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Siegel e Taleb: due opposti, due pericoli da evitare
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Editoriale di Alessandro Pedone
26 novembre 2008 0:00
 
Domenica, su Il Sole 24 Ore e’ uscito un simpatico fondo di Marco Liera su due famosi autori di saggi sul settore finanziario: Jeremy Siegel (clicca qui)  e Nicolas Taleb (clicca qui/).
Il primo, ormai molti anni fa, ha pubblicato un saggio (“Stocks for the long run”) che ha influenzato generazioni e generazioni di cosi’ detti “esperti” del mondo della finanza. Il concetto di fondo del pensiero di Siegel e’ che nel lungo termine le azioni sarebbero addirittura meno rischiose delle obbligazioni.
Il pensiero di Taleb si e’ diffuso piu’ recentemente. Quando pubblicammo una recensione su Aduc Investire Informati del suo primo libro (“Giocati dal caso”, clicca qui) nel lontano 2003, in pochi conoscevano Taleb, il quale passava per un eccentrico speculatore.
Il cuore del pensiero di Taleb e’ che i mercati sono molto, molto piu’ rischiosi di quanto le teorie finanziarie tradizionali lascino intendere.
Liera, nel citato articolo di domenica fa un’osservazione acuta quando dice che se il pensiero di Taleb si fosse diffuso agli inizi degli anni ’90 ed il pensiero di Siegel si fosse diffuso oggi, probabilmente gli investitori ne avrebbero guadagnato non poco.
L’osservazione e’ interessante perche’ sarebbe un errore passare da una teoria all’altra.
E’ senza dubbio vero che i mercati finanziari sono molto piu’ rischiosi di quanto ci dica la deviazione standard, ma e’ anche vero che gli stessi non si possono studiare come fenomeni soggetti a leggi della fisica.
I mercati finanziari, a nostro avviso, sono piu’ facilmente inquadrabili come fenomeni storici. In alcune fasi, quando i soggetti che vi operano, in prevalenza, li considerano poco rischiosi, allora i mercati diventano tremendamente rischiosi. D’altra parte, quando la maggioranza degli operatori li considera molto rischiosi, diventano poco rischiosi.
Se le teorie di Siegel hanno fatto danni enormi nel passato decennio, una errata interpretazione delle teorie di Taleb (che, personalmente, condivido in pieno) potrebbe essere ugualmente pericolosa.
Taleb, infatti, non dice che investire nel mercato azionario non sia conveniente e che sia consigliabile starne alla larga: sostiene, invece, che e’ sbagliato utilizzare l’armamentario teorico per il “controllo del rischio” che oggi viene utilizzato dalla quasi totalita’ degli addetti al settore.
I mercati finanziari sono certamente imprevedibili. Dopo tanti anni che sono nel settore, mi sono formato la convinzione che la maggioranza di coloro che azzardano previsioni sia sostanzialmente in malafede. Una cosa pero’ appare estremamente probabile: prima o poi anche questa crisi finanziaria terminera’ e la storia si ripetera’ di nuovo: la maggioranza dei piccoli investitori tornera' ad investire in azioni (direttamente o tramite prodotti-fregatura) vicino ai nuovi massimi e... prendera' una nuova batosta, si spaventera' ed uscira' con fortissime perdite.  Se l’investimento azionario e’ concepito in questo modo non si puo’ parlare di rischio, ma di certezza di perdere soldi.
In questo caso, meglio (molto meglio) lasciar stare del tutto l’azionario. 
 
 
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