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Le ripercussioni finanziarie delle elezioni italiane
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Editoriale di Alessandro Pedone
27 febbraio 2013 17:00
 
Come la maggioranza degli italiani sono rimasto molto sorpreso dell'esito delle elezioni. Tutte le indicazioni fino alla chiusura delle urne prospettavano uno scenario completamente diverso. Ad urne chiuse le borse hanno festeggiato gli exit-poll che confermavano la valanga di sondaggi fatti fino a poche ore prima, i quali davano oltre il margine di errore la vittoria del PD ed un governo PD-Monti praticamente certo.
Il clamoroso successo del Movimento 5 Stelle ha determinato, dal punto di vista dei mercati finanziari, il peggior scenario possibile: una incertezza politica che è destinata a durare per molto tempo. Con la nuova composizione del Parlamento, la formazione di un Governo è impresa ai limiti dell'impossibile. Il partito che ha ottenuto alla Camera la maggioranza relativa dei voti è indisponibile a votare la fiducia a qualsiasi governo e sostiene che voterà provvedimento per provvedimento (Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (né ad altri)” - Post odierno sul Blog di Beppe Grillo). Una riedizione di un governo PD-PDL-Monti implicherebbe probabilmente il suicidio politico del PD ed avrebbe vita molto breve.
E' chiaro a chiunque che questa legislatura non è destinata a durare il quinquennio costituzionale.
Non sappiamo però se torneremo a votare entro l'anno oppure se ci si trascinerà fino al 2014 (probabilmente Marzo-Aprile 2014).
Certamente fino a metà Maggio non è tecnicamente possibile indire nuove elezioni.
Bisognerà votare prima per il nuovo Presidente della Repubblica e quest'ultimo potrà decidere di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Ci aspettano, quindi, almeno diversi mesi nei quali qualcosa bisognerà fare.
Prospettare lo scenario del Belgio, che è stato 541 giorni senza un governo, non è un'ipotesi praticabile per l'Italia. Il nostro Paese è la terza economia della zona Euro e stava appena uscendo dall'occhio del ciclone dei mercati finanziari. Un governo nel pieno delle proprie responsabilità che possa far valere il peso dell'Italia a livello Europeo, come è accaduto per il passato Governo Monti, è una esigenza irrinunciabile.
 
Cosa accadrà sui mercati finanziari? Come se ne esce?
E' indubbio che stiamo correndo il rischio di tornare nell'occhio del ciclone finanziario e di rivedere i tassi d'interesse dei BTP abbondantemente sopra il 5% e forse anche oltre. Un'agenzia di rating potrebbe declassare nuovamente l'Italia che attualmente si trova molto vicino alla soglia dei così detti junk-bond, obbligazioni non da investimento, e questo potrebbe dare l'innesco alla speculazione dei mercati internazionali. La BCE potrebbe decidere di comprare i BTP italiani, ma in assenza di un governo che possa prendere impegni, le così dette “condizionalità” previste dal programma della BCE non potrebbero essere rispettate. Questo fornirebbe un'ottima carta da giocare alla speculazione finanziaria.
In breve, il rischio che corriamo è concreto, ma non è l'unica possibile lettura di questa fase politico-finanziaria.
Mi torna alla mente la citatissima massima attribuita a Mao-tse-tung che dice: “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è propizia”.
Durante l'ultima crisi, tutta l'attenzione è stata posta sul problema del debito pubblico. Poi ci si è resi conto che il problema economico non era tanto il debito, quando l'assenza di crescita.
Oggi, forse, abbiamo la possibilità di renderci conto che la prima causa delle deludenti performance economiche è la cattiva qualità della politica. La riforma di cui l'Italia ha più urgente bisogno è quella della politica.
L'ingovernabilità nella quale l'Italia è piombata potrebbe costringere la classe politica a riformare se stessa sotto la pistola puntata alla tempia del Movimento 5 Stelle che potrebbe, alle prossime elezioni, travolgerli.
In questa fase, il partito che appare più permeabile alle spinte rinnovatrici sembra essere il PD, il quale ha il “jolly” di Renzi fra le sue carte. E' chiaro che a Bersani, più prima che poi, verrà chiesto di pagare il conto di una campagna elettorale che sembrava impossibile da perdere, ma che è riuscito a “non vincere”. Uno scenario composto da un PD 2.0 a guida renziana ed una folta pattuglia di parlamentari pentastellati potrebbero indurre una trasformazione anche nel campo del centro-destra. In questa ipotesi, le prossime elezioni potrebbero finalmente essere elezioni “normali”. Una pia illusione?
 
 
 
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