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Se l'Europa avesse dei leader politici degni di questo nome
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Editoriale di Alessandro Pedone
16 gennaio 2013 14:58
 
  A novembre del 2011, seguendo i media, sembrava che l'Italia fosse ad un passo dal default. Molti si domandavano se fosse in grado di sostenere il suo debito pubblico. C'erano insistenti voci di un possibile “hair cut” sui BTP, ovvero una “sforbiciata” al valore di rimborso, in altre parole un “piccolo” default.
Si diceva che i tassi d'interesse che l'Italia doveva pagare sul proprio debito pubblico fossero troppo alti, insostenibili.
Oggi, a distanza di poco più di un anno, i titoli di stato italiani hanno rendimenti al di sotto della media storica decennale!
Il rendimento dei BOT è fra i più bassi da sempre! La media degli ultimi 10 anni è del 2,6% (che comprende il dato del 5,8% raggiunto a novembre 2011) oggi è allo 0,8%!
La media storica dei rendimenti degli ultimi 10 anni riferita ai BTP triennali è pari al 3,3%. I tassi odierni sono dell'1,9%. I tassi a 5 anni sono del 2,9% quando la media storica degli ultimi 10 anni è pari al 3,7%. Anche il famoso tasso a 10 anni, dal quale si ricava il famosissimo spread con il decennale tedesco è inferiore alla media storica. Negli anni 2000, l'Italia pagava un tasso d'interesse sul suo titolo decennale decisamente più alto di quello attuale e ciò non costituiva certo un problema! Oggi sono tornati decisi anche gli acquisti degli investitori esteri sui nostri titoli come dimostra il fatto che l'ultima emissione a 15 anni di pochi giorni fa ha visto richieste molto più elevate del quantitativo emesso.
 
All'inizio della così detta crisi dei “PIGS” (acronimo nel quale per un po' di tempo c'è finita anche l'Italia, diventando PIIGS) c'è stata la feroce polemica sul fatto che la BCE acquistasse i titoli dei paesi in difficoltà. All'opinione pubblica tedesca, in particolare ma non solo, veniva propinato il messaggio che tali acquisti fossero fatti “con i soldi dei tedeschi”.
Non è giusto, si diceva allora, che i tedeschi paghino per salvare gli stati “spendaccioni e corrotti”.
Gli acquisti dei titoli di stato ci furono, ma le condizioni politiche non erano tali da rendere questi acquisti un'arma definitiva contro la crisi. Anzi, le estenuanti trattative politiche peggiorarono – di fatto – la situazione.
A distanza di tempo non c'è nessuno che si domanda quanti soldi ha guadagnato la BCE con l'acquisto di questi titoli che oggi hanno plusvalenze stellari. Tali plusvalenze, fra l'altro, potrebbero, un giorno, tornare – attraverso le banche centrali nazionali - ai rispettivi governi.
Se i politici europei si fossero comportati da veri leader tra il 2010 ed il 2011 ci saremmo potuti risparmiare due anni di crisi finanziaria che ci ha condotti in una profonda crisi economica.
La BCE avrebbe tranquillamente potuto acquistare i titoli di stato dei paesi in difficoltà in modo “illimitato” guadagnandoci, fra l'altro, moltissimi soldi.
Tutto questo è avvenuto sostanzialmente per la pochezza dei nostri politici europei, in particolare del duo Merkel-Sarkozy (ma con il contributo di un po' tutti i governi europei, Italia compresa) che di fatto ha consegnato all'Europa una delle peggiori crisi finanziarie e poi economiche che si ricordino dagli anni '20.
Sarebbe bello pensare almeno che si sia appresa la lezione, ma sarebbe illusorio.
Le crisi passano, i danni – spesso – restano, ma le lezioni non si apprendono quasi mai.  
 
 
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