che la crisi possa essere un'opportunità per avere un'area Euro più solida di prima.

Sia i singoli Stati Europei, sia l'Europa nel suo insieme, hanno tutto l'interesse e tutti i mezzi per salvare l'Euro. Cerco di spiegare bene questo punto. La Germania non ha alcun interesse a distruggere l'Euro. La classe dirigente tedesca sa molto bene che buona parte della potenza economica della Germania dipende dal fatto di avere una moneta molto più debole della propria economia. Fra le moltissime cose contraddittorie che quotidianamente leggo, non ho mai letto uno studio (che sia uno) che citi anche timidamente qualche vantaggio che la Germania potrebbe avere dalla distruzione dell'Euro. Alcuni studi quantificano nel 20% del PIL tedesco il danno che la Germania potrebbe ricevere dalla distruzione dell'Euro attuale.
La distruzione dell'Euro implicherebbe danni economici paragonabili ad un guerra! Non è un'esagerazione. Gli effetti della distruzione dell'Euro sarebbero economicamente devastanti. Il problema dell'andamento del portafoglio finanziario non sarebbe più la principale preoccupazione. Il lavoro e la sicurezza sarebbero le principali preoccupazioni.

Chiarito questo aspetto, c'è da domandarsi: l'Europa ha gli strumenti per poter evitare una catastrofe di queste dimensioni? La risposta è senza alcun dubbio: sì!

Lo strumento definitivo sarebbe la Banca Centrale Europea. Contrariamente a quello che si ascolta e si legge sui media, la BCE potrà –se le condizioni lo renderanno assolutamente indispensabile– porre fine a questa crisi. Tutti gli esperti di politica monetaria lo sanno. E' molto interessante leggere la lettera aperta dell'economista Charles Wyplosz al presidente della Bundesbank (la Banca Centrale Tedesca). Wyplosz è uno dei massimi esperti mondiali sulle questioni di politica monetaria. Si può leggere il testo integralmente tradotto in italiano sul sito de “la Voce.info”.
La lettera è scritta in modo molto comprensibile anche da non esperti e centra il cuore del problema con la semplicità di chi è veramente padrone della materia. Consiglio vivamente la lettura per comprendere come, tecnicamente, lo strumento della BCE per la soluzione della crisi è concretamente disponibile.

Ma se la BCE potrebbe risolvere il problema, perché non lo fa?
Essenzialmente per l'opposizione della Bundesbank e della Germania. Ci sono alcune buone ragioni per questa posizione, ma tali ragioni non sono certo così forti da prevalere in caso di disastro imminente. Il compito principale della BCE è preservare la stabilità del potere di acquisto dell'Euro. Acquistare in maniera massiccia titoli di stato può produrre, potenzialmente, inflazione. Per questo la BCE vuole che siano i Governi a risolvere il problema con le loro politiche di bilancio. La seconda funzione della BCE, per importanza, è di garantire la stabilità del sistema finanziario. Davanti alla possibilità che l'Euro si disgreghi, come potrebbe la BCE lasciare che la catastrofe economica si abbatta sull'Europa e nel mondo? E' del tutto evidente che davanti alla catastrofe i “tabù” tedeschi verrebbero violati. Ricordiamo che la stessa Bundesbank ha già acquistando i titoli di stato tedeschi che non sono stati sottoscritti in asta. Questo comportamento indebolisce moltissimo le ragioni della Bundesbank contro la “soluzione definitiva” alla crisi dell'Euro e rende ancora più facile, in caso di emergenza, far intervenire la BCE.
In ultima istanza, quindi, davanti ad un disastro imminente, la BCE non potrebbe far altro che salvare l'Euro.

Ancora oggi, però, la Germania spera che non ci sia bisogno dell'intervento della BCE. L'obiettivo della Germania è fare in modo che i governi che in passato hanno dimostrato poca attenzione ai conti pubblici siano costretti a modificare strutturalmente questa linea.
Se questo obiettivo verrà raggiunto, nel lungo termine, potrà rappresentare un grande vantaggio.
Nel breve termine, questa posizione, rischia di peggiorare la crisi, forse addirittura di farla precipitare. L'eventuale precipitare della crisi sarebbe un fattore di accelerazione dei processi di cambiamento così come è avvenuto nei Paesi europei più colpiti dalla crisi, compresa l'Italia.

A livello italiano, con il Governo Monti, abbiamo cambiato passo.
Ovviamente ci sono alcuni problemi (primo fra tutto il tipo di appoggio parlamentare che riuscirà ad avere), ma abbiamo finalmente persone serie e competenti che non faranno la politica degli annunci, ma quella dei provvedimenti. Monti ha già portato due risultati notevoli. Sul piano finanziario lo spread con la Spagna è rientrato (il che significa che sebbene la crisi sia peggiorata la posizione relativa del nostro Paese è migliorata) e la nostra nazione è rientrata al tavolo delle decisioni su come uscire dalla crisi.
Nei prossimi giorni ci saranno i primi provvedimenti che dovrebbero essere approvati entro Natale.

Sul fronte europeo dovrebbero esserci una revisione delle norme sulle politiche di bilancio, ma non attraverso un trattato (che ha tempi molto lunghi) bensì attraverso una serie di accordi bilaterali identici (con tempi molto più rapidi). La conclusione di questi accordi consentirà alla Germania di rivedere la sua posizione anche in ordine agli Eurobond (o Stability Bond che dir si voglia).

Alla fine di questo processo, avremo un'Europa (ed un Italia) più solida.

La questione, adesso, è capire se ci arriveremo attraverso uno choc che porterà la BCE ad interventi straordinari, oppure se gli aggiustamenti progressivi riusciranno a placare i mercati.

C'è poi il ruolo delle nazioni al di fuori dell'Europa. Il Fondo Monetario Internazionale potrebbe ricoprire un ruolo sempre al fine di evitare alla BCE di fare “direttamente” da prestatore di ultima istanza.

Qualunque sia la strada che si percorrerà (ed in larga parte sarà dettata dai mercati) alla fine di questo processo avremo un'area Euro composta da Paesi con bilanci molto più in ordine e con una integrazione molto più stretta.
 
 
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