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Quanto è salata la Grillo-tax!
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Editoriale di Alessandro Pedone
13 marzo 2013 15:41
 
Grillo, presidente formale e leader indiscusso (e indiscutibile) di un movimento politico che ha in parlamento centinaia di parlamentari, si permette di rilasciare interviste a giornali esteri, ed in particolare tedeschi, nel quale afferma che l'Italia sarebbe, di fatto, già fuori dall'Euro e che le banche estere ci molleranno come una patata bollente non appena gli converrà.
Questo stesso leader politico rifiuta pregiudizialmente qualsiasi forma di dialogo con le altre forze politiche per la formazione di un governo. Quasi quotidianamente si produce in turpiloqui e dichiarazioni talvolta approssimative e spesso completamente false (1).
Bersani, leader del partito che ha la maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato, dimostra di non aver capito niente delle ragioni per le quali è riuscito sostanzialmente a perdere delle elezioni che erano quasi impossibili da perdere. Invece di farsi da parte e promuovere così una radicale rinnovamento del suo partito (l'unico, fra le tre più grande formazioni politiche, che in qualche modo è “scalabile” e che potrebbe avere una classe dirigente completamente nuova da presentare) è restato ancorato ai vecchi schemi della politica, impuntandosi nel voler tentare un governo di minoranza che al momento sembra non avere chance di essere realizzato. Anche qualora si realizzasse, sarebbe chiaramente destinato ad essere inconcludente.
A destra abbiamo Berlusconi che continua ad essere immerso nei suoi problemi giudiziari, l'ultimo (di una lunghissima serie) è legato alla confessione di un ex parlamentare che ha ammesso di aver ricevuto due milioni di euro in nero a seguito di un accordo politico (se si può definire tale) con Berlusconi stesso. Anche Berlusconi, come Bersani, dovrebbe farsi da parte e lasciare che in quell'area politica si formi, finalmente, un'aggregazione politica conservatrice di stampo europeo libera dai problemi personali del leader, ma in quel campo dell'arena politica – come si è dimostrato prima delle elezioni, tolto il “collante” Berlusconi non c'è quasi niente.
Tutte e tre le principali forze politiche si stanno comportando, sebbene con ragioni e modi diversi, da irresponsabili. Grillo è la personificazione dell'irresponsabilità: pur di procedere con il suo piano di eliminare i partiti politici sta rischiando di affossare gli interessi economici dell'Italia intera. Bersani, ed il suo gruppo dirigente, si sta comportando in modo irresponsabile per evidente incapacità. Non rendersi conto che non si è all'altezza del compito (o che non si hanno le condizioni per svolgerlo) e voler insistere è anch'essa una forma di irresponsabilità. Berlusconi, chiaramente, è un irresponsabile per convenienza personale.
Quanto ci sta costando questa somma di irresponsabilità politiche?
Al momento tanto, ma la “Grillo-Tax” rischia di costarci come a Novembre del 2011 ci costò la “Papy-Tax”. Si dia un'occhiata al grafico sottostante.

Il grafico mostra l'andamento dei rendimenti del BTP decennale a confronto con i BONOS decennali (titoli di stato emessi dalla Spagna).
Si può vedere come a fine del 2011 i titoli italiani sono arrivati a dover offrire un rendimento superiore a quelli spagnoli di quasi 200 punti (195, per la precisione), cioè circa il 2% in più all'anno. Con l'abbandono di Berlusconi ed il Governo Monti abbiamo recuperato questo differenziale con la Spagna (che è più significativo di quello con la Germania, perché è fatto con un paese che ha difficoltà economiche sebbene diverse, ma per certi versi paragonabili alle nostre) e per tutta la durata del Governo Monti la Spagna doveva pagare un rendimento superiore a quello d'Italia di 70-100 punti. Da quando ci sono state le elezioni questo differenziale si è adesso quasi del tutto liquefatto. Il fatto che i BTP decennali rendano di più non è solo un costo diretto (quando lo Stato emette nuovi titoli) ma è sopratutto una tassa per le imprese e le famiglie che devono pagare di più per i prestiti bancari. Il costo della raccolta delle banche, infatti, è profondamente influenzato dal costo dei titoli di stato. Un più difficile accesso al credito ad un costo più alto significa la certezza di veder prolungata la fase di crisi economica tutt'ora in corso e per la quale si intravedevano timidi segnali di possibile miglioramento nei trimestri a venire.
La Grillo-Tax ci sta costando moltissimo, come la Papy-Tax ci è costata questi mesi di recessione economica con tanto di tasse. Se le cose continueranno ad avvitarsi in questo modo, purtroppo, quello che vediamo oggi sarà solo l'inizio.

Note:
(1) Gli esempi di affermazioni false fatte da Grillo non si contano. Fra le ultime, mi ha colpito particolarmente quando ha affermato con estrema naturalezza e nettezza che il suo programma politico sarebbe stato realizzato dal Premio Nobel Stiglitz insieme a centinaia di altri professori in rete. L'affermazione è inequivocabile (si può vedere il video dell'intervista a questo indirizzo: minuto 5:55). Grillo ha semplicemente scelto di mentire per “colorire” un po' il discorso. E' un po' come Giannino che dichiarava di avere un Master a Chicago che non ha mai avuto. Dire che il programma era ispirato al pensiero di Stiglitz, probabilmente, per lui non era sufficiente. Ha dovuto “esagerare”. "L'ha scritto Stiglitz", fa molto più effetto. Non è vero, ma che importanza ha? Si tratta chiaramente di una piccola cosa, rispetto all'enormità di stupidaggini che va dichiarando in giro per il mondo, ma dimostra come il personaggio non si vergogni – come del resto vale per la maggior parte della classe politica italiana – di mentire spudoratamente anche su cose nelle quali è facilissimo smentirlo.
D'altra parte se un personaggio come Berlusconi - dopo quello che ha fatto - continua ad avere l'elettorato che lo sostiene (sebbene abbia perso 7-8 milioni di voti) vuol dire che in Italia un politico può dire e fare di tutto. Un dubbio sorge spontaneo: ma una parte importante del problema non saremo noi elettori? 
 
 
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