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Risparmio: la delusione e' compensata in parte dalla riforma della Banca d'Italia
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Editoriale 
27 dicembre 2005 0:00
 
Il disegno di legge sulla tutela del risparmio approvato in via definitiva il 23 dicembre scorso ha avuto un iter assai travagliato, come la maggiorparte delle leggi approvate dal nostro Parlamento. Era entrato in Parlamento con ottime prospettive. La lettura del primo testo ci aveva favorevolmente colpiti a tal punto che decidemmo di contattare alcuni deputati per proporre emendamenti atti a migliorare ulteriormente un testo che ci pareva gia' positivo.
Gia' dalla discussione nelle commissioni abbiamo capito che la prima spinta iniziale si era subito esaurita.
Infatti, non solo sono stati respinti tutti gli emendamenti che introducevano piu' garanzie per i risparmiatori (non solo i "nostri"), ma sono addirittura passati una serie impressionante di emendamenti che hanno "annacquato" lo spirito iniziale della norma fino a cancellare praticamente tutti i punti qualificanti.
L'articolo 11 del disegno di legge, ad esempio, stabiliva norme piuttosto severe in materia di circolazione di strumenti finanziari. La versione definitiva, quella approvata, ha reso praticamente inutile la norma. Gli intermediari, infatti, potranno aggirarla semplicemente facendo apporre qualche firma in piu'.
Se qualche lettore volesse "divertirsi" nel constatare di persona come solo il passaggio della legge al Senato abbia notevolmente "annacquato" lo spessore della legge, puo' leggere l'Atto Camera n. 2436-B (che abbiamo allegato) il quale riporta in due colonne affiancate la versione approvata alla Camera, in prima lettura, e quella approvata in Senato con le modifiche evidenziate in grassetto.

L'unico aspetto veramente positivo di questa legge e' senza dubbio la riforma della Banca d'Italia alla quale, diciamocelo francamente, hanno contribuito molto piu' le Procure della Repubblica che non il Parlamento.
In ogni caso, bisogna dare atto al ministro Giulio Tremonti di aver saputo sfruttare ottimamente l'occasione che gli si era prospettata.
La riforma della Banca d'Italia e' senza dubbio una buona riforma. Dall'art. 19 di questo disegno di legge approvato definitivamente nei giorni passati esce una possibile nuova Banca d'Italia decisamente migliore rispetto a quella che abbiamo avuto fino ad oggi. Naturalmente le leggi camminano sulle gambe delle persone ed una buona legge puo' essere vanificata da cattive persone (cosi' come e' vero il contrario). Cio' nonostante l'introduzione del mandato a termine, della collegialita' delle decisioni, l'enfasi che la norma pone sul principio di "trasparenza, naturale complemento dell'indipendenza dell'autorita' di vigilanza" ci sembrano tutti elementi da salutare molto positivamente. A nostro giudizio, questo articolo 19 e' stato scritto veramente bene!
Resta il rammarico, forte, per tutto il resto della legge (stendiamo un velo pietoso sul falso in bilancio...). In Italia il Testo Unico della Finanza (il c.d. Testo Draghi, dal nome del possibile prossimo Governatore della Banca d'Italia, coincidenza della storia...) era gia' un buon impianto. Era sufficiente introdurre alcuni piccoli correttivi volti, soprattutto, a combattere le contromisure che il sistema finanziario aveva assunto per aggirare questo Testo. Invece si e' preferito non calcare la mano ed introdurre semplicemente altri meccanismi burocratici che verranno agevolmente digeriti dal sistema.
Ancora una volta le lobby finanziarie hanno vinto. Non ci stupisce che Assogestioni abbia plaudito con tanto entusiasmo all'approvazione della legge... ovvero allo scampato pericolo!

Allegato: AC2436

 
 
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